Una serie realizzata dal Corriere d’Italia in collaborazione con il Consolato italiano a Francoforte, a cura del Dr. Nicola Coronato

“La lingua può essere un mezzo per emanciparsi oppure per essere emarginati. Ad un certo punto mi resi conto della sofferenza che potevano sentire le persone arrivate qui in Germania e che non riuscivano a farsi capire”. Inizia così la nostra intervista con Rocco Morrone. Figlio di pertosani trasferitisi nel 1959 in Germania, la lingua e la cultura italiana hanno una particolare importanza nella vita di Rocco: oltre ad essere docente d’italiano presso la Wiesbaden Business School della Rhein-Main-Hochschule ed esaminatore alla Hessische Lehr-kräfteakademie di Darmstadt è fondatore e titolare dell’Accademia Italiana di Mainz.

L’importanza della conoscenza di una lingua è indiscussa. Quando hai percepito questa realtà?

Mi colpì molto un episodio avvenuto anni fa. Un signore portoghese, di circa 55 anni e da poco arrivato in Germania, aveva lasciato il Portogallo per migliorare le proprie condizioni di vita e della sua famiglia. Un giorno scoppiò in lacrime perché non ce la faceva più. Non essendo stato capace di esprimersi in tedesco, si sentì bistrattato e quasi umiliato come persona. Realizzai che la lingua oltre ad essere divertimento e mezzo di emancipazione poteva essere anche appunto mezzo di emarginazione.

Questo episodio era per te un motivo per studiare lingue?

In realtà, stando già da piccolo in contatto con persone provenienti da vari paesi, nacque in me la curiosità per le lingue. I miei genitori avevano diversi amici spagnoli e fui affascinato dal fatto che comunicassero tra di loro senza aver mai seguito un corso della rispettiva lingua. Poi mia madre mi raccontò che, appena arrivata in Germania, seguiva una trasmissione radiofonica di circa 30 minuti nella quale davano un corso di tedesco per gli italiani. Infatti proprio lei mi ha trasmesso l’importanza della lingua.

Ci racconti della tua formazione prima di intraprendere la tua vita professionale?

Dopo l’Abitur, la maturità, nel 1998 a Dillenburg, decido di studiare italiano e spagnolo presso la Johannes-Gutenberg-Universität di Mainz iscrivendomi al corso di laurea Lehramt an Gymnasien. Iniziai fin da subito e con il mio trasferimento a Mainz con l’insegnamento, offrendo corsi serali d’italiano alla Volkshochschule di Wiesbaden e poi, col passare degli anni, anche a Bingen e Schierstein. Dopo un anno di ERASMUS all’università di Barcellona nel 2003, seguì anche l’impiego come insegnante presso la Società Dante Alighieri di Wiesbaden e nel 2008 presso il Lufthansa Flight Training Center di Francoforte sul Meno. L’insegnamento mi richiedeva molto tempo, tanto da diventare presto per me una professione ancor prima di terminare gli studi nel 2010. Tuttavia decisi, dopo un tirocinio di pedagogia, durante la mia formazione universitaria di puntare sull’insegnamento ad adulti.

Cosa succede dopo la laurea?

Continuo a lavorare come docente di italiano presso le varie Volkshochschulen e per la Lufthansa. Decisi però nel 2011 di lavorare anche in proprio, offrendo corsi serali d’italiano a Mainz a gruppi da venti persone organizzati prima in piccole sale, poi nel 2013 trovai un posto nel centro storico della città ed ebbe cosi inizio l’avventura dell’Accademia Italiana a Mainz. Contemporaneamente alle tante iscrizioni ai corsi arrivavano anche da parte dei nostri connazionali tante richieste di traduzioni di atti. Decisi quindi nel 2015 di iscrivermi alla Hessische Lehrkräfteakademie di Darmstadt. Superai nel 2016 l’esame di traduttore e qualche mese dopo l’esame da interprete, ottenendo prima la qualifica di traduttore ed interprete giurato e poi un’ulteriore offerta di lavoro. Infatti, gli esaminatori erano talmente soddisfatti del mio esame da interprete che, mi proposero un lavoro da esaminatore che continuo a svolgere tutt’ora.

L’Accademia Italiana di Mainz nasce quindi come scuola di lingua?

Iniziammo offrendo dei corsi d’italiano a chi era interessato alla nostra lingua. Nacquero così collaborazioni con prestigiose scuole in Italia come l’Accademia Italiana di Salerno, la scuola Babilonia di Taormina e la DILIT di Roma. Un modo per i nostri studenti di perfezionare la loro conoscenza della lingua italiana in Italia e di partecipare a numerosi eventi di tipo culturale organizzati dalle rispettive scuole. Decisi però che la nostra scuola doveva essere anche un punto di riferimento per i nostri connazionali appena arrivati in Germania. Organizzammo quindi in collaborazione con la Missione Cattolica Italiana di Mainz corsi di tedesco per studenti di madrelingua italiana. Con soddisfazione possiamo dire infatti che siamo una delle pochissime scuole ad offrire dei corsi impostati in lingua italiana. Sempre in questo contesto siamo riusciti a ricevere dei fondi dal comune di Mainz. Inoltre, offriamo un corso simile da quest’anno anche a Wiesbaden.

L’Accademia non si definisce soltanto come scuola di lingua, ma anche come istituto di cultura. Come nascono le vostre serate culturali?

Da un riscontro da parte dei nostri studenti. Notai che persisteva un forte interesse oltre che per la nostra lingua anche verso le nostre abitudini, le opere d’arte, il cinema e il teatro, nonché il sistema scolastico e la politica italiana. Poi alcuni studenti più maturi hanno avuto anche modo di approfondire le proprie conoscenze sul nostro paese e la nostra cultura sia attraverso i viaggi che con la lettura, facendomi notare però che, a differenza di altri istituti di lingua e cultura di altri paesi qui a Mainz, ne mancava proprio uno italiano. Decisi quindi di organizzare eventi culturali offrendo serate dedicate al cinema, serate su temi di attualità, come ad esempio sugli sbarchi a Lampedusa, oppure serate su temi di storia.

Com’ è il riscontro di queste serate?

Estremamente positivo. La gente si è affezionata, ne parla con gli amici, chiede di eventi specifici, si creano delle amicizie tra studenti e questo clima è estremamente soddisfacente. C’è gente che ti segue anche in Italia, come ad un viaggio alle Grotte dell’Angelo di Pertosa, in provincia di Salerno, paese natale dei miei genitori, per uno spettacolo dal titolo L’inferno di Dante alle Grotte di Pertosa. Molti partecipanti sono estremamente preparati, ricordo ad esempio una serata sul Risorgimento di qualche anno fa. A fine serata un signore tedesco, pensionato ed ex avvocato, venne a farci i complimenti in italiano perché non immaginava di poter ottenere ulteriori nuove informazioni sul Risorgimento e Garibaldi oltre a quelle che già possedeva.

Che collaborazione c’è con le università?

Dal 2018 si è aggiunto un incarico come docente d’italiano presso la Wiesbaden Business School della Rhein-Main-Hochschule. Questo incarico mi piace perché mi permette di mantenere il contatto con i giovani di oggi. Poi, di tanto in tanto, arrivano anche tirocinanti presso la nostra struttura, soprattutto studenti italiani da Bologna, ma anche da Napoli, Roma ed altre città italiane, che trascorrono qui un semestre presso le università. Offriamo loro così la possibilità di applicare quanto imparato durante la loro formazione e di acquisire esperienza nell’insegnamento dell’italiano ai nostri corsisti.

Quali sono i prossimi obiettivi e progetti dell’Accademia?

Di allargare il programma culturale. A novembre abbiamo avuto per la prima volta la possibilità di invitare un ospite direttamente dall’Italia. È previsto a gennaio 2020 un secondo evento con uno scrittore e sceneggiatore romano, mentre a maggio ci sarà un altro graditissimo ospite che verrà da Lecce in Accademia. Mi auguro che ciò sia solo l’inizio di una lunga serie di eventi con ospiti provenienti dall’Italia. Credo che in questo modo si riesca a garantire una certa autenticità al nostro pubblico ed a favorire la comunicazione interculturale della quale oggigiorno abbiamo decisamente bisogno in Europa. Poi mi farebbe molto piacere aprire un’altra sede, non limitandomi solo alla Germania. Ad esempio, una sede distaccata in Italia, con possibilità di pernottamenti per i nostri studenti in una nostra struttura, sarebbe affascinante. Inoltre, si avrebbe così la possibilità di contribuire ad offrire un posto di lavoro a ragazzi talentuosi in sede, senza dover essere costretti ad andar via dall’Italia. Anzi, con la possibilità di acquisire per un determinato periodo di tempo esperienza qui in Germania e con la garanzia di ritrovare in Italia il proprio posto di lavoro. Il tutto sempre con lo stesso datore di lavoro. Insomma, mi farebbe piacere mettere anche loro in condizione di poter affermare: “io ce l’ho fatta!”

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