Il 19 marzo a Monaco di Baviera si vota per il rinnovo del „Migrationsbeirat“, il Comitato consultivo per la migrazione. Hanno diritto di voto tutti i cittadini stranieri maggiorenni e residenti nella capitale bavarese da almeno sei mesi. I candidati di nazionalità italiani sono dieci, suddivisi in cinque liste differenti. Abbiamo intervistato Carmen Romano
Perché ha deciso di candidarsi alle elezioni per il rinnovo del Migrationsbeirat?
Sono nata a Ferrara e ho studiato scienze internazionali e diplomatiche prima a Forlì, poi ad Eichstätt e mi occupo di educazione politica da ormai 8 anni. Il mio lavoro si basa sull’idea che la democrazia funziona davvero solo se i cittadini e le cittadine sono informati e consapevoli, e sinceramente lo amo. Per la comunità italiana di Monaco ho inoltre collaborato spesso con il Comites e diverse associazioni locali, moderando ed organizzando eventi; da ultimo il dibattito tra le candidate e i candidati italiani della circoscrizione Europa in occasione delle ultime elezioni italiane. Il mio attivismo risale però già ai tempi del liceo, dove ho fondato un gruppo antimafia con alcuni amici per diffondere la consapevolezza anche a Ferrara che la mafia non è un problema solo del Sud; ho continuato ad impegnarmi all’università nel sindacato universitario e infine qui in Germania ho continuato a fare antimafia nell’associazione italo-tedesca „mafianeindanke“ e occupandomi di migrazione con l’organizzzazione del festival „Fritto Misto“ nel 2019 e 2021. Dopo la maternità, questa candidatura è semplicemente un’occasione per tornare ad attivarmi, trovando nuovi stimoli ed esperienze e applicando quello che so già in un contesto nuovo di responsabilità politica e decisionale.
Quali sono i punti del programma della sua lista che gli italiani residenti a Monaco di Baviera dovrebbero conoscere e perché?
I temi del nostro programma che nella mia esperienza personale di italiana residente a Monaco da 12 anni sono più rilevanti, riguardano sicuramente questi punti: Sostegno al bilinguismo (rilevante soprattutto per le giovani famiglie): vogliamo ampliare l’offerta formativa nelle scuole locali, siamo così tanti che i corsi offerti da Consolato e scuole locali spesso non bastano. Anche di corsi italiani e altre lingue meno diffuse e in generale fare campagne di informazione che presentino il bilinguismo come l’enorme risorsa che è, e non un potenziale impedimento all’integrazione. Abbassare le barriere linguistiche e rendere la burocrazia più semplice (rilevante soprattutto per chi non conosce bene il tedesco e/o è appena arrivato/a). La creazione di un „centro delle culture“: così come gli studenti e le studentesse di Monaco hanno ottenuto dalla città uno spazio tutto loro di aggregazione in zona centrale (Stiglmeierplatz), pensiamo sia importante avere un luogo simile anche per le diverse comunità di migranti. Ampliamento della mobilità: in una città come Monaco in continua espansione e con i problemi noti nel cercare casa, si finisce spesso a trovare un’abitazione in quartieri più periferici, dove le connessioni dei mezzi di trasporto pubblici non sono abbastanza frequenti, soprattutto nel fine settimana. Su questo punto vogliamo collaborare con la giunta per ampliare l’offerta dei mezzi di trasporto in modo da rendere la città più vivibile per tutti.
Perché è importante che i nostri connazionali partecipino al voto per il rinnovo del Migrationsbeirat di Monaco di Baviera?
Penso sia molto facile ignorare queste elezioni con l’argomentazione che „tanto noi siamo cittadini europei e i „veri“ migranti sono altri“. Però se siamo sinceri con noi stessi, abbiamo tutti avuto esperienze di discriminazione, più o meno gravi. Dalle maggiori difficoltà a trovare un appartamento perché non si ha un cognome tedesco, ad un certo isolamento nel sistema scolastico e la conseguente paura che i propri figli possano rimanere indietro. Questi sono tutti temi sui quali il Migrationsbeirat può proporre riforme alla giunta comunale e aiutare concretamente da un caso all’altro. E poi va puntualizzato che il Migrationsbeirat è nato nel 1974 per sostenere l’integrazione dei Gastarbeiter, che eravamo noi (insieme a greci, turchi etc.), e quindi è da un lato una questione di memoria storica. Ma molto più importante è una questione di rappresentanza e visibillità. In una città dove il 46% dei residenti sono migranti di prima o seconda generazione, solo 2 persone su 80 nella giunta comunale hanno esperienza migratoria. Questo francamente è inaccettabile, non rappresentativo e indice sia di barriere nella politica locale per chi non ha un passaporto tedesco, che di un conseguente disinteresse delle comunità di migranti ad impegnarsi politicamente. Credo che la comunità italiana abbia iniziato a farli questi ragionamenti, tanto che per la prima volta dopo tanto tempo ci sono tanti candidati italiane e italiani (siamo in 10!). Penso questa sia quindi un’occasione imperdibile per far eleggere diverse persone della nostra comunità, in modo da avere un punto di riferimento all’interno del Migrationsbeirat, con un accesso diretto senza barriere linguistiche e che possa aiutare la comunità a sentirsi vista, apprezzata e supportata.