Due donne contro lo spirito del tempo
Subito un primo confronto fra la due donne: l’italiana Alba, che adottò il cognome spagnolo in onore del cubano Fidel Castro poco prima di morire; l’altra, Germaine, che della nazione tedesca portava il nome, ma che scriveva in francese sulla Germania. Alba era di madre italiana e di nonno cubano, rivoluzionario liberale, che aveva guidato a fine ‚800 la prima rivolta indipendentista. Il padre negli anni ’30 era stato capo del governo cubano ed aveva allevato la figlia in un clima liberale e progressista, in in una Roma ed in un’Italia pienamente fascistizzata. Germaine del pari era figlia di una ricca famiglia ginevrina, aveva avuto un padre fondamentale nella genesi della prima Rivoluzione Francese, perché il barone Necker era stato banchiere dello Stato francese sotto Luigi sedicesimo fino a pochi mesi prima della convocazione degli Stati generali nel 1789.
Ambedue di famiglia benestante, formatesi nei primi venti anni di vita nei salotti culturali dalla Parigi illuminista e della Roma sostanzialmente immune da istanze conservative, parlavano le più importanti lingue europee, circostanza che consentì loro di conoscere le culture nazionali delle rispettive epoche, oltreché permettere di visitare paesi non solo europei. Infatti, un altro carattere che le accomuna è quello di viaggiare indefessamente dall’una all’altra parte dell’Europa; anzi Alba di ritornare alle sue origini cubane, fino ad influenzare perfino il Fidel Castro dei primi anni della rivoluzione comunista.
Madame de Staël nondimeno – con un nome che la rese nota in Europa quasi a superare le origini paterne, forse per far dimenticare le non poche contraddizioni del padre che aveva avuto il coraggio di ammonire il Re per le spese folli di Versailles negli anni anteriori alla presa della Bastiglia – conobbe personalmente Beccaria, Diderot e William Pitt, di cui stava per diventare moglie e quindi raggiungere Londra dove avrebbe coronato il sogno di vivere in uno stato liberale che ben aveva studiato, avendo letto e criticato favorevolmente Jean Jacques Rousseau. Di questi scrisse una sintesi pregevole ancora insuperata.
Similmente, Alba si pose al centro della discussione letteraria nei suoi salotti di Roma, Parigi e l’Avana, dove possedeva un variegata biblioteca internazionale, intessendo rapporti con Moravia, Brancati, Palazzeschi, Hemingway ed anche con un intellettuale di regime come Massimo Bontempelli. Comprese presto il valore della comunicazione, fondando la rivista letteraria Il Mercurio nel 1944, che divenne la voce del dissenso intellettuale e sotto il soprannome di Clorinda, parlò più volte alla radio contro la tirannia nazifascista. Germaine, lungo la prima fase della Rivoluzione nel 1790, si diede invece al romanzo sentimentale, creando le figure eroine femminili simbolicamente rappresentanti della Francia libera – Jeans Grey e Delphine – nonché alla biografia non puramente agiografica del padre, fino a dare un quadro dal lato femminile della povera Maria Antonietta, vista come una madre per niente frivola, ma fedele e sofferente, quasi a dare una giustificazione alle accuse di superficialità che la porteranno alla morte.
In particolare, le sue scritture rappresentarono una delle più formidabili armi per influenzare e smontare gli eventi politici del terrore rivoluzionario. Proprio il libello Riflessioni sul processo della Regina, uscito nel 1793, poco prima del processo e della condanna a morte è un modello insuperabile di polemica, spesso aggressiva, una denunzia ancora valida contro i Regimi Illiberali di ogni tempo, attualmente in espansione. Rivolto per la prima volta al pubblico femminile, da una parte difende e rilegge la figura della Regina che Marat aveva fortemente colpevolizzato e dileggiato, escludendola da molte responsabilità, operazione che si intrecciava con una condanna diretta del Terrore. Smascherava cioè i meccanismi più sottili che i giacobini avevano costruito per eccitare il popolo stimolando con false notizie l’invidia delle donne del popolo e lo spirito partigiano maschilista.
Non fu capita all’epoca, ma nel ‚900 sarà un liberale tedesco, Stefan Zweig, a raccogliere quelle interpretazioni, spesso rivolte a giustificare un amore della Regina per il conte Axel von Fersen, una relazione profonda e segreta, ma dolorosa ed impossibile per l’ambiente dove sfociò, tale da renderla nel nostro secolo molto più simpatica che non in quei frangenti. Allo stesso modo, Alba nel suo primo tormentato romanzo, Nessuno torna indietro del 1938, espresse una protagonista dal carattere forte e spigoloso, incurante dei giudizi conservatori dell’epoca, descrivendo una donna molto realista, autonoma e veramente diversa dalle donne fragili e voluttuose del Regime Fascista, disegnato dalla stampa popolare di Pitigrilli e dai telefoni bianchi del cinema popolare del primo dopoguerra. Ma altre due circostanze le rendono veramente simili oggi come ieri: i matrimoni imposti dalle rigide condizioni borghesi delle loro epoche; e le persecuzioni giudiziarie per le loro posizioni politiche. Prendiamo Germaine: non bella fisicamente, ma certamente un tipo per l’imponenza delle forme e soprattutto interiormente colta ed intelligente e dunque libera, rifiutò le proposte di Pitt ed aderì ad un matrimonio di convenienza con l’ambasciatore svedese a Parigi Erik Magnus Staël von Holstein di diversi anni più vecchio. Una scelta mondana, che le avrebbe aperto le porte ad una vita vita politica ed intellettuale pari a quella della sua gioventù.
Fu la scelta più azzeccata, simile a quella di Germaine. Per ottenere la cittadinanza italiana infatti si sposò nel 1926 a sole 19 anni di età con Francesco Bounous diplomatico italiano, ambasciatore a Cipro ed ebbe un figlio l’anno successivo. Per poi rapidamente divorziare e risposarsi nel secondo dopoguerra. Tuttavia, ridurremmo la loro libertà e la loro intelligenza se vedessimo i due gesti come un atto superiore di convenienza. Piuttosto, per Germaine fu il mezzo di restare a Parigi malgrado l’esilio del padre, durante gli anni del Terrore; per Alba il modo di combattere le meschinerie borghesi e per obbedire alla sua fede di donna letterata ed a tutela delle tante giovani prive di indipendenza economica nell’Italia fascista. Ma torniamo ad un secondo carattere comune di vita, le vessazioni per l’opposizione politica al tiranno di turno, Germaine contro Napoleone, Alba contro Mussolini. Partivano ambedue dalla considerazione che ogni ideale liberale deve saper tener conto delle istanze popolari, purché queste siano indirizzate degli intellettuali impegnati a promuovere i valori comuni di libertà e giustizia sociale. Germaine, di fatto esiliata nell’eremo di Coppet in Svizzera, girava il paese che più la rendeva inquieta, la Germania, e nel 1810 ad essa dedicò il suo capolavoro geopolitico e etnografico, rinnovandone varie volte la stesura. Un immenso quadro culturale del grande paese all’epoca frammentato in centinaia di staterelli che lei provò ad identificare in modo organico per la lingua, la religione ed il clima comune. Metodo che ebbe per l’Italia un discepolo d’eccezione, Giuseppe Mazzini, che da Lei apprese gli ideali di laicità, emancipazione ed equità fra le classi sia dal lato sessuale che dal lato economico.
Alba, invece nei successivi romanzi – pregevole è il diario in forma di romanzo, Quaderno proibito (1952) – scelse prima le Alpi piemontesi; poi in tarda età, si recò a Cuba, dove fra il 1980 ed il 1990, scrisse in modo autobiografico il suo controverso rapporto con Fidel e la società comunista. Controverso perché proprio in quest’ultimo saggio, interrotto dalla morte, Alba sviluppa le doppia vita borghese e quella votata alla difesa della donna anche nella società comunista che ben conosceva. Già il citato romanzo Quaderno proibito in forma di diario aveva esaltato la figura della donna nella Resistenza. Ma poi, nel precedente Dalla parte di Lei (1949), Alba volle lasciare il segno in più generi letterari, adottando lo stile memorialistico e perfino una ode a favore della donna in momenti fondamentali, accentuando forme espressive parossistiche. Non lo era forse la scelta di Alessandra, protagonista di quel romanzo, quella di uccidere il marito mentre dorme? Non era forse esagerato liberare in questo tragico modo la condizione difficile della famiglia ormai ridotta ad una prigione? Una frustrazione che Alba rappresenta in modo esasperato e che oggi può far riflettere in un momento così complesso denso di femminicidi. Morta nel 1997 a 87 anni, la casa editrice Mondatori, le dedicò una grande mostra a Roma nel palazzo delle esposizioni nel 2001 e nel 2012 a Cuba il ministro della cultura ha organizzato in sua memoria varie iniziative. Peggiore, però fu la fine di Germaine, morta a Parigi a 51 anni, circondata dai soli suo cari ed abbandonata dal suo grande e controverso amante, Benjamin Constant, filosofo politico, anche lui perseguitato come un camaleonte dalle scuole liberali e dal versante reazionario visto come un falso profeta di democrazia. Due donne esemplari per le ragazze d’oggi che dovrebbero ritornare a studiare quelle due ribelli, ma profeticamente portatrici di una libertà ancora spesso negata.



























