Nella foto da sx: Antonio Di Gennaro insieme al console Generale d’Italia a Stoccarda, Massimiliano Lagi

STOCCARDA – “Abbiamo creduto e lavorato sodo affinché i nostri sforzi andassero a buon fine”

“In nome del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ho l’onore di consegnare ad Antonio Di Gennaro la Pergamena di nomina a Cavaliere della Repubblica Italiana al merito del lavoro.”

Così ha esordito il Console Generale d’Italia a Stoccarda, Massimiliano Lagi, alla cerimonia di consegna dell’onorificenza anche al fratello minore dei Di Gennaro, cofondatore della prestigiosa azienda e all’ingrosso di prodotti enogastronomici italiani di eccellenza.

Per questo riconoscimento l’ormai 78enne Antonio Di Gennaro ha dovuto attendere ben 20 anni per essere equiparato a suo fratello Michele, maggiore di 6 anni pur avendo vissuto in egual misura avventure e disavventure, gioie, preoccupazioni e soddisfazioni. “Meglio tardi che mai” recita un vecchio detto. Non c’è stata mai concorrenza o furbizia. E se entrambi sono riusciti a fare il salto sociale ed economico da Gastarbeiter ad Arbeitgeber (danno lavoro ad oltre 130 dipendenti), lo si deve allo spirito di sacrificio e al senso di responsabilità. Non hanno mai mancato di ricordare a sé stessi la propria umile provenienza sociale, la vita sulle Baustellen (cantieri edili) e nelle baracche, la necessità di spedire mensilmente i loro risparmi ai genitori, rimasti a Sannicandro Garganico (Foggia). Di quello scosceso sentiero dell’emigrazione i fratelli Di Gennaro ne hanno saputo fare virtù registrando la necessità di reperire e distribuire settimanalmente gli essenziali ingredienti della cucina di base italiana: olio, pomodori e pasta da vendere ai compagni di lavoro, compaesani e connazionali dislocati in un’area di una trentina di chilometri. Oggi, nella sua connaturata semplicità ed umiltà, Antonio in cuor suo gioisce. Come luogo di sobria cerimonia ha scelto l’azienda ed i suoi collaboratori, espressione tangibile di vitalità e di orgoglio di quel “Made in Italy” che in mezzo secolo ha contribuito a trasformare abitudini e palato della tavola tedesca, o meglio di Germania, tenuto conto che in molte grandi città della Germania si registra addirittura un 40% di abitanti con origini migratorie.

Sulla sorprendente notizia del conferimento dell’onorificenza il modesto Antonio ci ha confidato:

“Sinceramente non me l’aspettavo. Per me è stata una vera sorpresa. D’altronde vi sono tanti connazionali in Germania ed in giro per il mondo che fanno tanto senza avere o attendersi alcun riconoscimento né istituzionale e né sociale. Con mia sorpresa un giorno ho ricevuto dal Console Generale, Massimiliano Lagi, una telefonata. Nel corso della piacevole conversazione mi ha dato la tanto bella quanto sorprendente notizia”.

Che cosa rappresenta questo riconoscimento istituzionale italiano per te, per la tua famiglia e per l’azienda costruita dal nulla con tuo fratello Michele?

Mi sento veramente onorato. Tutto ciò che mio fratello Michele e le nostre famiglie hanno fatto è frutto di comuni sacrifici. Abbiamo creduto e lavorato sodo affinché i nostri sforzi andassero a buon fine. Nessuno di noi ha mai peccato di grandezza. Siamo stati sempre i primi ad entrare e gli ultimi a lasciare il magazzino. Siamo cresciuti grazie ai prodotti di alta qualità scrupolosamente cercati e reperiti soprattutto nelle regioni settentrionali quali Piemonte, Lombardia, Emilia e Romagna, ma anche Toscana. Dal Sud importiamo solo olio d’oliva extravergine, estratto da olive di 4.000 piante di nostra proprietà a Sannicandro Garganico (FG). E grazie alla serietà dei produttori e alla garanzia di qualità la nostra azienda ha conquistato un’importante posizione in una nicchia di mercato tedesco di estrema selettività e competitività.

È stato pesante lavorare sui cantieri e procurare olio, pasta e pomodori pelati per i connazionali che dormivano nelle baracche?

Mi vengono ancora i brividi a pensarci. Dopo 8 o 9 ore di lavoro pesante sui cantieri c’era la preoccupazione di raccogliere le ordinazioni dei nostri connazionali e di procurare a sufficienza soprattutto olio, pelati e pasta. Allora ci servivamo da Böhm. Il sabato pomeriggio e la domenica mattina mio fratello ed io distribuivamo questi prodotti nelle baracche e negli alloggi aziendali. Non nascondo che all’inizio abbiamo dovuto vincere anche lo scetticismo dei nostri paesani. Dover andar di baracca in baracca o da alloggio in alloggio mi sembrava che noi Gastarbeiter fossimo dei confinati, dei soldati rinchiusi in caserma. Fortunatamente però c’era il lavoro necessario per mandare ogni mese un po’ di soldi a casa. Per il divertimento o passatempo a noi italiani non mancava la fantasia. Si passava il tempo un po’ con le carte, un po’ con la musica dal vivo, con qualche chitarra e organetto, un po’ ascoltando la radio e un po’ giocando a pallone. Negli anni 70 infatti divenni presidente-fondatore della squadra di calcio Foggia Köngen. Era un modo sano per impegnare i giovani e le famiglie che cominciavano a ricongiungersi.

Quando avete aperto il primo negozio di alimentari?

Per poter immagazzinare un po’ di merce prendemmo in affitto un garage a Wernau, vicino a Stoccarda. Nel 1970 mio fratello ed io maturammo l’idea di aprire un negozio di generi alimentari. La risonanza tedesca fu scarsa. Allora i tedeschi compravano solo Chianti e Rosatello Ruffino. Ci sono voluti anni per modificare certi gusti. Però abbiamo avuto ragione.

Quando e perché avete aperto il magazzino all’ingrosso?

Nonostante le difficoltà decidemmo di non abbondare il nostro sogno di immettere sul mercato tedesco generi alimentari di qualità certificata. La vetrina migliore è stata la Markthalle, il mercato al coperto nel cuore di Stoccarda. È lì ed anche in molti ristoranti di qualità che i nostri prodotti di alta qualità hanno trovato la giusta vetrina e posizionamento di mercato.

Che cosa ha spinto l’Azienda Di Gennaro a proporre al variegato mercato enogastronomico solo prodotti di alta qualità?

È stata la fiducia e la serietà dei nostri fornitori a spingerci a non mollare. Primo o poi il pubblico tedesco, che notoriamente d’estate invadeva la Toscana, le spiagge di Jesolo, Bibione, Rimini, Riccione, Cattolica e i nostri laghi di Garda, Iseo, Como e Maggiore si sarebbe non solo adattati ai nostri gusti ma avrebbe ricercato quei prodotti anche in Germania. E così è stato. Ed è questa anche la lettura corretta dell’italianizzazione della tavola tedesca.

A quante persone date lavoro oggi?

Oggi diamo lavoro ad oltre un centinaio di persone, italiane e non. In azienda lavorano anche i nostri figli.

La pandemia e la guerra in Ucraina hanno delle ripercussioni anche sulla vostra azienda?

Ovviamente la pandemia e la guerra hanno ripercussioni su ognuno di noi e quindi anche sull’azienda, che è parte di noi.

Negli anni ’70 come impegno sociale sei stato presidente-fondatore dell’Unione Sportiva Foggia Köngen offrendo ai giovani di allora di dedicarsi settimanalmente al campionato di calcio. Sei impegnato socialmente ancora oggi?

Purtroppo l’età avanza per tutti e quindi anche per me. Ho 78 anni. Quindi un po’ per il lavoro in azienda e un po’ per la stanchezza che avverto non riesco a fare più di tanto socialmente. Tuttavia quando si tratta di sostenere iniziative sociali ed umanitarie non mi tiro mai indietro.

Sia tu che tuo fratello Michele avete scritto la storia della media imprenditoria italiana in Germania. Sei orgoglioso?

Non so se abbiamo contribuito a scrivere la storia della comunità italiana che vive a Stoccarda o in Germania. Certo è che ci siamo rimboccati le maniche e nel nostro piccolo siamo riusciti a condividere con i nostri amici, tedeschi e non, sapori italiani nel corso dell’intero anno. Se prima dovevano attendere le vacanze per gustare le leccornie italiane, oggi lo possono fare ogni giorno anche a casa propria.

I vostri figli sono in grado di continuare l’opera dei fratelli Michele ed Antonio Di Gennaro, costruita a suon di duri sacrifici?

È il desiderio di ogni genitore che crea qualcosa. Proprio in questi giorni ho ceduto ai miei 4 figli le mie quote azionarie dell’azienda. Altrettanto ha fatto anche mio fratello Michele. Speriamo bene.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here