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Ripubblichiamo un articolo apparso su Neodemos, a firma di Corrado Bonifazi, dal titolo “Le migrazioni internazionali: il quadro mondiale”, per gentile concessione della redazione, https://www.neodemos.info/2025/05/06/le-migrazioni-internazionali-il-quadro-mondiale/
La Population Division delle Nazioni Unite ha recentemente pubblicato l’edizione 2024 dell’International Migrant Stock1, un dataset che contiene le stime del numero e delle caratteristiche dei migranti internazionali nel mondo. Alcuni dei molti aspetti di questo interessante insieme di dati sono esaminati da Corrado Bonifazi nel presente articolo.

Dimensioni e tendenze recenti 

L’International Migrant Stock copre il periodo 1990-2024 e contiene le stime del numero totale di migranti internazionali per sesso, i luoghi di origine e di destinazione per 233 tra paesi e aree geografiche. In questa nuova edizione della banca dati è stata effettuata una revisione delle stime per i paesi con più alta presenza di migranti e con nuove informazioni statistiche. Per 60 stati, tra cui l’Italia, è stata così realizzata una revisione completa dei valori, mentre per gli altri sono state eseguite delle estrapolazioni di quanto pubblicato nella precedente edizione del 20202. Sono così forniti dati di stock, stimati al primo luglio degli anni considerati. 

Nella gran parte dei casi si riferiscono al paese di nascita, per cui un migrante internazionale è una persona che vive in uno stato diverso da quello in cui è nato. Quando questa informazione non era disponibile sono stati utilizzati i dati per paese di cittadinanza. La popolazione nata all’estero è un aggregato che comprende tutti gli individui nati in un altro paese (cittadini e stranieri), anche se la nascita fuori dai confini nazionali può essere stata del tutto fortuita3. Questo tipo di dati è inoltre influenzato dai cambiamenti di confine, che possono trasformare quelli che fino a quel momento erano migranti interni in migranti internazionali. Manca, inoltre, un preciso riferimento temporale dei flussi, visto che l’evento migratorio può essere avvenuto in qualsiasi momento della vita dell’individuo. Una informazione, quindi, con diverse limitazioni, che però ha il vantaggio di essere disponibile in quasi tutti i paesi e di poter così consentire un monitoraggio del fenomeno migratorio su scala mondiale. 

Il numero di migranti internazionali nel mondo nel 2024 è stato stimato dalle Nazioni Unite in 304 milioni, un valore quasi doppio di quello del 1990 (154 milioni). Nello stesso periodo la loro quota rispetto alla popolazione mondiale è aumentata dal 2,9 al 3,7%. È interessante notare come questo valore sia rimasto stabile fino al 2005, mentre dal 2010 ha iniziato a crescere con una certa regolarità. Segno che, nonostante le crisi economiche, la pandemia di Covid-19 e le politiche di chiusura, i fattori di spinta e quelli di attrazione hanno intensificato la loro azione negli ultimi vent’anni. Tra questi hanno avuto un peso importante le crisi umanitarie in diversi paesi del mondo: un quinto degli 83 milioni in più di migranti internazionali che si registra tra 2010 e 2024 è infatti attribuibile all’aumento dei rifugiati, dei richiedenti asilo e delle altre persone sotto protezione internazionale. Categorie cresciute complessivamente di 18 milioni in questo intervallo di tempo, arrivando a metà del 2024 a contare in tutto 51,7 milioni. Si tratta di un sesto di tutti i migranti nel mondo, la quota più alta da quando nel 1950 si è iniziato a raccogliere i dati su questo aspetto del fenomeno4. (fig 1)

Aree e paesi di destinazione

Tra le aree geografiche è l’Europa ad avere con 94 milioni il numero più elevato di migranti internazionali ed è anche quella dove, pure per effetto della guerra in Ucraina, si è registrato l’incremento più elevato dal 2020. La seconda area per presenza di migranti è il Nord America con 61 milioni seguita dal Nord Africa e dall’Asia Occidentale con 54. In termini relativi, invece, è l’Oceania a presentare con il 21,5% la quota di migranti più elevata rispetto alla popolazione, seguita dal Nord America (15,9%), dall’Europa (12,6%) e dal Nord Africa e dall’Asia Occidentale (9,3%), mentre tutte le altre aree geografiche registrano percentuali inferiori alla media mondiale.

Scendendo più nel dettaglio si possono individuare quattro principali aree di destinazione: l’Unione Europea con Regno Unito e paesi dell’Efta con 79 milioni di migranti, il Nord America con 61,2, l’Asia occidentale con 49,2 e Australia e Nuova Zelanda con 9,6 (Tab. 1). Il sistema migratorio europeo costituisce la più grande area di libera circolazione delle persone esistente al mondo5 e ha rappresentato in tutto il periodo considerato il polo di maggiore attrazione, con valori che tra 2005 e 2024 sono cresciuti del 70% ampliando la distanza con il Nord America che, negli stessi anni, ha visto crescere il numero di immigrati meno intensamente. L’aumento maggiore dell’ultimo ventennio si è invece registrato nell’Asia occidentale, che ha visto più che raddoppiare il numero di migranti internazionali diventando la principale destinazione dei flussi, accogliendo sia movimenti per lavoro che di natura politica.   

Complessivamente le quattro aree considerate accoglievano nel 1990 il 49,6% di tutti i migranti del mondo, sono arrivate al 61,7 nel 2005 e al 65,5 nel 2024. Una crescita che si è tradotta in un aumento generalizzato del peso che i migranti hanno sul totale della popolazione, arrivato al 30% in Australia e Nuova Zelanda, al 15,9% in Nord America e Asia occidentale e al 14,8 nell’area europea. Significativa la differenza della presenza femminile tra le aree di cultura occidentale e il Medio oriente: nelle prime nel 2024 i valori sono in tutti e tre i casi un po’ sopra il 51%, ad indicare un sostanziale equilibrio tra i sessi, mentre nel secondo si è scesi al 34,8%. Quest’ultimo dato riflette soprattutto le caratteristiche del modello migratorio dei paesi del Golfo, basato sulla prevalenza della componente maschile, una accentuata caratterizzazione della dimensione lavorativa e una fortissima contrazione dei diritti degli immigrati ad iniziare da quello al ricongiungimento familiare6.   

Solo la Russia tra i dodici principali paesi di destinazione non appartiene alle quattro maggiori aree di presenza degli immigrati (Tab. 2). Il numero più elevato di migranti internazionali si registra nel 2024 negli Stati Uniti con 52,4 milioni, seguiti a lunga distanza dalla Germania (16,8 milioni), dall’Arabia Saudita7 (13,7), dal Regno Unito (11,8) e via via da tutti gli altri paesi che presentano valori inferiori ai 10 milioni. La Federazione russa è anche l’unico dei paesi considerati a registrare una diminuzione dei migranti internazionali tra 1990 e 2024, con una perdita di 4,1 milioni riferibile soprattutto ai nati in stati che facevano parte dell’Unione sovietica. Negli altri paesi si è invece registrata una crescita notevole del fenomeno: in Spagna in 34 anni gli immigrati sono aumentati di quasi 11 volte, negli Emirati arabi e in Turchia sono sestuplicati, in Italia quadruplicati, nel Regno unito e in Arabia Saudita triplicati, in Germania, Stati uniti, Canada e Australia raddoppiati e in Francia l’incremento è stato del 60%.

La percentuale di immigrati sulla popolazione è così arrivata nel 2024 al 74% negli Emirati arabi, al 40,3 in Arabia saudita, al 30,4 in Australia e al 22,2 in Canada. In gran parte degli altri paesi considerati si colloca tra il 10 e il 20%, partendo dall’11% dell’Italia e arrivando al 19,8% della Germania. Solo in Turchia e nella Federazione russa siamo al di sotto della soglia del 10%, con valori che nel primo caso sono comunque notevolmente aumentati nell’ultimo ventennio arrivando all’8,1% soprattutto per l’arrivo dei profughi siriani; mentre nel secondo sono diminuiti scendendo al 5,3%. Nei due paesi arabi in graduatoria la quota delle donne è molto bassa, fermandosi al 32,7 negli Emirati arabi e addirittura al 22,3 in Arabia saudita. In quasi tutti gli altri paesi si ha invece una prevalenza delle donne che raggiunge il massimo in Italia con il 53,7%. Questa prevalenza si riscontra anche in Turchia, l’altro paese dell’Asia occidentale presente tra le prime 12 destinazioni, dove gran parte degli immigrati sono rifugiati con una composizione per sesso più equilibrata.  

I dati delle Nazioni Unite, pur nella loro semplicità, mostrano come il fenomeno migratorio dopo la caduta del Muro di Berlino sia cresciuto di intensità, determinando radicali cambiamenti all’interno di diversi paesi. In poco più di un trentennio il numero di migranti internazionali nel mondo è quasi più che raddoppiato e in quasi tutte le principali destinazioni è aumentato ancora di più, come è cresciuto il loro peso sul totale della popolazione. Nello scenario europeo, ad esempio, attualmente da più di un decimo a un quinto della popolazione è ormai composto da persone nate in un altro paese, quando nel 1990 solo in Francia si superava il 10% del totale. Un cambiamento radicale ed epocale che aiuta anche a comprendere le ragioni strutturali che fanno da sfondo alla crescita dei movimenti e dei partiti anti-immigrati in molti paesi. Netta appare anche la differenza tra gli sviluppi del fenomeno nei paesi occidentali e in quelli del Golfo, dove una immigrazione a forte prevalenza maschile è cresciuta e ha raggiunto livelli elevatissimi, arrivando anche a rappresentare i tre quarti della popolazione. Paesi dove, per altro, i migranti vedono riconosciuti pochissimi diritti e vivono in una condizione di estrema subalternità rispetto ai nativi, ponendo più di un interrogativo sulla sostenibilità di questo sistema nel lungo periodo8.   

note

1United Nations (2025). International Migrant Stock 2024: Key facts and figures

2United Nations (2020). International Migration 2020 Highlights.

3Cfr. Bonifazi, C, (2024), “Secondary analysis of government and official data on international migration”, in G. Sciortino, M. Cvajner e P. J. Kivisto (a cura di), Research Handbook on the Sociology of Migration, London, Edward Elgar.

4Cfr. United Nations (2025), p. 6.

5Area da cui è uscito alla fine del 2020 il Regno Unito per effetto della Brexit.

6S.S. Morgan, “Più migranti che nativi e l’eccezionalità dei Paesi del Golfo”Neodemos, 2 agosto 2019.

7Nel caso di Arabia saudita ed Emirati arabi i valori si riferiscono ai cittadini stranieri.

8Cfr. S.S. Morgan (2019), cit.