Nuove regole ingiuste e servizi più lenti: così si mettono a rischio i diritti degli italiani all’estero
Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) ha espresso nei giorni scorsi due pareri formali e obbligatori su altrettanti disegni di legge attualmente all’esame del Parlamento, entrambi legati al tema della cittadinanza e dei servizi consolari. I documenti, frutto di un’ampia consultazione con le comunità italiane nel mondo, sollevano preoccupazioni di natura costituzionale, amministrativa e di tutela dei diritti.
DDL 1450/2025: “Viola i principi di uguaglianza e irretroattività”
Il primo parere riguarda il DDL 1450/2025, “Disposizioni in materia di cittadinanza”, assegnato alla Commissione Affari costituzionali del Senato. Il CGIE sottolinea come il testo riprenda e irrigidisca le disposizioni introdotte dal Decreto Legge 36/2025, poi convertito nella Legge 74/2025, che avevano già suscitato forti perplessità tra le collettività italiane all’estero.
In particolare, il Consiglio generale contesta:
- La retroattività di una norma che fissa al 27 marzo 2025 la scadenza per il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis, in contrasto con la sentenza n. 25317/2022 delle Sezioni Unite della Cassazione, che aveva ribadito l’imprescrittibilità del diritto.
- L’introduzione di criteri discrezionali, come la residenza del genitore o l’esclusività della cittadinanza italiana, che snaturano la logica originaria della trasmissione per discendenza.
- La penalizzazione dei nati all’estero con doppia cittadinanza, per i quali viene meno l’automatismo nel riconoscimento, trasformando un diritto acquisito in un disvalore.
Secondo il CGIE, il disegno di legge “viola i principi di uguaglianza e irretroattività sanciti dalla Costituzione” e privilegia una logica di controllo a scapito dell’inclusione, in un contesto segnato dalla crisi demografica italiana. Pur bocciando il testo, il Consiglio si dice favorevole a una riforma della legge sulla cittadinanza, a condizione che rispetti i diritti acquisiti e nasca dal dialogo istituzionale.
DDL 2369/2025: “Rischio di rallentamenti e perdita di competenze consolari”
Il secondo parere riguarda il DDL 2369/2025, “Disposizioni per la revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all’estero”, attualmente all’esame della Commissione Affari Esteri della Camera.
L’obiettivo dichiarato del provvedimento è quello di semplificare e rendere più efficiente il sistema, ma il CGIE mette in guardia sui possibili effetti opposti:
- Gestione anagrafica frammentata: il disegno di legge non affronta il problema della mancata interoperabilità tra le banche dati di Ministero dell’Interno, MAECI, Comuni e Consolati, che già oggi genera disallineamenti.
- Centralizzazione a Roma: l’accentramento delle pratiche rischia di rallentare le procedure e disperdere le competenze maturate negli uffici consolari, tradizionalmente specializzati nell’esame della documentazione straniera.
- Documentazione cartacea: l’obbligo di invio per posta, spesso da Paesi che rilasciano soltanto certificati digitali, potrebbe minare l’efficienza e l’affidabilità del sistema.
- Criteri discrezionali e quote: l’introduzione di limiti non definiti nella trattazione delle domande rappresenta, secondo il Consiglio, una restrizione a un diritto soggettivo.
Il CGIE richiama inoltre il principio di sussidiarietà, criticando l’esclusione delle organizzazioni di rappresentanza intermedia dal processo di riforma, e invita a valutare se non sia più coerente incardinare il nuovo servizio presso il Ministero dell’Interno, piuttosto che presso il MAECI.
La posizione del Consiglio generale
In entrambi i casi, il CGIE ribadisce la propria disponibilità al dialogo istituzionale, sottolineando come solo attraverso un confronto costruttivo sia possibile realizzare una riforma equilibrata. L’obiettivo, spiega il Consiglio, deve essere quello di semplificare le procedure e garantire certezza giuridica, senza però comprimere i diritti degli italiani nel mondo né disperdere il patrimonio di competenze degli uffici consolari.