
Dalla ruota di candele del 1839 ai calendari pieni di sorprese di oggi: come una semplice idea nata per i bambini è diventata una tradizione amata in tutto il mondo
C’è un oggetto che, più di molti altri, annuncia l’arrivo del Natale: l’Adventskalender. Oggi lo troviamo ovunque, in mille varianti: pieni di cioccolatini, prodotti di bellezza, muesli, giocattolini, perfino birre artigianali. Ma questa tradizione così amata da grandi e piccoli ha una storia lunga quasi due secoli, nata in un’epoca in cui l’Avvento aveva un sapore molto diverso da quello che conosciamo.
In origine, infatti, le settimane che precedevano il Natale erano un periodo di digiuno e preparazione spirituale. Una fase di raccoglimento che, specie per i bambini, risultava difficile da vivere. Fu proprio per aiutarli a sopportare l’attesa che, nel 1839, il teologo protestante Johann Hinrich Wichern ebbe un’idea destinata a lasciare il segno. Ad Amburgo, in un orfanotrofio di cui si occupava, costruì una grande ruota con 24 candele: ogni giorno ne veniva accesa una, illuminando il cammino verso il 24 dicembre. Quella ruota è considerata il primo, rudimentale calendario dell’Avvento.
L’idea piacque, e già dagli anni Quaranta dell’Ottocento le famiglie cominciarono a inventarsi piccoli rituali domestici per rendere l’attesa più dolce. Bastava poco: qualche tratto di gesso sulla parete da cancellare ogni mattina, un filo di paglia da aggiungere ogni giorno nella mangiatoia del presepe per prepararla a Gesù Bambino, o un’immagine nuova da appendere la sera. Altre famiglie usavano una candela che veniva bruciata un po’ per volta, fino ad arrivare alla vigilia. In un libro per bambini del 1850, Elise Averdieck descrive proprio quest’ultimo gesto: “Ogni sera un nuovo quadretto viene appeso alla tappezzeria, e i bambini lo sanno: quando saranno ventiquattro, allora sarà Natale”.
La svolta arrivò però con l’avvento della stampa moderna. Nel 1902, una libreria evangelica di Amburgo, la Friedrich Trümpler, pubblicò il primo calendario dell’Avvento stampato: una specie di orologio natalizio con numeri dal 13 al 24. Solo qualche decennio più tardi quei numeri sarebbero diventati 24, come li conosciamo oggi, e il costo era di 50 Pfennig.

Pochi anni dopo, nel 1908, un editore bavarese destinato a diventare leggendario, Gerhard Lang, diede vita al primo calendario con finestrelle. L’ispirazione gli veniva dalla sua infanzia: sua madre gli preparava un cartoncino con 24 piccoli dolci, uno per ogni giorno di dicembre. Lang trasformò quel ricordo in un prodotto editoriale, Im Lande des Christkinds, composto da due fogli: uno con le immagini da ritagliare e l’altro con gli spazi in cui incollarle. Non si fermò lì: inventò anche calendari da strappare, scenografie con figure da inserire, perfino il primo calendario accessibile ai non vedenti, nel 1930. Per tutto questo viene ricordato come il padre dell’Adventskalender moderno.
La cioccolata arrivò più tardi. Fu una ditta di Dresda, la PEA C. C. Petzold & Aulhorn, a proporre, nel 1938, il primo calendario con cioccolatini. Ma il vero trionfo del “calendario goloso” iniziò soltanto negli anni Cinquanta, e da allora il successo non si è più fermato: dalla Germania si è diffuso in tutto il mondo, diventando uno dei simboli più riconoscibili dell’attesa natalizia.
Oggi il calendario dell’Avvento è un piccolo rito quotidiano, un modo per addolcire le giornate che portano al Natale. E, nonostante si sia trasformato nel tempo, conserva ancora quel pizzico di magia che aveva nella ruota di Wichern: l’idea che l’attesa, se condivisa e spezzettata in piccoli momenti di gioia, può diventare essa stessa una festa.



























