Foto di ©World Watch List Opendoors.org

Tra manifestazioni pro-Palestina e indignazione selettiva, il genocidio dei cristiani scompare dal dibattito pubblico

Mentre l’opinione pubblica europea si incendia per ogni nuova crisi in Medio Oriente, e nelle piazze delle capitali si moltiplicano le manifestazioni a sostegno di Hamas – un’organizzazione riconosciuta come terroristica dall’Unione Europea – c’è una tragedia silenziosa che non trova spazio né nei media mainstream né nei palazzi della politica internazionale. Un genocidio moderno, reale, documentato. Ma ignorato. È quello dei cristiani, la comunità religiosa più perseguitata al mondo. E nonostante i numeri siano impressionanti, nessuno si sogna di scendere in piazza, nessun Parlamento convoca una sessione straordinaria, nessuna ONG globale grida allo scandalo. Perché? Perché i cristiani non fanno notizia, non aiutano l’ideologia, non sono utili a costruire narrazioni politiche.

Il World Watch List 2025 di Open Doors è una fotografia spietata dell’ipocrisia occidentale. Mentre i cortei europei sventolano bandiere verde-nero-bianche gridando “resistenza”, nei fatti oltre 380 milioni di cristiani vivono sotto persecuzione grave. Nel solo 2024 – dati confermati nel rapporto 2025 – 4.476 sono stati uccisi a causa della loro fede. Non per errori collaterali, non per effetti della guerra: uccisi deliberatamente perché cristiani. Ma questo non commuove nessuno.

Le chiese e le proprietà cristiane attaccate nell’ultimo anno sono state 7.679, quasi tutte in paesi dove professare la fede cristiana equivale a firmare la propria condanna a morte. I cristiani imprigionati o condannati ingiustamente sono 4.744, spesso torturati, spesso scomparsi. E il mondo democratico, che si riempie la bocca di “diritti umani”, non ha nulla da dire.

La Corea del Nord resta il peggior inferno immaginabile: tra 50.000 e 70.000 cristiani rinchiusi in campi di prigionia che farebbero impallidire i gulag sovietici. Somalia, Yemen, Libia e Sudan completano la lista dei paesi dove essere cristiani è, letteralmente, una forma di suicidio involontario. In queste nazioni la combinazione di fondamentalismo islamico, tribalismo e assenza di stato di diritto rende impossibile anche solo possedere una Bibbia.

Poi c’è la Nigeria, teatro del massacro più ignorato del pianeta. Boko Haram, le milizie Fulani e altri gruppi jihadisti colpiscono villaggi cristiani con un’intensità impressionante. Uomini decapitati, donne violentate, bambini rapiti e trasformati in scudi umani. Una ferocia continua che si ripete ogni settimana. Un nuovo rapporto della International Society for Civil Liberties and Rule of Law (Intersociety) rivela che nei primi sette mesi del 2025 in Nigeria sono stati massacrati 7.087 cristiani, una media di 30 cristiani uccisi ogni giorno, più di uno all’ora. Nello stesso periodo, 7.800 cristiani sono stati rapiti violentemente perché cristiani. Rapiti, deportati, scomparsi, ridotti in schiavitù o riscattati con pagamenti impossibili per famiglie contadine disperate.

Il rapporto, redatto dal ricercatore Emeka Umeagbalasi e inviato ad ACI Africa, non lascia spazio ai dubbi: la Nigeria è oggi l’epicentro mondiale dell’orrore anticristiano. Gruppi jihadisti entrati nel Paese dal 2017 agiscono senza alcun controllo, guidati da milizie fulani jihadiste e dall’Alleanza per la Jihad in Nigeria, creata nel 2020. A questi si aggiungono almeno 22 gruppi terroristici islamici attivi sul territorio nazionale, con un obiettivo dichiarato: «annientare il cristianesimo, distruggere il patrimonio culturale indigeno e imporre un sultanato entro il 2075».

Come se non bastasse, Intersociety denuncia che almeno 410 cristiani sono stati uccisi dall’esercito nigeriano stesso, soprattutto nel sud-est, attraverso esecuzioni extragiudiziali, rapimenti, torture e criminalizzazione su base religiosa. Non è solo terrorismo: è un sistema.

In Pakistan, paese “alleato” dell’Occidente, nel 2024 sono stati uccisi 20 cristiani e 459 chiese sono state attaccate, vandalizzate o bruciate. In India, considerata la più grande democrazia del mondo, oltre 2.000 cristiani sono stati arrestati arbitrariamente, spesso con accuse inventate di proselitismo, mentre i luoghi di culto cristiani colpiti sono stati 459. Ma anche qui l’Europa, la Germania, l’Italia, il mondo… non vede, non sente, non parla: troppo scomodo criticare i partner economici.

Il dramma diventa ancora più agghiacciante quando si parla delle donne cristiane. Nel 2024 i casi documentati di violenza sessuale, rapimenti, abusi e schiavitù domestica sono stati 3.944. A queste si aggiungono 821 ragazze costrette a matrimoni forzati, spesso dopo essere state rapite e convertite con la forza. Ma evidentemente, per certa politica occidentale, i diritti delle donne valgono solo quando possono essere trasformati in slogan.

E mentre tutto questo accade, nelle piazze europee si continua a sventolare il simbolo di Hamas, si continua a parlare di “resistenza”, si continua a puntare il dito contro Israele, come se fosse l’unica questione degna di indignazione morale. La persecuzione dei cristiani supera in numeri, brutalità e diffusione qualunque altro fenomeno religioso contemporaneo. Eppure è la meno raccontata, la meno denunciata, la meno difesa.

Il punto non è politicizzare la sofferenza dei cristiani. Il punto è che la loro tragedia è diventata invisibile per scelta. Una scelta dettata non dall’assenza di dati – perché i numeri sono inequivocabili – ma dall’assenza di coraggio. Il coraggio di ammettere che nel mondo esiste una persecuzione feroce contro chi crede in Cristo, e che difendere queste persone non significa essere “schierati”, ma semplicemente essere umani.

Il risultato è un silenzio assordante. Un silenzio che pesa più delle urla delle manifestazioni. Un silenzio che costa vite. Un silenzio che, alla fine, dice molto più dell’indignazione selettiva che oggi domina l’Occidente.