Nella foto: Pensionati. Foto di ©Pixabay

Il governo mantiene il testo invariato fino al 2031, promette una commissione di riforma e un pacchetto da 10 miliardi per la previdenza privata dei giovani, cercando di placare i dissidenti della Unione

Dopo ore di confronto serrato protrattosi fino a notte fonda, i vertici della coalizioneCDU/SPD hanno raggiunto un accordo nel dibattito che da settimane agita la politica tedesca: il futuro della previdenza e, soprattutto, il delicato equilibrio tra sostenibilità finanziaria e garanzie sociali.

CDU, CSU e SPD hanno deciso di non modificare il testo del nuovo pacchetto pensioni, che dovrebbe superare il voto di Bundestag e Bundesrat entro la fine dell’anno. Una scelta di fermezza, confermata dal cancelliere Friedrich Merz, che ha ribadito come “il Gesetzentwurf non debba più essere cambiato”. Ma la partita politica non è affatto chiusa: a preoccupare la coalizione è la resistenza della Junge Union, il cui voto è decisivo e che proprio sul tema pensionistico ha minacciato di far mancare la maggioranza.

La garanzia di mantenere fino al 2031 un livello pensionistico pari al 48 per cento del salario medio non è contestata dai giovani dell’Unione. A far scattare l’allarme sono invece i piani della coalizione per mantenere un livello superiore a quello previsto dalla legge anche dopo il 2031. Una scelta che, secondo la JU, genererebbe costi aggiuntivi nell’ordine di decine di miliardi, trasferendo il peso dell’operazione sulle generazioni più giovani. Con 18 deputati capaci di ribaltare gli equilibri della maggioranza, la pressione della JU si è fatta sentire in modo significativo.

Per spegnere la rivolta interna, i leader della coalizione hanno concordato un testo di accompagnamento al progetto di legge, una sorta di impegno politico aggiuntivo che punta a rassicurare i giovani ribelli. Il documento, ottenuto dall’ARD (televisione pubblica tedesca), annuncia una riforma pensionistica complessiva da varare il prossimo anno, affidata a una commissione che dovrà presentare le prime proposte entro la fine del secondo trimestre del 2026. Il compito della commissione sarà individuare strategie capaci di garantire un livello pensionistico stabile senza scaricare i costi sulle generazioni future.

Tra le ipotesi sul tavolo c’è lo sviluppo del cosiddetto fattore di sostenibilità, il meccanismo che regola l’equilibrio tra numero di pensionati e lavoratori attivi, evitando che l’aumento della popolazione anziana faccia esplodere la spesa pubblica. Il testo indica anche l’introduzione di un “Nachholfaktor”, un fattore di recupero che dovrebbe compensare gli squilibri creati dalla linea di mantenimento del livello pensionistico oltre il 2031. Allo stesso tempo, si promette di mantenere stabili i contributi per almeno il prossimo decennio, un altro punto richiesto con forza dalla JU.

Un altro tema destinato a far discutere riguarda la possibile revisione dell’età pensionabile. L’innalzamento dell’età di uscita dal lavoro è sempre stato un tabù per la SPD, ma nel testo di accompagnamento la questione viene ufficialmente aperta alla discussione. La commissione dovrà inoltre valutare se includere ulteriori categorie di reddito e nuovi gruppi sociali nel sistema contributivo, ampliando così la base finanziaria del sistema previdenziale. Parallelamente, la coalizione punta a rafforzare la previdenza privata e quella aziendale, soprattutto tra i più giovani. In questa direzione va il piano per un pacchetto di investimenti azionari del valore di dieci miliardi di euro, finanziato attraverso la partecipazione federale in aziende come Deutsche Telekom, Deutsche Post e Commerzbank. Secondo Merz, si tratta di un passo necessario per superare un “arretrato di riforme” che da anni frena il sistema.

Anche il ministro delle Finanze Lars Klingbeil si è detto soddisfatto dell’intesa, sottolineando l’importanza di mantenere invariata la “haltelinie”, la linea di garanzia del livello minimo delle pensioni. Per lui la sostenibilità dei sistemi di protezione sociale dipenderà da profonde riforme strutturali da avviare nei prossimi mesi.

Il pacchetto pensionistico in discussione comprende diverse misure: l’“Aktivrente”, pensata per promuovere una partecipazione più lunga al mercato del lavoro; la “Mütterrente”, il supplemento destinato alle madri; una nuova forma di pensione anticipata (“Frühstart-Rente”); e la conferma della soglia minima del 48 per cento fino al 2031. Secondo gli esperti, la garanzia del livello pensionistico rallenterà il calo naturale previsto dal 2032, con costi aggiuntivi che potrebbero superare i cento miliardi di euro entro il 2040. Proprio queste proiezioni hanno spinto molti deputati dell’Unione – fino a cinquanta secondo alcune stime – a minacciare il proprio dissenso, mettendo a rischio la tenuta della maggioranza.

Ora resta da capire se il testo di accompagnamento basterà a convincere la Junge Union. La coalizione si dice fiduciosa: Merz ha assicurato che la determinazione del governo non dovrebbe essere sottovalutata e ha dichiarato di essere certo che i ribelli approveranno il pacchetto. Ma in un clima politico così teso e con un tema tanto sensibile come le pensioni, il voto della prossima settimana al Bundestag rischia di trasformarsi in un test cruciale non solo per il governo, ma anche per la capacità del Paese di riformare il proprio sistema previdenziale senza creare nuove divisioni generazionali.