Nella foto: Foto del Presidente e dell'autore a fine presentazione del libro Napoli Universale

Doppio appuntamento letterario con l’autore di Napoli Universale e La Germania dopo Frau Merkel. Storie di migrazione e radici italiane nel Baden-Württemberg

L’Associazione Culturale Italiana di Friedrichshafen, guidata da Giovanni D’Amicodatri, ha organizzato il 10 ottobre un nuovo evento dedicato alla letteratura e alla memoria degli italiani in Germania, riportando in città l’autore del libro Napoli Universale. L’incontro si è svolto a circa un anno di distanza dalla presentazione del volume La Germania dopo Frau Merkel, pubblicato su Amazon, che aveva già suscitato grande interesse nella comunità locale.

Anche questa volta, la partecipazione è stata numerosa: molti dei circa mille italiani residenti a Friedrichshafen hanno preso parte alla serata, confermando la vitalità culturale e il forte senso di appartenenza della comunità.

Gli italiani a Friedrichshafen rappresentano una delle comunità più antiche del Land del Baden-Württemberg. Già dagli anni Cinquanta, numerose famiglie si stabilirono nella zona, contribuendo in modo significativo allo sviluppo industriale e sociale del territorio.

Tra i primi emigrati figurano la famiglia del suocero di Franco Spitale a Überlingen e quella di Alfio La Mela, giunta da Catania nei primi anni Sessanta con nove figli. Alfio, dopo aver proseguito gli studi in Germania, ha lavorato per la Mercedes e oggi vanta una figlia docente universitaria. Un documentario sulla sua famiglia ha raccontato la storia di integrazione e successo di una generazione di italiani che ha saputo costruire un ponte duraturo tra due culture.

Molti altri connazionali hanno seguito un percorso simile. Antonio Bamonte e Rosario D’Alessandro, entrambi provenienti dal Salernitano, emigrarono rispettivamente nel 1959 e nel 1964. A Friedrichshafen nacquero i loro figli, tra cui Michele, oggi laureato in Ingegneria Meccanica.

Nel 1968, Antonio Pace lasciò l’Italia per lavorare come tornitore meccanico alla ZF, una delle principali aziende della città. Qui conobbe e sposò la tedesca Erika Daut, simbolo di quell’incontro tra popoli che gli accordi bilaterali del 1955 avevano reso possibile.

Alla fonderia Zeppelin lavorava invece Angelo Romano, arrivato nel 1962, mentre la presenza femminile fu rappresentata, tra le prime, da Luciana Di Toro, originaria dell’Abruzzo, anch’essa emigrata nel 1962.

Tra i progetti futuri dell’Associazione e di alcuni membri della comunità vi è quello di realizzare un libro dedicato ai primi emigrati italiani a Friedrichshafen, molti dei quali si sono poi affermati come imprenditori, professionisti e figure di riferimento per le generazioni successive.

“Raccontare queste storie significa preservare una memoria collettiva,” ha sottolineato Giovanni D’Amicodatri, “ma anche offrire ai più giovani la consapevolezza di un’eredità culturale fatta di sacrificio, dignità e riscatto.”

Oggi, dei circa 800.000 italiani emigrati in Germania oltre trent’anni fa, la comunità si è ridotta, ma resta la seconda per numerosità dopo quella turca. In città come Friedrichshafen, però, il legame con l’Italia continua a vivere attraverso la cultura, la lingua e le storie personali che hanno intrecciato due destini europei.

Un passato di fatica e coraggio che, grazie a iniziative come quella dell’Associazione Culturale Italiana, si trasforma in memoria condivisa e in ponte verso il futuro.