Nonostante le notizie incoraggianti sulla ripresa e l’invito da più rappresentati europei a non ritirare troppo prematuramente gli stimoli all’economia, l’Europa resta in attesa del via libera ai primi fondi del Next Generation EU, che passa per il completamento della ratifica sull’aumento delle risorse proprie del bilancio Ue da parte dei Parlamenti nazionali, ancora in corso d’opera. “Il nostro obiettivo strategico dovrebbe essere quello di ottenere il primo esborso delle risorse” del Recovery fund “al più tardi entro la fine di luglio” per “poter tornare al livello di Pil pre-crisi entro l’inizio del 2022”, ha sintetizzato il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, all’Eurogruppo a Lisbona.
Finora sono diciotto i piani di rilancio ricevuti dalla Commissione europea. Tredici Paesi, tra i quali l’Italia, hanno inviato il loro documento entro la scadenza del 30 aprile, mentre gli altri lo stanno facendo in queste settimane. Presentare il piano in ritardo non comporta alcuna conseguenza ma dà un vantaggio a quelli arrivati per primi: i loro documenti sono già in fase di esame ed è più probabile che la valutazione finisca prima, mettendoli in pole position per ricevere i fondi.
Il Next Generation EU ammonta nel complesso a 750 miliardi di euro e comprende 7 strumenti. I due principali sono la Recovery and Resilience Facility (Rrf) e il programma ReactEU. Recovery and Resilience Facility è il cuore del fondo: 312,5 miliardi di euro in sussidi e 360 miliardi di euro in prestiti. ReactEU vale invece 47,5 miliardi di euro in sussidi veicolati attraverso la politica di coesione verso i territori più colpiti dalla crisi.
Sebbene tutti i piani presentati finora rispecchino le stesse priorità indicate dalla Ue, alcuni hanno puntato di più sulla transizione verde, altri sul digitale.
I piani di Italia, Francia, Germania e Spagna a confronto nell’infografica interattiva:
Italia: Nel suo Pnnr, che in totale vale 204,5 miliardi di euro, Roma ha richiesto 191,5 miliardi di euro di sostegno a cui ha diritto, di cui 68,9 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti. Il resto delle risorse previste nel Pnnr arriveranno da finanziamenti nazionali. Alle priorità ambientali sono dedicati 86 miliardi, con significativi investimenti nell’adattamento ai cambiamenti climatici. Metà delle risorse per la mobilità e le infrastrutture ‘verdi’ andranno al sistema ferroviario: soprattutto i treni ad alta velocità. Sono previsti ingenti investimenti in energie rinnovabili, smart grid e idrogeno. Alla digitalizzazione andranno invece 42 miliardi.
Francia: Per Parigi la priorità è la transizione climatica, a cui dedicherà la metà dei suoi 39,4 miliardi di sovvenzioni. Buona parte (6,5 miliardi) andrà ai progetti che renderanno verdi mobilità e infrastrutture, soprattutto il sistema ferroviario. Quasi altrettanto (5,8 miliardi) sarà spesa per l’efficientamento energetico dei vecchi edifici. Si prevedono anche investimenti nell’idrogeno decarbonizzato e nell’aeronautica ‘verde’. I 10 miliardi del digitale andranno a preservare l’occupazione giovanile, la formazione e il sostegno dei disabili. Rispetto agli altri Paesi, presta maggiore attenzione alla coesione territoriale
Germania: Berlino ha a disposizione 25,6 miliardi di euro di sovvenzioni, a cui ha deciso di aggiungere 4,1 miliardi di risorse nazionali, portando il totale del suo piano a 29,7 miliardi di euro. Ne spenderà la maggior parte (15 miliardi) sulla digitalizzazione. Cercherà di svilupparla in tutte le aree: dall’istruzione alla sanità, dall’industria alla pubblica amministrazione, economia in generale ed infrastrutture. Gli investimenti per la mobilità e le infrastrutture ‘verdi’ sono interamente focalizzati sullo sviluppo dell’elettrico. Attenzione anche per l’economia dell’idrogeno, col finanziamento della ricerca fino alla diffusione su vasta scala.
Spagna: Finora Madrid ha chiesto soltanto i 69,5 miliardi di finanziamenti a fondo perduto previsti per lei nel Next Generation EU, e più in là presenterà domanda anche per i prestiti. Il suo piano punta il 39% al verde e il 29% al digitale, tutto accompagnato da oltre 100 riforme. Gli investimenti per la mobilità e le infrastrutture ‘verdi’ sono rivolti allo sviluppo della mobilità elettrica e al trasporto pubblico, seguono energie rinnovabili, smart grid e idrogeno. Il capitolo più corposo (16 miliardi) è la digitalizzazione del tessuto industriale e delle Pmi, e in particolare il sostegno alla ripresa del comparto turistico e il rafforzamento dell’imprenditorialità. Ma altri 14 miliardi sono destinati all’agricoltura e all’agenda rurale, per combattere lo spopolamento di quelle aree.
L’iter dall’ok ai piani nazionali ai pre-finanziamenti
“Con i voti positivi dei parlamenti dell’Austria e della Polonia, tutti i 27 Stati membri hanno completato il processo parlamentare per l’approvazione della decisione sulle risorse proprie” dell’Ue, l’atto giuridico necessario per consentire alla Commissione di andare sui mercati a reperire le risorse per il Recovery fund. Con questo annuncio su Twitter venerdì 27 maggio il commissario europeo per il Bilancio, Johannes Hahn, ha aperto la strada al dispiegamento del Next Generation EU, dieci mesi dopo l’accordo tra i leader Ue per la sua nascita. “Sono fiducioso che tutti i passaggi rimanenti possano essere finalizzati già a maggio, il che ci consentirebbe di dare il via al Next Generation EU già a giugno”, ha aggiunto.
“La Commissione Ue è pronta ad andare sui mercati per raccogliere i fondi che renderanno l’Ue più verde, digitale e resiliente”, ha aggiunto il giorno seguente su Twitter la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
A seguito della finalizzazione della ratifica della decisione sull’aumento delle risorse proprie nel bilancio Ue da parte dei parlamenti nazionali dei Ventisette e l’invio degli stessi Stati membri dei loro piani nazionali di ripresa e resilienza a Bruxelles, inizia ora l’iter per i primi esborsi agli Stati membri. La quota di pre-finanziamento vale il 13%. Una portavoce della Commissione Ue ha ricordato come funziona: “La Commissione europea presenterà” al Consiglio Ue “la sua valutazione sui Piani nazionali per il Recovery (Pnrr) di quei Paesi che li hanno presentati a fine aprile, da qui a fine giugno”. Se il Consiglio – formato dagli Stati membri – darà il suo via libera, “i primi pagamenti dei inizieranno sicuramente a luglio”. Le prime operazioni di raccolta di risorse sui mercati per il Recovery “saranno a giugno”, ma prima “restano alcuni piccoli passi formali da compiere”, tra questi: “dovrà essere adottata la decisione annuale” su quanto viene preso in prestito. Questa “fisserà un tetto per l’anno di riferimento” e verrà adottata ogni anno. Dovrà inoltre essere adottato “un piano di finanziamento, che dettaglia le operazioni del prestito per i mesi a venire”.