Il caso del Pd Svizzera e la necessità di chiarezza per gli italiani all’estero

La partecipazione politica degli italiani all’estero è una conquista costituzionale e democratica che va certamente difesa con rigore, precisione e rispetto delle norme.

Ha per questo un effetto preoccupante quanto emerso da un recente incontro pubblico avvenuto in Svizzera e riportato dal sito ItaloBlogger nell’articolo “Winterthur segue la politica italiana!”.

Si parla dell’imminente referendum dell’8 e 9 giugno 2025.

Nel corso dell’evento, la presidente del PD-Svizzera ha illustrato i temi del voto referendario, ponendo un accento particolare sull’importanza della partecipazione da parte degli iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero).

Fin qui nulla da obiettare. Tuttavia, una specifica affermazione della relatrice ha sollevato un serio problema di disinformazione.

Secondo quanto riportato da ItaloBlogger, la Presidente del PD Svizzera, avrebbe dichiarato che “votare significa lasciare inalterata l’iscrizione AIRE nel casellario consolare di riferimento per continuare a ottenere tutti i benefici dei servizi erogati dalle strutture consolari”. Una frase che, se confermata nei termini riportati, è tanto inesatta dal punto di vista normativo quanto fuorviante dal punto di vista informativo.

La realtà è che l’iscrizione all’AIRE non è in alcun modo subordinata all’esercizio del diritto di voto. Essa è regolata dalla legge n. 470 del 1988, che stabilisce criteri chiari e indipendenti per il mantenimento dell’iscrizione: residenza all’estero, possesso della cittadinanza italiana e mancata registrazione di un rientro definitivo in Italia.

Dunque, non votare non comporterebbe in alcun modo la cancellazione dall’AIRE né tantomeno la perdita dei diritti ai servizi consolari, che sono garantiti a ogni cittadino italiano regolarmente iscritto, a prescindere dal suo comportamento elettorale.

L’effetto di simili affermazioni, anche se motivate da un intento mobilitante, è ritenuto dagli oppositori del PD pericolosamente disinformativo. Suggerire che il mancato voto possa inficiare la permanenza nell’AIRE o comportare la perdita di benefici consolari creerebbe un clima di allarmismo, minerebbe la libertà di scelta individuale e, soprattutto, condizionerebbe la partecipazione al voto con false premesse.

In una nota ufficiale, i Sostenitori del Centrodestra unito in Svizzera hanno, infatti, preso una posizione netta su quanto accaduto: “Alla luce di quanto detto, è legittimo affermare che il PD-Svizzera dovrebbe vergognarsi per aver veicolato — intenzionalmente o meno — una forma di disinformazione che danneggia gli italiani all’estero. Se l’obiettivo era mobilitare la comunità, si sarebbe potuto farlo con ben altri argomenti, magari approfondendo il contenuto del referendum stesso, invece di far leva su falsi allarmi. Invitiamo pertanto il Comitato per i Referendum, e in particolare la Dott.ssa Galvano, a rettificare pubblicamente le affermazioni scorrette, e a impegnarsi per un dibattito elettorale rispettoso della verità normativa e della libertà di coscienza degli elettori. Restiamo disponibili al confronto, ma fermamente convinti che il primo passo per rafforzare la partecipazione democratica sia dire le cose come stanno” conclude il comunicato.

Al di là delle contrapposizioni politiche, ciò che emerge con chiarezza è la necessità di riportare il dibattito referendario su un piano di verità, correttezza e rispetto per l’intelligenza degli elettori. La partecipazione è fondamentale, ma deve essere libera e informata, non condizionata da timori infondati.

Gli italiani all’estero meritano una rappresentanza politica all’altezza, capace di fornire strumenti di comprensione e non meccanismi di pressione. Il voto è sempre un diritto e mai un ricatto.