Continua il nostro viaggio incominciato mesi fa, in occasione del grande fervore e attenzione generata per l’elezione e le prime mosse che Papa Leone XIV ha messo in pratica. Il mondo assiste ai primi risultati e anche le comunità si stanno adattando alla nuova delineata linea guida del Pontificato. Immersi nel racconto, raccogliamo le impressioni, saggi e progetti, tra i Prelati, Presuli e missionari che presiedono le comunità italiane emigrate all’estero, dando voce a chi è impegnato a diffondere il Vangelo, in altre parole, l’insegnamento di Gesù Cristo per continuare a tenere uniti al cristianesimo anche le Comunità sparse nel mondo. Le scorse volte ho avuto il privilegio di rincontrare S. Em. Rev.ma Cardinale Enrico Dal Covolo, Rettore Magnifico della Pul (il secondo voluto da Papa Francesco, nonché assessore del Pontificio comitato di scienze storiche), e S.E.R. Mons. Calogero Peri della Diocesi di Caltagirone. Oggi do il benvenuto al Reverendo padre salesiano don Waldemar Massel della Mci San Giuseppe di Karlsruhe, oriundo polacco ma cittadino italiano dal 2012 e assunto come Vicario del decano locale Hubert Streckert, per tutto il territorio che abbraccia i decanati di Karslruhe, Rastatt, Baden- Baden, Acher-Renchtal, Offenburg-Kinzigtal e Lahr.
Reverendo padre don Waldemar Massel, Lei si è insediata nella Missione Cattolica Italiana San Giuseppe a Karlsruhe da circa quattro anni, c’è un messaggio particolare che vuole dare oggi alla sua comunità pastorale?
Ciao Angela, premetto che è sempre un piacere incontrarti e grazie per lo spazio che riservi ogni volta, attraverso la tua emittente libera TeleVideoItalia.net, alle comunità italiane emigrate, fonte in aggiunta che permette di comunicare e far giungere la nostra parola ovunque, grazie ai tuoi programmi televisivi da remoto. In realtà sono già cinque anni e tre mesi che sono nella Missione a Karlsruhe…, eh sì, il tempo vola! Il mio messaggio alla comunità del posto è invece quello di continuare a fare unità, “uno per tutti, tutti per uno”. Ho messo sulla mia pagina Facebook, un filmato che è molto, molto carino: “ci sono due persone e un canarino, le due persone mettono mano sopra mano e alla fine…, c’è un canarino che anche lui mette la sua zampa”. Ecco, così ho scritto che: anch’io m’immagino così la nostra comunità, così “unita anche nella diversità e che non ci scoraggiamo delle difficoltà che possono esserci”.
Padre, il periodo delicato che sta vivendo l’umanità non è una novità, specie dal lato del credo. Come vede la comunità nel mondo di oggi e la sua Chiesa Cattolica?
Cerchiamo di capire che anche la “Chiesa Cattolica Santa” non significa che è senza difetti, perché ognuno di noi ha la sua umanità, la sua fragilità e malgrado questo, è importante che ciascuno di noi abbia la buona volontà di costruire la comunità e che la comunità nel mondo di oggi, specialmente nel mondo dei giovani lo vediamo tante volte…, sono scoraggiati, non vedono il futuro per loro, vedono tutto male e che va tutto male di fronte a loro. Forse, proprio come ha detto anche Papa Francesco…, abbiamo già la terza guerra mondiale, per adesso combattuta in Ucraina, ma che non diventa in tutto il mondo con le armi, come vediamo la guerra in Israele e questo non lo possiamo dimenticare. Questo popolo palestinese martoriato, i bambini uccisi che soffrono…, che veramente possiamo, anche attraverso le nostre piccole comunità, parlare di Vangelo ed essere capaci di parlare di Gesù.
Nel cammino del suo sacerdozio, ha qualche aneddoto particolare, o qualcosa cui è legato e che vorrebbe fosse d’esempio anche per i suoi parrocchiani?
Io, da qualche tempo, sono venuto a conoscenza di un gruppo carismatico che canta in francese Glorious e che hanno sede a Lione. Sono come quello del Rinnovamento nello Spirito Santo in Italia e c’è una bellissima canzone che la metto quasi ogni giorno, al mattino, che dice: “quando sei triste, quando tutta la tua vita è distrutta, quando non sai dove andare…, lascia che ti parli di Gesù.., lascia che ti parli di Gesù” e questo è importante, come cristiani che ci professiamo di essere. Quando viene qualcuno e mi dice… “Angela…, parlami di Gesù”, che io possa parlare di Gesù. Come diceva San Francesco: “prima con la mia vita ma anche con le parole”. Per parlare di Gesù però, dobbiamo incontrarlo, conoscerlo e questa conoscenza viene anche dalla lettura della Sacra Scrittura e stare…, stare con “Lui”. Papa Francesco in una delle sue catechesi, parlando di Maria Madre della Speranza, ha detto che c’era questa descrizione di “Maria che stava sotto la croce e Lui non dice niente di come stava…, ma stava!”. È importante stare con Gesù, perché se non ci si sta, non si capisce, non lo si vede. Così come stiamo noi adesso Angela: io ti guardo e tu guardi me. Io posso vederti, vedere che occhiali hai, che maglietta hai, se hai il sorriso, se sei triste. La stessa cosa vedi tu. Se non ci vediamo però, ed io non sto con te, non posso accorgermi anche di tante cose che un’altra persona non dice con le parole, ma col corpo. La psicologia parla del linguaggio del corpo che dice tanto, molto più delle parole. Per questo si deve stare con Gesù e non di sfuggita, venire solo a messa dove anche le letture ci scappano. Il mio augurio é, che tutti possiamo per davvero sempre più crescere con Cristo e innamorarsi di Lui, impregnarsi di Lui ed essere questa luce. Questo faro di luce che passa in questo mondo, tante volte pieno di tenebre.
Facendo un passo indietro, la proclamazione del nuovo Pontefice Papa Leone XIV non è passato indifferente. Qual è stata la sua prima emozione e impressione e come ha vissuto questo momento anche la sua comunità San Giuseppe di Karlsruhe.
A dir la verità Angela, quando ho sentito che era un americano degli Stati Uniti un po‘ ero perplesso, ma poi, quando l’ho visto sul balcone della Basilica di San Pietro e sentito le prime parole che ha detto “pace a voi” che sono le prime parole con le quali Gesù risorto ha salutato i suoi discepoli e vedendo anche la persona, subito mi è piaciuto. Subito ho riconosciuto in Lui, almeno parlo per me, un uomo di Dio. Poi anche bellissimo questo suo primo intervento, nel quale veramente ha parlato di pace, come avete detto di seguito anche tutti voi giornalisti…, per “nove volte” ha usato la parola “pace”. Poi ho anche sentito, ascoltato e riletto anche la sua prima predica fatta durante la messa il giorno dopo con tutti i Cardinali, è veramente una cosa bellissima. Sono pieno di speranza, che Lui, in questi tempi che viviamo, possa veramente guidare sia la Chiesa Cattolica, sia dare anche un contributo per il mondo di oggi. Sì, sono pieno di speranza. Siamo nell’anno Giubilare, Pellegrini di speranza. Io sono da poco esule, sono tornato dagli esercizi spirituali per i sacerdoti, anche il personale assunto delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania che ci ha predicato monsignor Gerardo Antonazzo, Vescovo della Diocesi di Cassino, Sora, Aquino, Pontecorvo. Anche Lui è una persona veramente squisita, un biblista e che ci ha fatto proprio riflettere sulla “speranza”. Lui ci ha accompagnato, due anni fa, anche negli esercizi spirituali che abbiamo fatto in Turchia, sulla scia di San Paolo e anche nella Missione viviamo quest’anno in modo intenso.
Deduco che questi sono stati mesi intensi e ricchi di emozioni e buoni propositi, per la sua comunità?
Abbiamo già fatto anche un pellegrinaggio nel Santuario mariano, qui vicino a Durmersheim, perché tutte le chiese Santuari mariani nella nostra Arcidiocesi sono chiese Giubilari. Abbiamo vissuto un bel momento e fatto già anche due incontri, per vivere meglio il Giubileo, ma anche per prepararsi a meglio al pellegrinaggio che impegna la zona sudovest delle Missioni Cattoliche Italiane a Freiburg. Lì è stata celebrata anche la Santa Messa con il Vescovo Peter Birkhofer, che fino l’anno scorso è stato anche responsabile per le Missioni nella nostra Arcidiocesi. C’è stato un terzo incontro, assieme alla comunità di Pforzheim, in preparazione proprio al pellegrinaggio ma anche per vivere meglio quest’anno Giubilare. Io, anche al livello posso dire… esteriore di segni, mi sono molto buttato. Non so se si può vedere bene, attraverso lo schermo della tua emittente Angela, ma io porto al petto sempre questo bottoncino con il logo. Ho fatto anche un Roll-Up in chiesa e che ho portato anche per gli esercizi spirituali. Ho fatto segnalibri con preghiera di Papa Francesco per il Giubilare, i cappellini, gli zaini e altre cose così, per far vedere che c’è questo anno Giubilare e che non passa inosservato anche dal punto di vista visivo e non soltanto spirituale. Quello che riguarda la mia comunità di persone con cui ho potuto un po‘ parlare e quello che anche vedo quando pubblico qualcosa sulla nostra pagina Facebook su Papa Leone XIV, è che anche alla gente questo “Papa” al primo impatto piace, spira fiducia e penso che tutti non saremo delusi del suo pontificato.
Facendo una riflessione sulle basi di quanto costruito da Papa Francesco, trova la continuità su questa strada maestra, da parte del nuovo pontefice Papa Leone XIV?
Eeeh…, penso che sia ancora troppo presto per dire questo. Dobbiamo aspettare un po’ di tempo. Io ho cercato di seguirlo ma poi, con tante altre cose che sono subentrate, non ho potuto seguire tanto. Ci sono i suoi incontri, le prediche, la catechesi, quelle di domenica oppure di mercoledì, ma dobbiamo aspettare, penso, anche qualche documento, qualche enciclica, oppure qualche esortazione apostolica per vedere anche più avanti. Penso che una cosa che si può già vedere è che è di continuazione questa preoccupazione, che aveva anche Papa Francesco, per la pace.
Secondo lei Reverendo, a cosa va incontro il mondo con il nuovo Pontefice?
Va incontro a tutte questo forte cambiamento che c’è nel mondo e anche questo, penso, dal punto di vista riorganizzazione del mondo e dal punto di vista sia politico sia economico, sociale con tutte le nuove cose che ci sono e si vedono. C’è anche questa guerra per le influenze nel mondo per dividere di nuovo il mondo tra diversi imperi, possiamo dire, oppure Stati che hanno più potere e questo influenza sul vivere di tante persone. Quando c’è questa lotta poi, scoppiano anche non soltanto le guerre con le armi, ma anche diverse altre guerre. Vedo che c’è tanto disorientamento delle persone oggi e in pratica, spesso, vedo che sempre più la gente non crede a niente e a nessuno. Cerca di arrangiarsi come può, come quel qualcuno che ha detto “si salvi chi può” e ognuno cerca dove aggrapparsi. Penso che in questo momento la Chiesa cattolica, dopo tutte queste cose che sono successe, scandali di diverso tipo che…, certo ci sono, non possiamo nascondere tutte queste cose, ma sono state sfruttate di proposito e forse molto gonfiate, per togliere…, forse dall’ultimo baluardo, ancora un unico posto fisso per dove aggrapparsi a questo palo. La roccia dove aggrapparsi. “Pietro, tu sarai roccia, su questa roccia costruirò così la mia Chiesa” come riportato nel Vangelo secondo Matteo (16,18) e penso che in questo momento tutti quanti come Chiesa, perché tutti quanti siamo e facciamo Chiesa, siamo pietre vive. Ognuno ha il suo posto, la sua responsabilità in questa Chiesa e dobbiamo fare di tutto per dare questa testimonianza del Vangelo.
Secondo Lei, possiamo sperare a un futuro, dove riaffiora un rinnovamento della fede e al cristianesimo?
Ultimamente ho letto almeno su questi due Paesi, Francia e Inghilterra, che in Francia c’è grande rinnovamento della fede cattolica che sono i giovani. Tantissimi giovani che sono cresciuti da non credenti e che chiedono il battesimo. In quest’ultima Pasqua, in Francia, sono state fatte più di diecimila battesimi. Lo stesso è accaduto in Inghilterra. Ho letto che della generazione Z., in tantissimi cercano di nuovo di ritrovare il senso della vita nel cristianesimo. Così vediamo, forse, anche questa profezia di Benedetto XVI nel ’63 o ´68, e comunque fatta durante il Concilio, in cui egli immaginava un futuro in cui la Chiesa arriverà che rimarrà proprio il resto di Israele, così la chiesa così detta “chiesa delle catacombe”, „piccolo gregge„, che i sacerdoti saranno soltanto “assistenti sociali nel sociale” e da questo piccolo gruppo di nuovo, dopo la purificazione, rinasce di nuovo la Chiesa. Penso che questo sia anche un impegno grande della Chiesa oggi e un impegno grande anche di Papa Francesco, quello cioè di parlare di Gesù. Dobbiamo tutti parlare di Gesù, non mantenere le nostre posizioni ma soltanto difenderli. Mantenere forse il ritualismo ma dobbiamo veramente testimoniare la nostra fiducia, la nostra fede in Gesù con la nostra vita, quello che diceva Francesco ai suoi primi missionari che ha mandato in Marocco, dicendo loro: „Parlate alla gente di Cristo con la vostra vita e se non basta questo, usate anche la parola„.
Cosa si aspetta e si auspica Lei, la Curia romana e il mondo intero da Papa Leone XIV?
È quello che dicevo! Che ci aiuti a tutti a testimoniare Gesù Cristo, uscire anche un po‘ dalla confusione che c’è anche all’interno della Chiesa e anche da queste diverse correnti. Anch’io che sto qui in Germania…, anche noi vediamo che la Chiesa Cattolica in Germania cerca un po‘, come sempre è stato anche nel passato, fare la propria via e quant’altro e non ascoltare tanto “Roma” ma vivere “loro” per conto suo. Si vede anche qui in Germania un po‘ di questo disorientamento e anche tra i fedeli, perché… “chi dice così, chi dice cosà”. Per esempio, anche tra i nostri fedeli vediamo che quando vanno dai sacerdoti tedeschi, nella confessione l’impostano diversamente e dicono… „ma che dici? Questo non è peccato!” Poi vengono da noi e gli diciamo un’altra cosa e loro dicono: “eh…, com’è, così ognuno se la canta, se la suona e se la balla da sola?” Questo, penso, che sia anche importante, avere l’unità nella diversità…, “unità nella diversità”. Come siamo in famiglia, diversi ma siamo uniti, ognuno fa a modo suo. Per esempio, se costruiamo una casa, ognuno ha il suo metodo di costruire ma è importante che da questa casa che costruiamo, diventi poi alla fine una casa solo e non due pezzi di casa diversa. Ognuno fa e ha il suo metodo. Questo lo vediamo anche nello studio, „ognuno ha il suo metodo di imparare ma alla fine, è importante che tutti quanti poi, possediamo la stessa unica conoscenza della materia.“
Don Waldemar, ringraziandola a nome anche del Corriere d’Italia e SINE, per averci dedicato il suo prezioso tempo che so che è limitato, Le chiedo in conclusione se ha dei progetti e passioni che le stanno a cuore e desidera esternare.
Sì, il pellegrinaggio annuale fatto a Roma all’inizio di ottobre, insieme con le Missioni, poiché è il Giubileo delle Missioni dei Migranti. In progetto c’è anche quello di trovare un modo di fare queste catechesi, per i miei parrocchiani. Penso di cominciare forse con questi incontri settimanali, per prendere il Vangelo della domenica e approfondirlo, per capirlo ancora di più. Inoltre, da qualche mese Angela, sono appassionato di un brano in particolare di questo Vangelo, quello sui discepoli di Emmaus. Già in precedenza mi è sempre piaciuto molto e adesso ancora di più, così tutti i libri che trovo su questo Vangelo me li compro e li leggo. C’è anche un bel libretto di dodici riflessioni e penso come prendere questo brano di Vangelo e fare degli incontri lungo l’anno, con i miei parrocchiani e non solo, perché penso che anche questo Vangelo è buono per i tempi nostri. Narra che “…loro tornavano a casa delusi, tristi. Gesù arriva a fianco a loro ma loro, non se ne accorgono. Comincia a parlare per tirarli su di morale e quando “Gesù” sta con loro non lo riconoscono e quando lo riconoscono…, Lui sparisce…”. É così che anche noi, tante volte, abbiamo Gesù Cristo a fianco a noi e non lo riconosciamo. Lo riconoscono nello spezzare del pane e penso che anche questo è l’importanza dell’Eucaristia, partecipazione all’Eucaristia, perché lo riconosciamo. É molto bello, per come ne ha parlato anche nella conferenza il Vescovo Gerardo Antonazzo. Questi sono, in questo momento, i miei progetti e poi vediamo, qualcos’altro nascerà nel frattempo.
Va bene Reverendo, la seguiremo, come sempre del resto. Oggi, come ha visto, abbiamo fatto del tutto anche per riuscire a collegarci con Lei e la buona notizia è che l’audio si è ripristinato e noi, alla fine, la sentivamo ugualmente.
Ah, benissimo. Vede…, penso che era il “diavolaccio” che ci metteva il bastone tra le ruote, ma noi siamo stati più fiduciosi, con la speranza che tutto andava per il meglio. Eh vede Angela, anche la sua perseveranza di non mollare, ha fatto sì che portasse finalmente a termine quest’intervista e alla fine, ce l’abbiamo fatta! Anche questo è un insegnamento per la nostra vita… “non mollare mai, anche se tutto sembra ormai perduto, si va avanti!” Alla prossima Angela. Ciao, auguri e buon lavoro.