ADN-ZB II. Weltkrieg 1939-45 Überfall der faschistischen deutschen Wehrmacht auf Polen am 1.9.1939. Soldaten zerstören den Schlagbaum an der deutsch-polnischen Grenze in der Nähe von Danzig

L’invasione della Polonia segnò l’inizio del conflitto più devastante del Novecento: un monito attuale nell’Europa che torna a riarmarsi

All’alba del 1° settembre 1939, l’Europa si risvegliò in un incubo. Alle 4.45 del mattino, la corazzata tedesca Schleswig-Holstein, ancorata nel porto di Danzica con la scusa di una visita diplomatica, aprì il fuoco contro la guarnigione polacca di Westerplatte. Contemporaneamente, centinaia di migliaia di soldati della Wehrmacht attraversarono i confini della Polonia. Era l’inizio della Seconda guerra mondiale, il conflitto che avrebbe lasciato cicatrici profonde e indelebili nel cuore del Novecento.

Per la popolazione civile, la guerra esplose con il fragore delle sirene e dei bombardamenti. Varsavia, Lodz, Cracovia: le città polacche furono bersaglio dei raid aerei, colpite in scuole, mercati, quartieri residenziali. In pochi giorni, la brutalità moderna della “guerra lampo” mise a nudo l’impotenza delle linee difensive tradizionali. I carri armati tedeschi, accompagnati dall’aviazione, schiacciarono ogni resistenza, lasciando dietro di sé rovine e sfollati.

Il mondo osservò con sgomento. Ma non era un fulmine a ciel sereno. Già nel 1938 Hitler aveva annesso l’Austria, poi smembrato la Cecoslovacchia. Ogni volta, l’Europa aveva risposto con esitazione e compromessi, convinta che assecondare il dittatore avrebbe potuto evitare un conflitto. La storia avrebbe dimostrato il contrario.

Il 3 settembre 1939, due giorni dopo l’invasione, Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania. L’Europa era di nuovo in fiamme, appena vent’anni dopo il primo conflitto mondiale. Iniziava un cammino che avrebbe condotto a sei anni di massacri, alla Shoah, alla distruzione delle città, a più di 60 milioni di morti.

La memoria di quel giorno, il 1° settembre 1939, dovrebbe restare impressa come un monito eterno: la pace è fragile, e la guerra nasce sempre da ambizioni politiche nutrite dall’indifferenza o dalla paura degli altri.

Oggi, a oltre ottant’anni di distanza, questo monito sembra farsi più flebile. La Germania, il paese che dal dopoguerra aveva scelto la via del disarmo e della riconciliazione, sta tornando a investire in modo massiccio nelle proprie forze armate. La corsa globale al riarmo, tra nuove alleanze e vecchie rivalità, richiama alla memoria scenari che si speravano consegnati ai libri di storia.

La lunga pace europea, che dal 1945 ha garantito prosperità e cooperazione senza precedenti, si sta incrinando. Politici distratti, o forse cinici, sembrano aver dimenticato cosa significhi davvero la guerra: non solo mappe e strategie, ma vite spezzate, famiglie cancellate, città ridotte in macerie.

Il 1° settembre 1939 ci ricorda che la guerra non è mai un’astrazione, ma una tragedia concreta e quotidiana. Dimenticarlo, oggi, è il rischio più grande. Perché la pace non è un dono eterno: è una scelta che va difesa ogni giorno, con coraggio e memoria.