Dopo aver portato in scena lo scorso anno la figura di padre Turoldo e prima ancora quella di San Scalabrini, la compagnia teatrale “Le Maschere”  Stuttgart in collaborazione con le ACLI Baden-Württemberg presentano sabato 8 novembre alle ore 18 presso la sala parrocchiale Christus König di Stuttgart la lettura scenica sulla vita e opere del Beato don Tonino Bello

In un evento che unisce parola, musica e testimonianza si vuole riscoprire il messaggio sempre vivo di don Tonino Bello, il “vescovo con il grembiule”. Si vuole raccontare la vita di un Pastore che ha saputo servire con umiltà e amore il prossimo.

Abbiamo intervistato Angelo Attademo che ha curato la regia e l’adattamento dei testi, per conoscere da vicino com’è nato questo progetto e perché, oggi più che mai, la voce di Don Tonino continua a parlarci.

Come nasce l’idea di dedicare una lettura scenica a don Tonino Bello?

Dopo la rappresentazione scenica del 2024 dedicata alla figura di padre Turoldo, don Fabio Seccia, parroco della comunità Cattolica Italiana di Stuttgart-Vaihingen e Cannstatt, ci ha proposto di presentare la figura del Beato don Tonino Bello. La serata dedicata a padre Turoldo aveva riscosso infatti molto interesse di pubblico e il format di lettura dei testi alternata alle musiche ed al coro si è rivelata vincente. Era quindi prevedibile ripercorrere questa strada iniziata a dire il vero già nel 2022 con la lettura delle poesie in emigrazione, seguita nel 2023 dalla figura del Vescovo Scalabrini.

Cosa ti ha colpito di più di questa figura, molto attuale – ad es. per il tema della pace – ma lontana nel tempo?

Il suo impegno concreto e anticonformista di predicare e promuovere  la pace  sia nei  paesi allora in guerra, come  la ex Jugoslavia, che nell’Italia degli anni di piombo, ci riporta tristemente a una realtà dove i valori e il rispetto dell’uomo vengono come allora calpestati per egoismi politici, nazionali e personali.

“Il vescovo con il grembiule” è un titolo che porta con sé un grande significato. Che cosa rappresenta per te quel “grembiule”?

Quest’espressione coniata da don Tonino Bello ne  è  diventata il marchio di riconoscimento; il grembiule e la stola, quindi, l’azione e la preghiera, ora ed allora, raccolgono in sé la filosofia di vita di un uomo che ha dedicato tutto sé stesso all’accoglienza degli umili, degli emarginati, dei disadattati delle sue parrocchie, accompagnandoli nelle lotte sindacali , offrendo un tetto agli sfollati ed una parola di fede ai disillusi

Come hai scelto i testi da portare in scena? C’è un filo conduttore che lega i diversi brani?

Don Tonino Bello ha lasciato moltissimi scritti, soprattutto poesie. Già nel mese di aprile abbiamo tenuto in chiesa una serata durante la quale abbiamo letto esclusivamente le sue preghiere, che si possono considerare vere e proprie poesie, intercalate dal coro della Comunità di San Giorgio, diretto da Cinzia Ficarra. Poi la semplicità e la dedizione di usare „ l’ala di riserva „ nell’aiutare i bisognosi e i cercatori di fede mi ha guidato nello scrivere la sua biografia, sperando di riuscire a far passare il messaggio di don Tonino Bello, la chiesa è al servizio dell’uomo.

Nella rappresentazione si alternano parola, musica e canti: qual è il senso di questa scelta?

Musica e canti e aggiungerei il suono dell’Arpa che ci accompagna in tutte le serate toccano la sensibilità umana, più profonde ed inconsce, mentre l’ascolto dei testi stimola la riflessione e promuove la conoscenza del nuovo.

C’è un passaggio di don Tonino che ti ha particolarmente colpito e/o guidato nel lavoro?

La frase che ha ripreso anche Papa Francesco „ grazie terra mia che mi hai fatto nascere povero come te, e per questo mi hai dato la forza e l’amore per capire i poveri“. La forza di questa frase la ritroviamo in tutte le azioni che don Tonino compie nella sua vita e anche nel momento di scegliere dove morire decide per la sua terra natia.

Quale messaggio vorresti che arrivasse al pubblico?

Il messaggio è semplice ed universale: la Chiesa è fatta di tutti noi che la frequentiamo e contribuiamo alla sua perseveranza nel mondo. I valori spesso svenduti come originali ed innovativi sono sempre esistiti nella Chiesa, che recupera così il messaggio francescano di pace e sostegno dei popoli.

Dopo padre Turoldo e don Tonino Bello pensi di preparare un nuovo lavoro e su chi?

Sulla scìa dell’apprezzamento dimostrato dal pubblico ed il sostegno delle comunità, continuerò senz’altro con nuove proposte: sto studiando al momento due progetti, ma preferisco non anticipare e lavorare sereno.

Per finire, cosa ti ha lasciato questo incontro con don Tonino Bello?

La grandezza di don Tonino come padre Turoldo è risaltata al momento della malattia reagendo con forza e continuando a operare per la comunità e non mostrare paura verso la morte. Questo coraggio ci dà la forza di vivere meglio, continuare il nostro impegno verso i bisognosi e avvicinarci al Signore con umiltà.