Nella foto: Alessandro Bonesini. Foto di ©archivio privato

Il Dirigente scolastico Alessandro Bonesini al termine di mandato

Col primo settembre hanno avuto inizio gli avvicendamenti anche in ambito scolastico italiano in Germania. 

Gli insegnanti di ruolo rientrati in Italia, sono una dozzina. Si tratta di personale docente impiegato sia nelle Sezioni bilingui che nei corsi di lingua e cultura italiana.

Un cambio di guardia avverrà prossimamente anche alla Direzione dell’Ufficio Scuole del Consolato Generale di Francoforte. Il prof. Alessandro Bonesini, che dal 2016 al 31 agosto scorso ha curato i rapporti col mondo della scuola di ben 4 Länder (Assia, Renania-Palatinato, Saar e Nord Reno-Vestfalia) ha formalmente messo in valigia una vasta esperienza, ricca di luci e ombre, di soddisfazioni e delusioni, di successi ed insuccessi, di gioia e rammarico.

Per ben 9 anni di mandato Bonesini ha coordinato le attività consolari di lingua e cultura italiana di 11 enti promotori e gestito personale ministeriale italiano di tre scuole primarie e tre secondarie bilingui, lettorati ministeriali in 6 università e numerosi progetti di finanziamento di cattedre e corsi di formazione.

È stato membro di esperti valutatori esterni della didattica della Goethe Universität di Francoforte e grazie alla sua laurea in Filosofia, ha conseguito un master in cooperazione internazionale e perfezionamenti in gestione di istituzioni educative.

Volgendo lo sguardo al passato di 9 anni fa, Bonesini lasciava alle sue spalle la dirigenza di istituti di scuola primaria e secondaria nel Veneto e in Trentino. Il suo dottorato di ricerca in Filosofia del linguaggio con il riconoscimento di “summa cum laude” presso la Martin-Luther-Universität Halle-Wittemberg gli ha consentito, e gli consente tutt’ora, di valorizzare molto le sezioni scolastiche bilingui, crocevie non solo di lingue ma anche di culture che si fondono e arricchiscono immensamente il patrimonio delle conoscenze dell’arte e della vocazione del mondo della scuola. 

Ma quale fu la molla che quasi un decennio fa spinse l’allora Dirigente scolastico di Trento ad approdare alla Direzione scolastica del nostro Consolato di Francoforte?

La mia formazione ha sempre avuto un respiro internazionale. Già mentre ero al liceo classico, ho vinto una borsa di studio a Mosca. Durante gli studi universitari ho fatto ricerche a Málaga, a Madrid e a Cuba. Successivamente ho conseguito un master in cooperazione internazionale, e ho lavorato molti mesi in Serbia. Come dirigente scolastico ho sviluppato collaborazioni con scuole in Finlandia, Germania, Francia, Irlanda, Malta, Kosovo. Come studioso, ho conseguito il dottorato di ricerca in Germania. Dal punto di vista professionale, un’esperienza all’estero mi avrebbe consentito di acquisire nuove competenze e di fare un servizio utile – almeno lo spero – per la diffusione della lingua e della cultura italiana per la nostra collettività che, lo ricordo sempre, è in proporzione la prima al mondo. Abbiamo quella che io chiamo la “seconda Italia oltre i confini”, anche se, specialmente oggi, lo si dimentica.

Che cosa è cambiato in 9 anni di supervisione e guida dell’insegnamento dell’italiano nelle scuole locali tedesche?

Direi almeno due cose. Prima di tutto la collettività italiana in Germania evolve in modo costante. Gli arrivi non diminuiscono, e oltre ai giovani, si muovono sempre più spesso famiglie con figli già adolescenti. Rispetto all’epoca dei Gastarbeiter prima, e della nuova emigrazione favorita dal contesto dell’Unione Europea e dalle crisi italiane poi, oggi si assiste al nascere di esigenze di scolarizzazione più diversificate. Di conseguenza, e qui il secondo cambiamento, sarebbero necessarie maggiori risorse, in termini di personale, denaro, flessibilità e autonomia di gestione. Tutte queste cose in nove anni non hanno visto incrementi, quanto se mai progressivi ridimensionamenti. La mia impressione è che la capacità dello Stato italiano di rispondere alle esigenze della “seconda Italia oltre i confini” sia venuta meno. Che questo accada per necessità o per disinteresse, lo lascio al giudizio di ciascuno.

Nell’arco temporale del Suo mandato Lei ha dovuto gestire il personale docente ministeriale di 3 primarie e di 3 scuole secondarie bilingui. Con quali risultati?

La sede di Francoforte, dove si trova l’Ufficio Scuola da me diretto fino al 31 agosto scorso (che comprende anche i consolati di Colonia e Dortmund) è particolarmente fortunata. In città infatti c’è una ricca filiera bilingue dai 3 ai 19 anni, con 10 insegnanti ministeriali tutti incardinati nelle scuole. Attualmente le scuole sono 4, ma nel corso del mio mandato sono arrivate anche a 6. Gli alunni attualmente sono 436. Accanto a queste, c’è anche un asilo bilingue della Diocesi di Limburgo, con 100 bambini. La richiesta di scuole bilingui rimane alta.

Perché però le famiglie scelgono il canale scolastico italo-tedesco?

Fattori importanti sono il desiderio di mantenere la lingua di una parte della famiglia, i legami con il paese di origine o con i parenti che rimangono in Italia. Nella maggior parte dei casi, a queste motivazioni si unisce sempre più spesso la consapevolezza che la formazione bilingue sia strategica per il successo scolastico e professionale dei giovani.

Che cosa succede se l’alunno non si trova bene in questa tipologia di classe italo-tedesca?

Da tutte le scuole bilingui si può tranquillamente transitare nelle scuole non bilingui, oppure accedere a qualsiasi formazione professionale. Meno facile è il percorso inverso.

Dalla Direzione scolastica consolare dipendono anche i corsi di lingua e cultura italiana gestiti da diversi enti promotori. Con quali risultati si è ormai conclusa la Sua direzione didattica?

Si tratta di un capitolo vasto, storico, affascinante e anche doloroso. Se devo fare un bilancio dei risultati, da una parte posso dire che qualche motivo di soddisfazione in effetti c’è. Le regole ministeriali sono però diventate di anno in anno più complesse, si sono allontanate dalla realtà e hanno indotto molti enti a ridimensionare l’offerta o ad abbandonare.  Anche se non sono riuscito a frequentare i corsi con l’assiduità che avrei voluto, devo dire che la consapevolezza di aver contribuito con il mio lavoro a rendere possibili migliaia di ore di lezione di italiano ma anche di inserimento nel sistema scolastico tedesco per migliaia di ragazzi. Tuttavia, proprio in coincidenza con la fine del mio mandato, ben tre degli enti con cui ho lavorato (uno a Francoforte, uno a Dortmund e uno a Colonia) col nuovo anno scolastico interrompono le loro attività. Questo è per me un motivo di grande tristezza. Confido in ogni caso che ci sia chi sappia reagire e che si possano riproporre corsi e iniziative di cui il territorio ha assolutamente bisogno.

Che cosa è riuscito a conseguire come risultato in una circoscrizione didattica che abbraccia Assia, Renania Palatinato, Saar e Nord Reno Vestfalia in cui hanno operato nei suoi anni almeno 10 enti gestori/promotori?

Già la carta geografica evocata dalla domanda suscita un senso di inadeguatezza. Più di 400.000 connazionali, un solo ufficio scuola, con una direttrice amministrativa a Francoforte, la dott.ssa Giovanna Cladi e una collaboratrice part time a Colonia, la dott.ssa Claudia Zündorf, che approfitto per ringraziare di cuore, con 11 insegnanti e 5 lettori nelle università. Una goccia nell’oceano. Direi che tutti abbiamo fatto il possibile. Abbiamo tentato in tutti i modi di mantenere quanto abbiamo trovato nel 2016. In buona sostanza, forse ci siamo riusciti, anche se sarebbe stato molto meglio lavorare in un contesto espansivo, in cui un chiaro mandato anche politico ci avesse messo a disposizione gli strumenti per ampliare le iniziative scolastiche e per raggiungere più famiglie, come accade per altre nazionalità. Ma come è noto, i bisogni sono di gran lunga superiori ai mezzi a nostra disposizione.

Ha qualche rammarico?

Alcuni sì. Cominciando dalla fine, non poter proseguire il lavoro con il console Massimo Darchini di Francoforte, a cui devo molto sul piano umano e professionale, così come avrei voluto condividere un periodo più esteso con il console Maurizio Canfora, che all’inizio della mia esperienza mi ha insegnato cosa significa la diplomazia. Mi pesa un po’ non aver affiancato di più gli studenti, partecipando ai progetti, ai viaggi e alle iniziative nella scuola. Ho avuto la fortuna di lavorare con insegnanti sia ministeriali che degli enti gestori: persone umanamente indimenticabili e professionisti preparatissimi. Credo che la mancanza di una scuola italiana in Germania sia una grave criticità, che il nostro paese dovrebbe al più presto affrontare.

Ci sono spazi di manovra per un rilancio dell’insegnamento della lingua e cultura italiana in una scuola tedesca sempre più plurietnica e plurilingue?

Naturalmente lo spazio per le lingue si è ristretto, in una società dove le collettività straniere sono aumentate a dismisura. La lingua italiana gode di una rendita vantaggiosa, basata sulla nostra storia, sul nostro stile di vita, sulla qualità della nostra socialità, del nostro cibo, dei nostri paesaggi, e sul nostro patrimonio culturale. Perciò, non dovremmo mai smettere di investire su ciò che ci ha resi ammirati e ben voluti in tutto il mondo.

Che cosa lascia in eredità a chi Le subentrerà nel prossimo autunno?

Una rete di belle relazioni e di proficue collaborazioni. E molte difficili sfide.

Da qualche mesetto Lei è il nuovo presidente nazionale della Vereinigung Deutsch-Italienienischer-Kulturgesellschaften (VDIG) che riunisce una cinquantina di associazioni operanti in Germania. Di che cosa si occuperà?

Ho avuto l’onore di essere stato eletto al servizio di questa importantissima rete di associazioni culturali. Sto conoscendo insieme a loro un mondo entusiasmante di persone straordinarie, che lavorano con generosità, competenza e impegno per coltivare e incrementare le relazioni fra Italia e Germania, a partire dai rapporti culturali in senso ampio, vale a dire viaggi, gemellaggi, mostre, letture, concerti, corsi di italiano e di tedesco, premi culturali, serate di cinema, tavoli di intrattenimento e, perché no, appuntamenti con l’insuperabile gastronomia italiana. Insieme a un Vorstand di altissimo livello e a tutte le DIG della Germania, avrò la possibilità di offrire la mia esperienza per far conoscere le DIG sul territorio tedesco e anche le società sorelle che sono in Italia. Credo che sarebbe davvero strategico ampliare la partecipazione anche ad altre associazioni che fanno cultura italiana in Germania, ed arrivare a costruire una grande rete culturale che rappresenti di fronte alle due cittadinanze e alle rispettive autorità quanto sia profondo il sistema di relazioni fra i nostri due paesi, e quanto i contatti fra persone, storie e vite siano essenziali per il mantenimento della fiducia, della collaborazione e della fratellanza fra le nostre due culture. Sono convinto che la convivenza e la pace passino anche da questo.