Riaprirlo in Germania, senza un capitale di partenza e con una lingua sconosciuta, era un progetto che avrebbe necessitato tempo e denaro. E così, per aggirare gli ostacoli senza abbandonare questa scelta, Alessandro ha deciso di cominciare a riparare biciclette a domicilio, iniziando da quelle dei suoi amici italiani. «Ho puntato su prezzi bassi e sul passaparola. Sono piuttosto timido, ma ho dovuto fare di necessità virtù – confida –.
Negli ultimi anni la capitale tedesca si è riempita di connazionali e anche loro, come i berlinesi, girano più in bici che in auto. Sono persone che spesso non conoscono bene la lingua, ma quando devono spendere dei soldi per qualche acquisto si impegnano per comprendere bene di che si tratta. Parlare la stessa lingua – aggiunge – è importante, li rassicura». La possibilità, poi, di aspettare semplicemente che Alessandro arrivi e ripari la due ruote sul posto è una comodità a cui è difficile rinunciare.
«Finisce così che si stringano contatti con molte persone e che una volta finito il lavoro si vada a bere un caffè assieme. È un bel modo per fare conoscenze e, a volte, anche amicizie. Mi era successo anche a Padova – continua Alessandro –, il mio laboratorio, situato nel quartiere Armistizio, era diventato un punto di ritrovo per tante persone. Peccato che in Italia attività come questa rientrino fiscalmente nella categoria dell’artigianato e come tali, dato il bassissimo margine di guadagno, fatichino ad andare avanti. Fossi rimasto in Veneto avrei dovuto sicuramente chiudere».
Nel corso di questi tre anni, a Berlino, la clientela di Alessandro si è estesa anche agli stessi tedeschi: «All’inizio sono generalmente più diffidenti degli italiani, ma una volta che acquisti la loro fiducia ti fanno meno domande e sono pronti a spendere per accessori e componenti senza pensarci due volte. Per fortuna ormai capita spesso che io abbia parecchio lavoro e che le bici me le portino direttamente i clienti a casa». Anche il rapporto con la lingua è migliorato. «Ho frequentato diversi corsi – informa Alessandro – e ho appreso quelle basi che spero mi portino un giorno a parlare il tedesco fluentemente.
Se si vuole vivere qui non solo è necessario, ma anche giusto farlo per inserirsi davvero nella società». Nessuna nostalgia dell’Italia? «La famiglia e i vecchi amici. Una parte del mio cuore è rimasta là. E poi mi mancano le montagne, il monte Venda e le lunghe escursioni in bicicletta che facevo ogni fine settimana. Intorno a Berlino è quasi tutta pianura mentre io amo le sfide».