Nella foto: Passaporto. Foto di © Sarah Passos su Pixabay

La battaglia dei discendenti di italiani all’estero per il riconoscimento della cittadinanza italiana “iure sanguinis” entra in una nuova fase

L’udienza davanti alle Sezioni Unite della Corte Suprema di Cassazione, inizialmente prevista per il 13 gennaio 2026, è stata rinviata a una data tra febbraio e aprile 2026. La notizia è stata confermata dall’avvocato Marco Mellone, che segue due casi simbolo di famiglie italo-americane a cui era stata negata la cittadinanza.

Tutto parte dal crescente numero di richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana da parte di discendenti di emigrati. Molti hanno visto respingere la propria domanda, spesso per motivi burocratici o per interpretazioni restrittive della legge.

I ricorsi n. 18354/2024 e n. 18357/2024 riguardano due famiglie italo-americane convinte di avere diritto alla cittadinanza grazie alla discendenza da antenati italiani. Secondo i ricorrenti, le negazioni ricevute sono ingiuste e discriminatorie, perché non rispettano il principio giuridico del riconoscimento per discendenza, creando disparità tra chi ha ottenuto la cittadinanza e chi, pur avendo gli stessi requisiti, non l’ha ricevuta.

La vicenda si lega a due normative: la Legge n. 555 del 1912, che prevedeva tra l’altro la perdita automatica della cittadinanza dei minori se i genitori si naturalizzavano in un altro Paese; e la Legge n. 74 del 2025, nota anche come “Decreto della Vergogna” e derivata dal decreto-legge n. 36/2025, che ha introdotto modifiche profonde al riconoscimento della cittadinanza per discendenza, suscitando forte controversia tra esperti e cittadini.

Sebbene uno dei temi in discussione riguardi la vecchia norma sulla perdita della cittadinanza dei minori, il punto principale dell’udienza sarà la retroattività del DecretoTajani. L’applicazione della nuova legge ha infatti generato incertezze su migliaia di discendenti già riconosciuti o nati cittadini italiani, come se fossero stati “declassati” da cittadini a semplici stranieri.

I procedimenti riguardano famiglie alle quali il riconoscimento della cittadinanza è stato negato sia in primo che in secondo grado, in base all’articolo 12, comma 2, della Legge n. 555/1912. La difesa è stata curata dall’avvocato Marco Mellone, PhD, autore di diverse opere sulla cittadinanza, che ha chiesto il rinvio dei casi alle Sezioni Unite per la loro importanza collettiva.

Secondo Mellone “L’udienza rimandata servirà al massimo organo della giustizia civile in Italia per analizzare preliminarmente l’applicabilità retroattiva del Decreto-Legge n. 36/2025. I due casi erano già depositati prima dell’entrata in vigore della legge, ma ho chiesto alla Suprema Corte di valutare se questo ius superveniens possa incidere sul caso concreto. La Corte ha accolto la richiesta e definirà i limiti temporali della nuova legge, stabilendo se si applichi anche a chi ha già acquisito la cittadinanza fin dalla nascita. Questo pronunciamento avrà effetti anche sul processo di costituzionalità sollevato dal Tribunale di Torino”.

In pratica, l’avvocato Mellone ha colto l’occasione per chiedere che le Sezioni Unite valutassero anche la retroattività del Decreto Tajani, prima di esaminare nel merito l’articolo 12.2 della Legge n. 555/1912.

Il secondo punto riguarda la validità dell’articolo 12.2, ossia la perdita automatica della cittadinanza italiana per i minori quando il padre o la madre si naturalizzano stranieri.

“Si tratta di verificare se questo meccanismo sia costituzionale, dato che il minore perdeva la cittadinanza senza volerlo, e se si applichi anche quando il bambino era già cittadino del nuovo Paese fin dalla nascita (ius soli). Il numero di interessati è enorme: tra il 60 e il 70% degli emigrati italiani negli Stati Uniti, e in misura minore in altri Paesi, si naturalizzarono durante la minore età dei figli”, spiega Mellone.

Le decisioni delle Sezioni Unite della Cassazione hanno valore vincolante per tutti i tribunali italiani e influenzano anche l’attività amministrativa e politica. Come ricorda Mellone “Dopo la nuova legge sulla cittadinanza, che ha creato tanta incertezza, finalmente i discendenti potranno contare su una ‘loro legge’, emanata dal massimo organo della giurisdizione civile in Italia e conforme ai principi giuridici fondamentali”.

La pronuncia della primavera 2026 sarà quindi determinante per migliaia di discendenti di italiani nel mondo, dagli Stati Uniti all’Argentina fino all’Europa, e potrebbe stabilire un quadro chiaro e uniforme sul diritto alla cittadinanza.

Però fino alla sentenza, molte pratiche di riconoscimento della cittadinanza continueranno a essere sospese o rallentate, in attesa di una decisione definitiva che chiarisca i diritti dei discendenti italiani.

Continueremo a seguire da vicino l’evoluzione della vicenda, aggiornando i lettori sulle nuove date dell’udienza e sulle conseguenze della sentenza per gli italiani nel mondo.