Nella foto: Friedrich Merz, CDU/CSU, Lars Klingbeil , SPD, Jens Spahn, CDU/CSU. Foto di : ©DBT, fotografo: Thomas Imo / photothek

Difesa e welfare ai massimi storici, ma il debito cresce e le riforme strutturali vengono rimandate. Per l’opposizione, il bilancio è “insostenibile e poco realistico“

Il Bundestag approva in extremis un bilancio da oltre 500 miliardi di euro, con un nuovo debito di 140 miliardi. Crescono difesa e welfare, ma restano aperti i fronti più delicati: pensioni, sanità e riforma del Bürgergeld. La politica prende tempo, mentre i conti si appesantiscono.

Il bilancio federale 2025 è stato approvato dopo mesi di incertezza, legati prima alla caduta della coalizione semaforo e poi alle elezioni anticipate di febbraio. Il nuovo governo nero-rosso guidato da Friedrich Merz porta a casa il suo primo grande risultato parlamentare: 502,5 miliardi di spesa e un indebitamento netto di 140 miliardi. Una cifra che garantisce un minimo di stabilità, ma che sottolinea la fragilità delle finanze pubbliche tedesche.

Con 190 miliardi, il Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali rappresenta il capitolo di spesa più ingente. Quasi 30 miliardi andranno al Bürgergeld, introdotto dalla precedente coalizione come forma di sostegno ai disoccupati. Il cancelliere Merz annuncia una riforma in due fasi: una prima revisione entro poche settimane, con l’inasprimento delle sanzioni per chi rifiuta offerte di lavoro, e una seconda più strutturale nel 2026, dopo il lavoro della Commissione per la riforma del welfare.

Gli esperti avvertono però che i risparmi non arriveranno da tagli ai sussidi, bensì da politiche efficaci di reinserimento lavorativo. Ogni 100.000 disoccupati in meno, osserva l’economista Enzo Weber, equivalgono a tre miliardi di euro in più per le casse pubbliche. Ma il governo sembra più interessato al messaggio politico di rigore che a un vero ripensamento del mercato del lavoro.

Il settore che cresce di più è la difesa: oltre 86 miliardi di euro, tra bilancio ordinario e fondo speciale Bundeswehr. La Germania compie così un salto storico, allineandosi alle richieste NATO e finanziando nuovi armamenti, mezzi corazzati e navi militari. Una svolta che, se da un lato consolida il ruolo del Paese nello scenario internazionale, dall’altro solleva critiche interne per la sproporzione con i tagli subiti da altri settori, come i trasporti, che perdono sei miliardi pur restando il principale capitolo d’investimento.

Sul fronte previdenziale, la coalizione annuncia nuove misure: anticipo pensionistico, “Aktiv-Rente”, ampliamento della Mutterrente e mantenimento del livello minimo al 48% fino al 2031. Scelte popolari, ma economicamente onerose. Gli stessi giovani della CDU avvertono che senza riforme strutturali il sistema rischia di collassare. Eppure, la Commissione per la riforma pensionistica non inizierà i suoi lavori prima del 2026, un rinvio che sa di immobilismo politico.

Anche la sanità riceve più risorse, con 19,28 miliardi (+2,57 rispetto al 2024). Tuttavia, le casse mutue registrano da anni un disavanzo strutturale: le uscite crescono più delle entrate e il rischio di nuovi aumenti contributivi nel 2026 è concreto. La ministra Nina Warken promette riforme e invoca il lavoro di due commissioni, ma per ora mancano misure concrete.

L’opposizione è compatta nelle critiche: i Verdi parlano di “contabilità creativa” per il finanziamento degli ospedali con fondi presi al trasporto, i Linke denunciano un sistema “vicino al collasso” e l’AfD accusa la sanità di essere “schiava delle lobby” e incapace di garantire cure tempestive.

Accanto al bilancio ufficiale, il Parlamento ha approvato anche un maxi-fondo da 500 miliardi per investimenti straordinari in clima, infrastrutture, ricerca e progetti sociali. Una cifra enorme, spalmata su dodici anni, che rappresenta una boccata d’ossigeno ma solleva interrogativi sulla sostenibilità del debito e sulla trasparenza dei conti pubblici. In altre parole, il governo finanzia il futuro a credito, rinviando i nodi alla prossima legislatura.

Dunque il bilancio 2025 appare come un equilibrio precario:

spese record per welfare e difesa;

promesse pensionistiche senza coperture stabili;

deficit strutturali nella sanità;

largo ricorso a fondi straordinari che mascherano i veri squilibri.

In conclusione il governo Merz guadagna tempo, ma non affronta i problemi alla radice. Le riforme annunciate si limitano a correttivi di breve periodo o vengono rinviate a commissioni future. Intanto, il debito cresce e il margine di manovra per i prossimi anni si restringe sempre più.

Il messaggio politico è chiaro: il bilancio vuole rassicurare l’elettorato mostrando forza in difesa, rigore sul welfare e sostegno al sistema pensionistico. Ma dietro questa facciata si intravede un Paese che spende molto, risparmia poco e rimanda le scelte difficili.