Il cinema italiano torna a Berlino con la dodicesima edizione del Italian Film Festival Berlin, (IFFB) in programma dall’11 al 16 novembre 2025 presso lo storico complesso della KulturBrauerei, nel quartiere di Prenzlauer Berg. La ex birreria, ristrutturata e trasformata in centro culturale, dove si trova un cinema multisala accanto a ristoranti e locali di vario genere, si conferma la location ideale per questa rassegna che intende presentare al pubblico tedesco una scelta di film tra i più significativi della recente produzione italiana, favorendone la eventuale distribuzione nelle sale tedesche.
Ci saranno opere recenti (tutte uscite tra il 2024 e il 2025), affiancate da incontri con registi, attori e operatori del settore. Una novità d questa nuova edizione è la presenza di una sezione dedicata ai giovani spettatori (“school programme”) con proiezioni mattutine per studenti. Non mancherà, inoltre, come nelle passate edizioni, il “Premio del Pubblico Italian Screens”: gli spettatori potranno dare un voto (da 1 a 5) a ciascuna pellicola vista, e l’opera che avrà ottenuto la media voto più alta si aggiudicherà il riconoscimento. Oltre alle proiezioni il Festival propone nel suo programma, come da tradizione, anche il concerto di un artista italiano: quest’anno tocca a Brunori Sas, il quale concluderà il suo tour europeo esibendosi il 16 dicembre al Columbia Theater. L’evento di chiusura dell’IFFB, che avrà luogo il giorno 17 novembre alle ore 16.30 presso gli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura della capitale tedesca, sarà un omaggio a Mattia Torre, con protagonista Geppi Cucciari, nel corso del quale verranno letti testi e monologhi del regista e sceneggiatore scomparso nel 2019.
Tra i film che saranno presentati all’IFFB spicca Paternal Leave, coproduzione italo-tedesca del 2025, diretta da Alissa Jung, con protagonista l’attore Luca Marinelli. Già presentato alla Berlinale, la vicenda raccontata è quella di Leo, quindicenne tedesco che si reca da solo avventurosamente in Italia, fino alla costa romagnola, spinto dal desiderio di incontrare il padre biologico (Paolo) che non si è mai occupato di lui. L’incontro destabilizza Paolo riaprendo ferite sopite e mettendo in discussione il fragile equilibrio della sua nuova famiglia. In un primo momento, Leo cerca solo risposte, ma presto il desiderio di appartenenza prende il sopravvento. Il film esplora con delicatezza il tema dell’identità e delle relazioni intergenerazionali.

L’abbaglio (2025) di Roberto Andò è un film storico che si svolge probabilmente, come suggerisce il titolo, in una situazione di “abbaglio”, ovvero di illusione. Nel cast figurano Toni Servillo, Salvo Ficarra e Valentino Picone. Siamo nel maggio del 1860 e Giuseppe Garibaldi si prepara a compiere l’impresa dei Mille. Affida al colonnello Vincenzo Giordano Orsini (Toni Servillo) l’incarico di reclutare i volontari; vanno bene un po’ tutti, anche i giovanissimi e gli sprovveduti. Fra questi Domenico (Salvo Ficarra), un siciliano claudicante specializzato in fuochi d’artificio, e Rosario (Valentino Picone), un palermitano emigrato al Nord che millanta un titolo nobiliare e un passato all’accademia militare. Alla prima battaglia disertano e iniziano un viaggio in Sicilia: il primo per ritrovare la donna che ha promesso di sposare, il secondo cercando riparo da chi ha scoperto i suoi trucchi.
Anche in Diamanti (2025) di Ferzan Ozpetek recitano attori molto noti quali Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Geppi Cucciari e Elena Sofia Ricci. È la storia di un regista che convoca le sue attrici preferite, quelle con cui ha lavorato e quelle che ha amato, perché vorrebbe girare un film sulle donne, ma non svela molto: le osserva, prende spunto, si fa ispirare, finché il suo immaginario non le catapulta in un’altra epoca, in un passato dove il rumore delle macchine da cucire riempie un luogo di lavoro gestito e popolato da donne, dove gli uomini hanno piccoli ruoli marginali e il cinema può essere raccontato da un altro punto di vista: quello del costume. Tra solitudini, passioni, ansie, mancanze strazianti e legami indissolubili, realtà e finzione si compenetrano, così come la vita delle attrici con quella dei personaggi, la competizione con la sorellanza, il visibile con l’invisibile.
Mary e lo spirito di mezzanotte (2023) di Enzo D’Alò, tratto dal romanzo A Greyhound of a Girl di Roddy Doyle, è un film d’animazione ambientato in Irlanda: la giovane protagonista di undici anni è una grande appassionata di cucina e da grande vorrebbe diventare una chef. Emer, sua nonna, la incoraggia in tutto e per tutto a realizzare il suo sogno e la sostiene anche nei momenti più difficili. Mary inizia così un viaggio nel tempo e nello spazio che diventa un’avventura dove incontrerà quattro generazioni di donne con cui dovrà confrontarsi e conoscersi.
Per il mio bene (2024) di Mimmo Verdesca, con Barbora Bobulova, Marie Christine Barrault, Stefania Sandrelli, racconta di Giovanna che ha ereditato dal padre la conduzione dell’azienda di famiglia, non ha un compagno, e per quanto mantenga un rapporto stretto con la madre e la figlia sembra non riuscire a costruire con loro legami completamente sinceri. Quando si ammala e l’unica cura sarebbe un trapianto da parte di un consanguineo, scopre di essere stata adottata e di aver vissuto una vita all’oscuro di quell’informazione così importante riguardo alla propria identità. Si mette, quindi, alla ricerca della propria madre biologica, l’unica che potrebbe davvero salvarle la vita.
La commedia Tutta colpa del rock (2025) di Andrea Jublin protagonista èBruno, un ex chitarrista rock caduto in disgrazia, bugiardo patologico, egoista, vanesio e padre assente. Dopo una sequenza di errori tragicomici finisce in carcere. Sembra che abbia toccato il fondo e, invece, proprio nel luogo più costrittivo che esista, nasce per lui un’occasione imprevista: fondare una band con altri detenuti per partecipare al Roma Rock Contest. Intorno a lui si raccoglie un gruppo di improbabili musicisti reclusi e tra momenti comici, scontri e legami inaspettati, la musica diventa un’occasione di rinascita, amicizia e riscatto.
Nella Roma degli anni Novanta è ambientato il film di Gabriele Mainetti La città proibita –Kung fu in Rome (2025). La cinese Mei si ritrova nel ristorante “La Città Proibita” nel cuore della Roma multietnica del quartiere Esquilino. È alla ricerca della sorella, divenuta una prostituta: il suo destino si incrocia con quello di Marcello, giovane cuoco in un ristorante di cucina tradizionale, rimasto insieme alla madre Lorena (Sabrina Ferilli) a gestire il locale dopo la sparizione del padre (Luca Zingaretti). Annibale (Marco Giallini), un amico di famiglia, dà loro una mano perché detesta il proprietario de “La Città Proibita” e i tentativi degli immigrati di diventare “padroni a casa sua”.
Come ti muovi, sbagli (2025) è una commedia di Gianni Di Gregorio che, come sempre nei suoi film, recita anche la parte del protagonista, un professore che a settant’anni ha trovato finalmente la serenità: ha una bella casa, una discreta pensione, degli amici con cui scherzare, una signora con cui passare qualche giornata. Si dedica solo a cose piacevoli fino a quando la sua vita è messa sottosopra dall’arrivo della figlia, in crisi coniugale, e dei due ingombrantissimi nipotini. Comincia così un’avventura nelle vite sentimentali degli altri, e nella sua, che gli farà capire che l’amore vale sempre la pena di essere vissuto, anche se porta tribolazioni, sacrifici e patimenti.
Valero Mastandrea, noto attore romano, presenta bei panni di regista il film Nonostante (2025) in cui recita anche la parte del protagonista: un uomo che vaga dentro e fuori un ospedale, divertendosi ad interagire con i suoi occupanti – medici, infermieri, pazienti – senza esserne visto. Quell’uomo è in coma, e mentre il suo corpo giace in un letto ospedaliero la sua essenza va in giro e parla con altri pazienti al momento separati dai loro corpi mortali. Ma quando la vittima di un incidente automobilistico entra in stato comatoso e viene ricoverata in quella che era stata la sua stanza tutto cambia; quell’uomo – che prendeva la propria solitudine come un gioco – ora dovrà cominciare a porsi qualche domanda in più su quanto, e come, ognuno di noi desidera stare al mondo.
Familia di Francesco Costabile (2024) racconta di Luigi Celeste, un ventenne che vive con sua madre Licia e suo fratello Alessandro. Sono quasi dieci anni che nessuno di loro vede Franco, compagno e padre, che ha reso l’infanzia dei due ragazzi e la giovinezza di Licia un ricordo fatto di paura e prevaricazione. Luigi vive la strada e, alla ricerca di un senso di appartenenza e di identità, si unisce a un gruppo di estrema destra dove respira ancora rabbia e sopraffazione. Un giorno Franco torna, rivuole i suoi figli, rivuole la sua famiglia, ma è un uomo che avvelena tutto ciò che tocca e rende chi ama prigioniero della sua ombra.
Per ulteriori informazioni e per gli orari delle proiezioni: https://www.italianfilmfestivalberlin.com/



























