Nella foto : Marco Masini. Foto di ©CosimoBuccolieri

Marco Masini non è solo un cantautore: è un pezzo di storia della musica italiana, un artista che ha saputo raccontare passioni, fragilità e rabbia con una sincerità disarmante e una vocalità potente. Dopo aver segnato intere generazioni, da Disperato a Bella Stronza, l’artista continua il suo cammino musicale con il tour „Ci vorrebbe ancora il mare“, celebrando 35 anni di carriera e 30 anni dall’iconico album Il Cielo della Vergine.

In questa intervista, Masini ci apre le porte del suo mondo, riflettendo sulla sua lunga evoluzione artistica, sull’emozione di esibirsi davanti a platee sempre più giovani e sulla sfida di superare le barriere linguistiche con i fan stranieri. Il legame con il suo pubblico, specialmente quello all’estero, è oggi più forte che mai, come testimoniano le date internazionali del tour in programma. In particolare, il mese di ottobre 2025 lo vedrà protagonista in Belgio con ben tre appuntamenti: il 10 ottobre a Liegi (Le Forum), l’11 ottobre a Mons (Théâtre Royal de Mons) e il 12 ottobre a Bruxelles (Cirque Royal), oltre a una tappa in Svizzera, il 19 ottobre, a Lugano (Palazzo dei Congressi) e una il 22 ottobre in Lussemburgo (Den Atelier)

Scopriamo come vive il rapporto con i suoi ascoltatori e quali ricordi più vividi si porta dietro dai suoi esordi, fino a toccare il suo approccio maturo alla scrittura e alla vita.

Qual è la differenza principale tra l’accoglienza del pubblico italiano e quella dei suoi fan all’estero, soprattutto in paesi come il Belgio o la Germania?

Direi che dove ci sono molti italiani, le differenze sono minime perché la cultura e la lingua sono le stesse. Cantiamo insieme perché capiamo le parole, creando una certa uniformità nelle emozioni, nella musica e nei testi. Dove invece il pubblico è misto, con un 50% locale (americano o tedesco) e una parte italiana, è naturale che alcune cose più intime siano comprese meglio dal pubblico italiano, mentre le cose più pop sono apprezzate da tutti. La differenza principale risiede quindi nella lingua.

Cantare in italiano di fronte a un pubblico che non parla la sua lingua può essere una sfida. Come riesce a superare la barriera linguistica e a connettersi emotivamente con i suoi fan all’estero?

Normalmente, è la musica che prevale, provocando un’emozione diversa, ma la musica arriva. La musica è un linguaggio universale. È come quando ascoltiamo musica inglese o spagnola anche senza conoscere quelle lingue; l’emozione è la stessa, e la musica ci connette tutti. Alcuni brani più legati alla storia cantata e all’intimità, come Caro Babbo, Frankenstein, Piccolo e Chopin, sono più apprezzati da coloro che ne conoscono bene il concetto, dato che hanno una melodia meno pop, ma un testo più forte e dettagliato.

Il suo repertorio è vasto. Come ha scelto la scaletta per i concerti europei, considerando anche i brani che potrebbero essere più noti o amati dai suoi fan fuori dall’Italia?

Non credo ci siano canzoni specifiche più note all’estero. Penso che le canzoni che hanno avuto grande successo in Italia lo abbiano avuto anche all’estero. Ricordo che, quando ricevevo dischi d’oro negli anni ’90 e 2000, se arrivava il disco d’oro italiano, arrivava anche quello svizzero e tedesco, ed era sempre per la stessa canzone. Avendo sempre avuto una multinazionale, il singolo uscito in Italia usciva anche negli altri Paesi. Inoltre, Sanremo è stato il veicolo che mi ha portato in tutto il mondo, quindi la canzone presentata lì è stata ascoltata anche negli altri Paesi.

Il pubblico le ha mai richiesto un brano inaspettato o un successo del passato che pensava fosse meno conosciuto all’estero?

No, la maggior parte del pubblico è un pubblico che si affida alla sorpresa. In un concerto deve esserci sempre chi lo gestisce.

In questi anni ha costruito un rapporto solido con i suoi fan. Ci può raccontare un aneddoto o un incontro particolarmente toccante avvenuto con un fan straniero che l’ha colpita?

Sì, ho visto una madre italiana e una figlia tedesca in prima fila. Mentre cantavo, la madre cantava il testo alla figlia, traducendolo sul momento, dato che la figlia non conosceva l’italiano. Questa è una cosa bellissima, perché è un regalo meraviglioso che un fan può fare: tradurre le mie canzoni a una nuova generazione (un’amante degli anni ’90) in tempo reale.

Lei è un artista che ha toccato i cuori di diverse generazioni. C’è un’emozione particolare nel vedere in platea non solo chi l’ha seguita dagli esordi, ma anche ragazzi e giovani che hanno scoperto la sua musica più recentemente?

È la dimostrazione che ho fatto bene a intraprendere questa professione, che faccio bene a continuare a scrivere, ad aprirmi ai linguaggi e ai pensieri delle nuove generazioni. È importante rimanere al passo con i giovani, perché si impara tantissimo da loro. Questo mi aiuta soprattutto a sentirmi meno „grande,“ quindi un po‘ più giovane, e allo stesso tempo a trasmettere qualcosa della mia esperienza e imparare molto da loro. Questo è l’aspetto più bello. La musica continua, e com’era un’invenzione per me quando ero piccolo, può esserlo anche adesso attraverso la musica dei giovani.

I social media hanno cambiato il modo in cui gli artisti interagiscono con il loro pubblico. In che modo ha utilizzato queste piattaforme per promuovere il tour e mantenere il contatto con i fan internazionali?

Li uso fondamentalmente in due modi. Il primo è come account ufficiale per comunicare le cose che facciamo dal punto di vista artistico e, volendo, aziendale. L’altro modo è leggere a volte messaggi e commenti, specialmente messaggi in cui mi chiedono video con auguri per chi non sta bene, è in ospedale, o è un fan di lunga data con problemi. Se possiamo donare un piccolo sorriso, lo facciamo volentieri. I ragazzi mi scrivono direttamente, cosa che prima non si poteva fare. Negli anni ’90 scrivevano lettere che impiegavano tempo ad arrivare. Ora possono dire direttamente: „Mio nonno non sta bene, mandami un videomessaggio per Giuliano,“ e se lo leggo, lo invio. È un modo per condividere un momento di vicinanza con chi mi ascolta.

Evoluzione della Carriera e Ricordi

La sua carriera è lunga e piena di successi. Come descriverebbe l’evoluzione artistica che ha vissuto, dai suoi esordi fino a oggi?

Un’evoluzione naturale. È ovvio che a 60 anni non posso scrivere le stesse cose che scrivevo a 20. La vita mi ha cambiato, mi ha fatto crescere, la società è cambiata e, insieme a essa, sono cambiato anch’io. Tutto ciò che scrivo è naturalmente adeguato al mio modo di pensare da sessantenne e non più da ventenne o trentenne. Tutto però è fatto con coerenza, perché ho cercato di essere sempre me stesso, il mio modo di pensare, ma una certa maturità mi fa parlare e scrivere in modo diverso.

C’è un brano che, nel corso degli anni, ha acquisito un significato diverso per lei, magari in base alle esperienze personali o al feedback del pubblico?

Non c’è un brano che ha cambiato significato, ma c’è un brano che mi ha fatto crescere, e attraverso il quale sono cresciuto e ho cambiato opinione su quanto avevo scritto: è „Caro Babbo“. Inizialmente, quando l’ho scritta a 25 anni, avevo un certo rapporto con mio padre. Poi, crescendo lentamente, ho capito cosa mio padre volesse dire. Quando l’ho capito, ho messo in discussione tutte le frasi che avevo scritto.

Tornando indietro nel tempo, qual è il ricordo più vivido che ha degli inizi della sua carriera, quando era ancora un giovane artista?

Beh, quando vinsi il Festival di Sanremo nel 1990. C’era un’hostess di una ditta di profumi che avevo guardato con occhio e cuore molte volte e che non mi degnava di attenzione. Poi, quando vinsi il Festival, venne in camerino e mi disse che ero bellissimo. Lì mi accorsi che qualcosa era un po‘ cambiato, perché fisicamente non si cambia così tanto in un pomeriggio.

Che consiglio darebbe al Marco Masini del 1990, quello che stava per presentarsi al Festival di Sanremo con Disperato?

Nessun consiglio. Perché tutto quello che è successo mi ha portato qui. A volte, nella storia, basta veramente cambiare una virgola per non essere qui, e io sono felice di dove sono.