Nella foto: Nevio Passaro. Foto di ©Leon Hahn

La musica del “Papa-Pop” parla due lingue

Nevio Passaro è uno di quegli artisti che non si possono racchiudere in un solo Paese. Nato in Franconia da famiglia italo-tedesca, vive oggi in Baviera ma trascorre lunghi periodi nella sua “seconda casa”: la Costiera Amalfitana. Lì trova ispirazione, ritmo, e un legame profondo con le sue radici italiane. Con il nuovo progetto Papa-Pop, Nevio unisce mondi e generazioni, portando nelle sue canzoni un’energia autentica e familiare. Dopo il successo del singolo “Gelato”, è già in arrivo “Motzi Mozzarella”.

Dalla Germania alla Costiera Amalfitana: in che modo questi due luoghi, così diversi, si riflettono nella tua musica?

In realtà non sono poi così diversi. In Baviera ho il rigore, la struttura, l’organizzazione; in Costiera ho l’istinto, la bellezza, la spontaneità. Io sono entrambi. Quando scrivo, questi due mondi si incontrano naturalmente. “Gelato” è nato proprio da questo: la leggerezza italiana dentro una produzione tedesca. Ecco, forse è questo che mi rappresenta meglio – la fusione.

“Gelato” è un brano solare, nato – sembra – in famiglia.

Esattamente. È nato con i miei figli, in giardino. Loro amano inventare canzoni, e uno di loro mi ha detto: “Papà, facciamo un pezzo sul gelato”. E da lì è partito tutto. È una canzone che parla di felicità quotidiana, quella che spesso diamo per scontata. L’idea è che il gelato va bene sempre – anche dopo aver mangiato “come un T-Rex”, come dico nel testo (ride). È un inno alla semplicità, all’essere presenti nel momento.

Il video è stato girato proprio in Costiera Amalfitana.

Sì, perché lì mi sento a casa. Lì tutto è musica: il mare, le voci, i colori. Certo, il gelato lì costa otto euro (ride), ma ogni ripresa è valsa la pena. La Costiera è un simbolo universale di bellezza e, allo stesso tempo, un luogo pieno di vita vera. È la mia cartolina del cuore.

Dopo “Gelato” arriva “Motzi Mozzarella”. Cosa ci aspetta?

“Motzi Mozzarella” è una canzone sull’essere umani – sul lamentarsi, arrabbiarsi, ma anche ridere di sé stessi. È un brano ironico, con un sound elettronico e moderno, ma sempre suonabile dal vivo. Per me è importante che ogni pezzo possa vivere anche sul palco. È un po’ la mia filosofia: scrivere musica pop, ma suonata davvero.

Hai parlato spesso del “Papa-Pop”. Cos’è, in parole tue?

È musica di famiglia, ma non “per bambini”. Io non credo che esista musica per piccoli e musica per grandi. La musica è musica. Se una canzone è sincera, arriva a tutti. In casa nostra si ascolta Prince, Pino Daniele e musica classica – tutto insieme. “Papa-Pop” nasce da questa idea: suonare e scrivere insieme ai miei figli, lasciarsi ispirare da loro, ma senza semplificare.

Da artista tedesco-italiano, scrivi in più lingue. Come cambia il tuo processo creativo?

Moltissimo. Amo le lingue. Ho studiato interpretariato simultaneo e parlo quattro lingue, ma ogni lingua ha la sua melodia. Il tedesco ha forza, struttura; l’italiano ha musicalità, fluidità. Quando scrivo in tedesco, cerco immagini forti. Quando scrivo in italiano, mi lascio portare dal suono delle parole. È come cambiare strumento musicale: l’idea resta, ma cambia il timbro.

Hai lavorato anche con produttori berlinesi come Dasmo & Mania. Che cosa hanno portato al tuo suono?

Conosco Matthias da anni. È un produttore eccezionale, ma anche un amico e padre di famiglia. Abbiamo scritto insieme già nel 2018, e quando è nato “Gelato” ho capito subito che volevo lavorare ancora con lui. Hanno portato groove, modernità e quel tocco urban che mi piace molto. È pop, ma con vita vera dentro.

E per quanto riguarda il futuro? Ti rivedremo anche in Italia con questo progetto?

Sicuramente sì. Non posso ancora svelare tutto, ma il legame con l’Italia è fortissimo. Già in passato ho avuto collaborazioni importanti – penso al duetto con Giorgia, o alla partecipazione all’Expo 2015 a Milano per il Padiglione tedesco. Adesso sto lavorando a nuovi brani in italiano, perché mi piace l’idea di far convivere le due anime. È un ritorno naturale.

Se potessi dare un consiglio al Nevio dei tuoi esordi, cosa gli diresti?

Di fidarsi di più della propria sensibilità. Di non correre troppo. E di capire che la qualità, anche se a volte richiede tempo, alla fine viene sempre riconosciuta. Io oggi sono felice di ciò che ho fatto, ma ancora più curioso di quello che verrà. E se i miei figli mi dicono “Papà, scrivi una canzone sul gelato”, io lo faccio – perché forse la verità è tutta lì.