Nella foto: Mons. Calogero Peri insieme ad Angela Saieva. - Foto SDA FotoVideo Production

Sono passati poco più di venti settimane dal fatidico annuncio “habemus Papam” fatto da S.Em.za Cardinale protodiacono Dominique Mamberti, presentando al mondo intero Papa Leone XIV. In quei giorni, Piazza San Pietro, ha vissuto due dei momenti epocali che segnano per antonomasia la storia della continuità di un papato: da un lato, quella di avere registrato oltre alle quattrocento mila persone che hanno reso l’ultimo saluto a Papa Francesco Bergoglio, la presenza di duecentocinquanta mila fedeli, cento sessantasei tra capi di Stato e delegazioni internazionali, quattromila giornalisti provenienti da più parti del mondo e cinque mila sacerdoti che hanno assistito ai suoi funerali; dall’altra, le centocinquanta mila persone che hanno atteso nell’emblematica Piazza l’elezione del nuovo Papa. Spenti i riflettori, ora l’attenzione si sposta con grande fervore e attenzione generale, verso le prime mosse e obiettivi che il nuovo pontefice sta mettendo in pratica in questi mesi, anche le intere comunità si stanno adattando alla nuova delineata linea guida del suo Pontificato e noi, in questi mesi, abbiamo fatto diverse tappe raccogliendo tra Prelati di diverse diocesi in Italia e pastori missionari delle comunità italiane sparse in Germania e in Europa, alcune loro prime impressioni, aneddoti e auspici sui due Pontefici, dando voce a chi è impegnato quotidianamente nella vita a diffondere il Vangelo, ovvero, l’insegnamento di Gesù Cristo e a tenere unite al cristianesimo le comunità sparse per il mondo.

Oggi do il benvenuto al nostro primo ospite, S.E. Rev.ma Monsignor Calogero Perri, Vescovo della Diocesi di Caltagirone (I). Con Lui, percorriamo quei momenti di dolore e sconforto prima, per la perdita del pontefice Papa Francesco, esultanza e auspici poi, per il nuovo eletto Papa Leone XIV.

Monsignor Calogero Peri, ho avuto il privilegio di incontrarLa in una delle sue visite fatte presso la comunità italiana di Calw, ed io la ringrazio sempre per la sua grandissima disponibilità datami quel giorno. Qual è stata la sua prima emozione sul cardinale Robert Francis Prevost, ora Pontefice della Chiesa Cattolica Romana?

Innanzitutto buona giornata a te Angela e a tutti gli ascoltatori della tua emittente TeleVideoItalia.net. Il primo incontro che io ricordo dell’attuale Papa Prevost risale al primo settembre del 2024, in occasione di una concelebrazione a Siracusa per la Madonna delle Lacrime. In quell’occasione “Lui” era stato invitato appunto a presiedere la celebrazione. Io ho avuto la possibilità di concelebrare e quindi ci siamo salutati. Allora era semplicemente un Cardinale, della Congregazione della dottrina dei Vescovi. Poi, la più recente, è quella avvenuta in occasione del giubileo dei volontari della Caritas Italiana, ci stavamo preparando per la celebrazione eucaristica. Nella Basilica di San Pietro c’è il braccio di Costantino, dove normalmente ci si prepara prima della celebrazione e dove Lui, avrebbe concelebrato. Mi ha salutato. Eravamo, non sapendolo, a poca distanza dal Conclave, proprio alla fine del mese di aprile, quindi poco tempo fa. Mi trovavo a Roma sempre per un convegno e al momento della fumata bianca, come tutti, siamo corsi perché non eravamo distanti. Avevamo programmato di andarcene, poiché pensavamo che la fumata bianca fosse l’ultima quella della sera del giorno 8, invece poi, è stata come abbiamo visto quella del pomeriggio. Un po‘ ritardata rispetto alle attese e devo dire che, nel momento in cui è stato pronunciato il suo nome, mi è ritornata chiaramente davanti la sua immagine, per il colloquio che avevamo fatto a Siracusa. Da questo punto di vista quindi sì, è stata una sorpresa e un Papa è sempre una sorpresa, perché come sappiamo, tutti dicono, si fanno pronostici, il toto Papa, poi evidentemente tutti entrano Papa e soltanto uno ne esce come Papa, mentre gli altri ancora come Cardinale. Ecco, questo è il primo ricordo che ho avuto.

S.E. Rev.ma, Lei è sicuramente una delle persone ecclesiaste che è stata più vicino ai Papi predecessori. Cosa le lascia in proposito Papa Francesco Bergoglio e cosa si aspetta di trovare nel nuovo pontefice Papa Leone XIV?

È vero che Papa Francesco è stato il Papa che immediatamente ci sono state occasioni per conoscerlo. Mi riferisco a quell’occasione che mi trovavo in Piazza San Pietro, quando c’è stata la sua nomina, per un motivo molto semplice: perché noi Vescovi della Sicilia, in quella settimana dal 10-15 avevamo la „Visita ad limina“, cioè dire che avremmo dovuto incontrare il Papa. Poiché, proprio l’11 febbraio c’è stata la rinuncia  al ministero petrino di Papa Benedetto XVI e in quell’occasione mi trovavo a Roma, ricordo appunto anche le emozioni di quella sera, quel saluto in una Piazza così piena. Nel mese di maggio, più di due mesi dopo, noi abbiamo avuto tutta una mattinata la visita con il nuovo Papa. Mi ha raccontato della sua conoscenza dei francescani, quindi questo fu il primo incontro di cui ho avuto modo di conoscere una tantino la sua provenienza. Poi sempre quella stessa settimana, già che c’era la CEI della Conferenza Episcopale Italiana, il giovedì “Lui” volle incontrare tutti nella Basilica di San Pietro e ricordo che si ricordò di avermi incontrato. Allora mi disse „lei è un cappuccino“ ed io risposi „come ha fatto a ricordarsi…, con la barba?“. Da quel momento, ci sono state tantissime occasioni. Quello che io ricordo è che è un Papa che ha dovuto, in un certo senso, faticare ad entrare nel ruolo iniziale. Mi ricordo il 26 giugno, sempre di quello stesso anno 2013, eravamo in Piazza San Pietro per la benedizione di un quadro della Madonna e fu in quell’occasione che io lo invitai a venire a visitare il “CARA” il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo politico, che si trovava nella mia diocesi. Era un centro di accoglienza più grande di Europa, ed è arrivata a contenere circa 4.000 immigrati. Mi ricordo della sua attenzione al fenomeno perché, dopo averglielo detto, Lui, dopo un’ora e mezza che fece il suo giro per salutare un po‘ tutti, ci rincontrammo e mi disse „dove dovrai venire?“. Si ricordava quindi e diciamo, fui grato di questa sua sensibilità verso gli ultimi e gli immigrati. Devo dire che io l’ho appreso direttamente dal Papa, in anticipo, perché me lo confidò. Era il 26 giugno e mi disse „ma il primo luglio io dirò al mondo che vado l’8 luglio a Lampedusa, per un omaggio ai caduti in mare.“ Quindi, da quel momento ho capito la sua attenzione, il suo impegno, la sua disponibilità e la sua centralità nel problema degli ultimi, degli immigrati, di coloro che erano in difficoltà.

Monsignore, facendo un passo indietro, la scomparsa del pontefice Papa Francesco Bergoglio, pur consapevoli che sarebbe accaduto, ha lasciato milioni di fedeli in un vortice di dolore e sconforto e le preghiere sembrano non essere bastate. Qual è stato il suo stato d’animo in quei momenti e se crede che comunque la preghiera avvicini sempre e chiunque al nostro Padre Gesù Cristo?

Ha detto bene che sapevamo la sua condizione di salute, quindi, la preghiera spesso noi la utilizziamo come mezzo. La preghiera è una relazione per capire meglio gli avvenimenti, ecco, della storia della vita personale e comunitaria. Quindi, io fin dall’inizio pensavo che la preghiera che noi rivolgevamo, era perché lui potesse vivere questo tratto, questo momento della sua vita difficile e che poi l’ha portato appunto alla morte. In quel senso di fiducia nelle mani di Dio e nello stesso tempo pensavo che la preghiera aiutasse noi, per dire che la storia della salvezza, della redenzione e continua con pastori diversi. Mi ricordavo di alcune espressioni di Sant’Agostino che diceva “il pellegrinaggio del popolo santo di Dio funziona con pastori diversi, adesso siamo noi che lodiamo, noi che camminiamo, noi che entriamo in questa storia della salvezza, come altri ci hanno preceduto in questo cammino, altri ci seguiranno, lasceremo loro il posto di continuare”. Quindi, io ho cercato di riprendere anche di testimoniare che la preghiera serviva a vivere non semplicemente con emozioni umane, ma in uno spirito di fede, in un contesto un poco più ampio, gli avvenimenti che da lì a poco, da lì a molto sarebbero accaduti. Ritengo quindi ancora che la preghiera sia per davvero l’orizzonte,  per capire diversamente ciò che accade.

S.E.Rev.ma, facendo la riflessione sulle basi di quanto costruito in questi anni dal Santo Padre Papa Francesco Bergoglio, trova la continuità su questa strada maestra, da parte del nuovo e peraltro primo pontefice nordamericano Papa Leone XIV?

Allora, qui voglio fare una precisazione. È chiaro che nell’elezione di un Papa c’è anche dei risvolti che sono di natura chiamiamolo politici, sociali, culturali, ecco, si inserisce evidentemente nel mondo. Anzi, oserei dire che oggi ha un peso maggiore perché, secondo me, tra le tante voci che ci sono nel mondo è rimasta una delle poche al di là e al di sopra delle parti, quindi come voce più universale, particolaristica o come dire nazionalistica, come purtroppo tante altre voci sono. Però io ho ribadito fin dall’inizio, come anche le ho detto in un altro contesto che mi ha fatto questa domanda, che noi, noi come cristiani credenti ma cattolici con il conclave non eleggiamo, non seminiamo il successore di Papa Francesco. Questo avviene nell’ordine temporale, ma si sceglie il nuovo Papa, il successore di Pietro, cioè dire colui che deve continuare a confermare nella fede e nella carità la comunità dei credenti, dunque dei cattolici. E ho ribadito che ogni Papa non deve, secondo me, e non può e non di fatto continua esattamente quello che hanno fatto quelli precedenti. Ognuno per se stesso viene scelto dallo spirito, semplicemente perché accada quello che noi chiamiamo uno sviluppo, un progresso, una diversificazione. Ognuno deve dare il suo. Sicuramente, ci sono dei passi acquisiti, delle sensibilità che ormai sono diventati comuni e ci sono, come dire, aspetti ormai della lettura della realtà e dei fenomeni che ci sono nel mondo e che evidentemente non si può ritornare indietro, meno male. Però, evidentemente, questo Papa darà un’altra impronta, darà un’altra spinta e porterà anche avanti gli stessi temi, o i temi tanto cari a Papa Francesco e tanto cari a tanti di noi, evidentemente con una

sensibilità e con una personalità totalmente diversa. Io penso, questa è una lettura che faccio, Papa Prevost Leone XIV ha una visione, sta mettendo insieme un poco il mondo perché nato in America, vissuto in America Latina, in Perù che conosce abbastanza bene, Generale di un Ordine che gli ha permesso di girare il mondo, presente nella Curia romana da qualche anno, nel Dicastero dei Vescovi. Penso che abbia una visione e forse oggi c’è bisogno, almeno quello che io penso, di portare a compimento alcune iniziative, alcune intuizioni di Papa Francesco, di consolidarne altre. Di avere un atteggiamento diplomatico, non sempre peggiore del termine ma evidentemente ci accorgiamo, per esempio, se vogliamo la “pace” non è di “improvvisazione”. Faccio un esempio, Trump, “in una settimana porto la pace”, poi la realtà è un poco più complessa. Ci vuole quindi attenzione, diplomazia nel senso vero, dover mettere i contendenti dinanzi ad un tavolo e capire che “per iniziare una guerra ci vuole un pretesto anche banale, per concluderla ci vogliono delle motivazioni profonde” perché poi, ognuno vuole cadere in piedi, ognuno vuole dire che ha raggiunto la vittoria, che non è stato sconfitto insomma e questo, è opera di diplomazia molto delicata e molto fine. Oggi quindi, ci sono delle sfide grosse ed evidentemente, questo Papa, mi auguro che c’ha le qualità per portare avanti appunto l’oggetto di “pace” che, come abbiamo visto, spesse volte piuttosto che dipanarsi o chiarirsi, si complica. Basta vedere come ogni giorno quasi, ci sono motivi perché scoppino altre guerre, altre tensioni da una parte e dall’altra del mondo, in quella terza guerra mondiale a pezzi che già Papa Francesco aveva indicato.

S.E.Rev.ma Monsignor Peri, la domanda mi sorge spontanea, secondo lei, ora la Chiesa Cattolica Romana, a cosa va incontro con il nuovo Pontefice eletto?

Io non lo so, perché l’unica cosa che non sappiamo per nostra fortuna dico, è la storia che ci attende. Noi sappiamo che questa storia non è stata fatta soltanto dagli uomini e che a questa storia, come in tutte le storie, purché sia una storia di salvezza, gli uomini ci hanno messo sempre la “miseria, la debolezza, il peccato, le fragilità”, cioè dire… “ciò che è umano”, e Dio per nostra fortuna l’ha sempre raddrizzata, facendolo diventare sempre e comunque una storia di salvezza. Questo significa misericordia. “L’uomo ci mette la miseria, Dio ci mette il cuore e l’amore”. Che cosa andiamo incontro come cattolici? Io penso a dare al mondo una testimonianza e… di che tipo? È in questo senso il motto che il Papa Leone XIV ha scelto un sermone, appunto di Sant’Agostino “io uno e lui uno, l’unità, essere una cosa sola”. Penso che la grande sfida che oggi il mondo, la chiesa, per il suo verso e per la sua parte, devono affrontare e riuscire a mettere insieme diversità ed unità “i molti e l’uno”, le caratterizzazioni nazionali, culturali diverse, con il fatto che abbiamo una sola radice, quella dell’umanità che non dobbiamo perdere. In questo momento, il mondo sembra andare in direzione opposta. Mi riferisco al nazionalismo, all’affermazione delle differenze. Ecco, io ricordo semplicemente a me e a tutti, una semplice espressione “quando al sostantivo uomo, se ci aggiunge un aggettivo, rischiamo per davvero di distruggere l’umanità. L’uomo è l’umanità. Allora, diversa. Eppure ci può essere una diversità che sia ricchezza, che ci possa essere una convivialità delle differenze, perché esistono due forme di unità: quella che è uniforme e questa ce l’hanno le cose, la materia, il pezzo di pietra che è uguale dentro e fuori; gli uomini, ciascuno di noi è uguale a se stesso ma c’è una storia, un passato, un pregresso e c’è un futuro tanto differente da quello che siamo e che diventeremo. Ecco, io mi auguro che gli uomini apprendano questa lezione e rispettino la loro differenza e celebrino la loro unità e unificazione.

S.E.Rev.ma Monsignor Peri, ha un aneddoto particolare che la lega da prima a S.Em.za Cardinale Robert Francis Prevost, ora pontefice Papa Leone XIV?

Sì, posso citarle semplicemente due elementi che poco fa ho citato e sono esattamente quello del primo settembre 2024, la celebrazione della Madonna delle Lacrime a Siracusa. Eravamo in pochi Vescovi a concelebrare con “Lui”, titolare di Siracusa, altri due Vescovi emeriti, ed io. Quindi, in quell’occasione, ho avuto modo di salutarlo, di incontrarlo e di rendermi conto di una persona normalissima, di una persona disponibilissima, di una persona che non si dava arie, insomma, molto semplice nei modi e ne tratti. L’altro episodio è di qualche mese prima della sua elezione, quello di averlo incontrato mentre ci si preparava per la celebrazione e anche lì, una persona normalissima, non si dà nessuna aria. Ecco, questi sono gli unici ricordi in quel frangente, quando è stato detto il suo nome lì, in Piazza San Pietro. C’era anch’io in quell’enorme folla, che è accorsa per la proclamazione del “habemus Papam” e quando è stato pronunziato il suo nome, di avere chiaro il suo volto ma non chiaro il suo futuro, perché quello ce lo regalerà giorno dopo giorno.

Monsignore, cosa, secondo Lei, si aspetta dal Santo Padre Papa Leone XIV e cosa il mondo si aspetta dal nuovo Pontefice?

Il mondo così in generale, gli uomini, si aspettano due cose contraddittorie. Alcuni si aspettano una continuità, direi a calco, di quello che ha fatto Papa Francesco e alcuni invece, si aspettano un cambiamento. Queste sarebbero le due strade, quelle che poi sono stati definiti progressisti e conservatori, per utilizzare un termine che ci permette di inquadrarle. Io dicevo fin da prima, dal momento della morte di Papa Francesco e prima dell’elezione del nuovo Papa, che bisognava trovare una terza strada, una terza via, che è quella del Vangelo, dove tutti ci dobbiamo ritrovare. E quando Papa Leone appunto XIV ha esordito, sappiamo sempre che le prime parole che un pontefice pronunzia sono un poco quelle emblematiche, quelle caratterizzanti un po‘ della sua impostazione della sua vista, quando ha detto „La pace del Signore sia con voi„, utilizzando un saluto appunto evangelico, quello che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli. Mi è sembrato che questa centratura sul Vangelo, sulla parola di Dio, su Cristo, nel quale tutti ci possiamo, ci dobbiamo ritrovare, abbia detto al mondo in maniera molto esplicita e molto chiara dove ci dobbiamo muovere, in che direzione dobbiamo andare. Noi sappiamo che il Signore ha pregato “Padre, prego, perché siano una cosa sola” e questo non basta, questo lo fanno gli uomini con i loro mezzi. I cristiani lo fanno come accettando un dono, come lo siamo noi, cito la dottrina cristiana della Trinità, quindi una forma di unità veramente grande, profonda che non può essere scalpita da niente e da nessuno. Io mi auguro quindi che, questa linea tracciata tra due posizioni opposte, diciamo conservatori e progressisti, per utilizzare un linguaggio che tutti comprendiamo, possa continuare e tutti ci possiamo ritrovare in una forma di unità più profonda, più vera, più autentica e sicuramente più evangelica.

Monsignor Calogero Peri, come le ho già detto, noi abbiamo avuto il privilegio di poterla incontrare qui in Germania, in una delle sue rappresentative visite sul posto. Qual è il messaggio che vuole dare alle nostre comunità italiane sparse in Germania e soprattutto una speciale, per la comunità italiana di Calw che, come lei ben sa, è ricca di suoi mirabellesi e guidata dal parroco don Marek Kluk.

Il messaggio che voglio dare ai nostri connazionali è semplice. Innanzitutto io so che loro, come tanti altri e come tante altre nazioni di diverse parti del mondo, hanno fatto lunghi viaggi alla ricerca di una posizione, di un orizzonte diverso di vita e di affermazione di sé. Su questo voglio ribadire una cosa, il diritto alla mobilità dobbiamo stabilirlo e dobbiamo metterci d’accordo con buona pace di tutti, anche di chi lo nega. Non è un diritto legato ad alcuni, è un diritto legato alla persona. Io dico, ci sono alcuni diritti, faccio ad esempio: il “diritto a mangiare”, il “diritto alla salute”, il “diritto a scegliere la propria posizione nel mondo”. Questo non me lo può concedere un altro, perché altrimenti non capisco il “perché a te viene concesso e a me no?”. Sono diritti umani! Quindi, io auguro che tutti nel mondo abbiano la possibilità di scegliere in questo mondo, un mondo di tutti, anche se poi ogni nazione, ogni gruppo, l’ha caratterizzato questo mondo con le sue aspettative e con le sue posizioni. Tutti abbiano il diritto di muoversi dove vuole. Alla comunità italiana che si trova in Germania dico che dobbiamo tutti contribuire al bene. Spesse volte, nella scrittura, si dice “cercate il bene del Paese, perché il bene del Paese in cui siete è anche la possibilità del vostro benessere”. Tutti dobbiamo quindi contribuire a rendere migliore il luogo, la nazione, il posto in cui siamo e questo vale per tutti. Alla comunità di Calw e che evidentemente c’ha radici molto profonde qui nel nostro territorio, nella nostra Sicilia e in questo caso anche nella nostra diocesi dico che: la tradizione da cui vengono, il mondo culturale che hanno assimilato, deve essere semplicemente una ricchezza da donare ad un altro popolo, per costruirne una più grande e una più felice per tutti.

S.E. Rev.ma Monsignor Calogero Peri, io la ringrazio per il suo intervento anche a nome del Corriere d’Italia e SINE per averci dedicato, come sempre del resto, con generosa umiltà il suo prezioso tempo. Le chiedo salutandola, se vuole aggiungere qualcosa?

Io ringrazio te Angela, la tua emittente TeleVideoItalia.net, quello che rappresenti e sei come mezzo di comunicazione, di diffusione appunto per i nostri connazionali in Germania, perché queste sono opportunità, occasione di far giungere loro una parola, un incremento, un sostegno, ecco. Per quello che vivono e per quello che ancora li aspettano. Io penso a un fatto, nella vita, ci sono dei momenti in cui la vita ha momenti di sosta e di ripartenza. Certo, la fine di un papato e l’inizio di un nuovo, rappresenta un punto appunto di termine di sinodo importante, di una ripartenza carica di tante speranze per tutti. Mi auguro che il bene che abbiamo accumulato e che abbiamo fatto, lo possiamo conservare e custodire. Che il bene che dobbiamo fare e per il quale ci dobbiamo impegnare tutti sia per davvero, come dire, la scelta prioritaria, urgente, necessaria che tutti facciamo, perché il mondo migliore si crea e si costruisce con l’apporto di tutti. Ognuno mette la sua piccola parte, tutti insieme facciamo un mondo più vero e più autentico. Dovremmo essere in Germania, almeno io, perché prima abbiamo della Sicilia, i Vescovi, un incontro con l’episcopato tunisino, a metà settembre circa, quindi già l’invito l’avete, così non c’è bisogno di rimandarvelo. Ecco, siete invitati a partecipare, già sapete quindi che siete benvenuti, aspettati e accolti in quell’occasione, sempre per la Festa della Madonna Maria SS. delle Grazie a Calw. Dovrei ritornare a Dio piacendo per voi, contento di condividere con gli altri e anche con lei Angela e la sua emittente, momenti importanti per tutti. Grazie. Il servizio televisivo, redatto in collaborazione con la SDA FotoVideo Production, è visibile sui siti ufficiali di televideoitalia.net e corriereditalia.de.