La tempesta perfetta è su di noi. Molti l’avevano prevista e perfino noi, ma non credevamo che fosse così straordinariamente perfetta e definitiva.
Le tre forze che sono uscite dai risultati delle elezioni, ognuna delle quali è insufficiente a risolvere i problemi, e ne ha bisogno almeno di un’altra, si bloccano a vicenda. Grillo è prigioniero di se stesso. Non può smentire il suo “Via tutti!” perché questo sarebbe la sua fine e per non subire questa fine produce la caduta di tutti: istituzioni, partiti ed Italia tutta. Bersani ha giocato giustamente sul ritorno alla razionalità che dovrebbe imporre la necessità di un governo. A questa esigenza Grillo ha dato una risposta filosofica: “Si può lavorare in parlamento senza avere un governo”. Come utopia è bastevole per convincere. Come risultato pratico è il nulla.
A Bersani non resterebbe secondo la regola dei numeri altro che chiedere il soccorso di Berlusconi, ma Bersani non lo può chiederlo e fa bene a non chiederlo, perché le condizioni di Berlusconi sono una polpetta avvelenata. Berlusconi chiede in cambio la presidenza della Repubblica e tutti sanno che ottenuta questa condizione di privilegio, Berlusconi farebbe saltare il tavolo da gioco, come ha sempre fatto. Così ha fatto con D’Alema e la bicamerale, così ha fatto, pochi mesi fa, con la legge elettorale. (un accordo generale era stato raggiunto e da lui sottoscritto, ma alla fine, come suo metodo, ha posto una condizione irrealizzabile, la elezione diretta del Presidente della Repubblica e con questa scusa ha posto fine al governo Monti per andare al voto con questa legge elettorale, da lui creata perché nessuno raggiungesse la maggioranza).
Bersani non poteva accettare la condizione di suicidarsi e di suicidare il PD. Il PDL è prigioniero di Berlusconi: predica le grandi intese, ma in realtà persegue con le elezioni una maggioranza che risolva i problemi di Berlusconi con la giustizia, costi quel che costi. E su questo è irremovibile. Le tre parti che formano il sistema politico si bloccano a vicenda. Le altre soluzioni che Napolitano potrebbe trovare sarebbero in grado di funzionare se avesse tempo. Ma il tempo non c’è.
Un mondo attonito guarda all’Italia ed aspetta per capire cosa potrebbe succedere. Questo aspettare è ancora una forma di amore e di attenzione per l’Italia: tutti si dicono “Non è possibile che l’Italia muoia così”. Ma si avvicina il minuto in cui la constatazione di quanto sta avvenendo prenderà il sopravvento sulla stima e sulla speranza che un Paese così grande trovi la sua via. Quel giorno gli interessi del terribile debito pubblico salteranno alle stelle e la tempesta perfetta si scatenerà. Milioni di italiani stanno varcando la soglia della povertà, migliaia di aziende stanno chiudendo. Un numero infinito di decisioni che si sarebbero potute prendere con un governo efficace ed austero rimarranno carta bianca.
La pressione sociale salirà al suo punto massimo, alimentata anche dalla denuncia che tutti con un coro unanime fanno delle sofferenze degli italiani, alimentata persino dalle stesse forze politiche che le usano reciprocamente come accusa allo sbagliato comportamento degli altri. L’organismo verso cui si rivolge la rabbia è il Parlamento, spesso giustamente, per spensierate dilapidazioni, ma talvolta anche ingiustamente, per un preciso disegno politico. Presto la critica urlata, la rabbia incontenibile, porterà alla invocazione di un uomo solo al comando. La cosa più probabile che al comando sarà chiamato da un popolo inferocito la stessa persona che ha causato il disastro, che otterrà con furore la remissione di tutti i suoi peccati.
C’è una speranza che tutto questo non avvenga? Sì, la speranza è che si manifesti una razionale ribellione a questo percorso di morte che i cattolici non possono condividere. E che il mondo cattolico ( quello delle parrocchie, che sono ancora l’unica vitale rete che insegna la virtù del discernimento e la razionalità della non violenza) imparasse a votare secondo la loro dottrina. Lo scandalo è che le parrocchie abbiano votato Grillo, Berlusconi, Monti e Bersani più o meno come il resto degli italiani, senza rifiutare in alcun modo i veleni mortali che circolavano nel web, nella rete, nelle televisioni e nelle invocazioni dei partiti. Hanno irresponsabilmente coltivato la tempesta perfetta ed il risultato è che la sparizione dei cattolici, della loro educazione, della loro capacità di ascolto e di dialogo, della loro moderazione, della loro attenzione per i più poveri, è scomparsa come scompare la luce nel buio dell’uragano.
Come si può rimediare? C’è ancora tempo per farlo? Se ricorreremo alle elezioni bisognerà fare nello spazio di una notte quello che non abbiamo colpevolmente fatto negli ultimi cinque anni quando abbiamo vanamente osservato, analizzato, previsto e misurato la tempesta perfetta. Bisognerà in una sola notte invocare che i cattolici votino uniti per riportare serenità, coraggio, razionalità e pazienza per salvarci dalla catastrofe incombente. Guarda caso questo ultimo appello probabilmente scoccherà alla fine di luglio. Sarà importante ricordare che settanta anni fa, il 19 Luglio, fu bombardata Roma. E la tonaca bianca del Papa si macchiò di sangue. Il 25 luglio 1943 si suicidò il fascismo. Dal 24 al 26 luglio si riunirono a Camaldoli un gruppo di cattolici per scrivere il programma che avrebbe salvato e ricostruito l’Italia. Possiamo farcela ancora? No, non possiamo, dobbiamo!
P.S. Dopo che avevamo scritto questa modesta nota preoccupata delle sorti italiane, il Presidente Napolitano ha nominato le due commissioni dei saggi, con l’intenzione di cercare il dialogo impossibile fra le parti in una forma di arbitrato fuori delle sedi ufficiali. Forse il tentativo non riuscirà, ma ha cosi saggiamente sbloccato la vicenda delle elezioni del nuovo Presidente dalla vicenda del Governo da inaugurare. Ed il nuovo Presidente, che potrebbe anche essere lo stesso Napolitano, sarebbe finalmente fuori dal semestre bianco e più libero di indicare la via.