È il tema proposto dalla Conferenza Episcopale Tedesca per il Dialogprozess di quest’anno, affrontato del resto con rappresentanti di tutte le Diocesi e le maggiori organizzazioni ecclesiali nel recente forum di Hannover (14-15 settembre).
Le Mci non vogliono sentirsi estranee alla riflessione in corso nella Chiesa tedesca, di cui fanno pienamente parte, ed hanno deciso per i loro convegni fino al 2015 di affrontare gli stessi temi previsti dal Dialogprozess.
Parte del Convegno è stata dedicata ad una analisi teologica e storica dell’argomento, attraverso le relazioni del Direttore Generale della Migrantes mons. Giancarlo Perego e del Diözesancaritasdirektor della diocesi di Mainz Thomas Domnick (che ha presentato i risultati del forum di Hannover sulla “Diakonie: Zivilisation der Liebe”). Non è stata una analisi avulsa dalla realtà né un dibattito puramente teorico: la presentazione della Caritas italiana (mons. Giancarlo Perego) e del Caritasverband tedesco (il dr. Roberto Alborino), come una tavola rotonda con i tre relatori che ha messo a confronto due modelli molto diversi di essere Chiesa nel sociale e nel politico, hanno dato un risvolto molto concreto e stimolante al tema.
Un’altra parte del Convegno, introdotta dalla relazione del delegato p. Tobia Bassanelli ed impostata sul lavoro di gruppi tematici, ha concentrato la riflessione sulle Comunitá Italiane in Germania: come sentono e vivono la propria presenza nella societá civile tedesca; quale modello garantirà loro un futuro, in presenza di un forte calo di personale dall’Italia e di una contrazione di strutture e di mezzi a disposizione; su quali attivitá e servizi concentrare il lavoro del nuovo anno pastorale. Non è mancato un dibattito su uno specifico servizio che da 60 anni qualifica la vita socio-politica della Mci, quello relativo il mondo dell’informazione, attraverso l’ex settimanale ed ora mensile “Corriere d’Italia”.
Le Mci salutano con soddisfazione questa riflessione avviata dai Vescovi nella Chiesa, e sono contente di dare il proprio contributo. Ma hanno l’impressione che coinvolga solo in minima parte le parrocchie e le diocesi, limitandosi quindi a diventare un confronto puramente istituzionale. Un vero peccato, perché un radicamento maggiore nella base credente potrebbe contribuire a quel rinnovamento avviato 50 anni fa dal Vaticano II; potrebbe rilanciare l’impegno cristiano, in particolare realizzare una presenza più credibile ed efficace della Chiesa nella società di oggi, per dare orientamenti e supplire carenze.