Da sempre "La Divina Commedia", il capolavoro dantesco, viene tradotto in tutte le lingue con le difficoltà di riproporre gli abbandoni nostalgici, le memorie, le emozioni, le ansie, i timori, le attese. In questi ultimi tempi a Francoforte c’è stata una vera e propria inflazione: Istituti di Cultura italiani che dedicano una giornata in tutta la Germania alla lettura dei Canti dell’Inferno; subito dopo, la presentazione alla Casa di Goethe della Traduzione della Commedia da parte di un luminare tedesco.
Anni fa venne addirittura Roberto Benigni all’Alte Oper a presentare la Commedia in chiave ironica. A maggio u.s., durante il Festival della Poesia di Marcella Continanza ho avuto la possibilità di conoscere da vicino Silvana Bussmann. Anche lei come tanti altri è stata tentata, ha voluto confrontarsi, ha voluto interpretare uno dei più famosi Canti della Divina Commedia. Silvana Bussmann, interprete e traduttrice giurata presso il tribunale di Francoforte, ha tradotto il V Canto dell’Inferno e lo ha pubblicato con il titolo "Wo jedes Licht verstummt", così Dante definisce l’Inferno "E venne in luogo d’ogni luce muto". "Paolo e Francesca", il V Canto dell’Inferno.
Un Canto che ci appassiona, che ci strugge. Il destino di Francesca, figlia di Guido il Vecchio da Polenta Signore di Ravenna. Venne data in moglie al deforme Gianciotto Malatesta, figlio di Malatesta da Verrucchio Signore di Rimini. Matrimonio, come si usava a quei tempi, per motivi politici. Il suo sacrificio doveva riappacificare le famiglie dei da Polenta e dei Malatesta e porre fine così alle battaglie tra Ravenna e Rimini. Nacque un amore tra Francesca e Paolo, fratello di Gianciotto. Furono scoperti e dallo stesso Gianciotto assassinati. L’edizione è molto elegante e raffinata. Sulla copertina, insieme al titolo, c’è stampato un volo di uccelli. Sono le gru che Dante paragona alle anime dannate del V Canto mentre si avvicinano a lui. Il loro lamento gli ricorda il suono triste che emettono questi animali: "E come i gru van cantando lor lai…".
Alla domanda perché tradurre un Canto della Commedia, Silvana ci risponde: "Esistono già 124 traduzioni ma nessuna di esse mi piaceva. Ho tradotto un solo canto con molta attenzione. Con la traduzione viene pubblicato tutto un epistolario sulle possibilità che possiamo utilizzare per tradurre. Le lettere aiutano ad interpretare, a fare dei paragoni e sono un percorso, un modo per arrivare alla traduzione. La traduzione è stata fatta insieme a Reinhart Moritzen, poeta tedesco, specialista di Hölderlin e lettore, un tempo, della casa editrice AquinArte di Kassel.
È lo stesso Moritzen a proporre alla Casa Editrice di pubblicare in parte queste lettere. Reinhart è stato molto importante per la cadenza del linguaggio poetico, per la sequenza delle parole, per il ritmo, anche se la traduzione non è in versi. Non sarebbe stato un tedesco così bello e armonioso essendo io italiana. Dante aveva uno stile molto semplice, lapidario, conciso, solenne e, questa, è la bellezza poetica. Mi ha molto gratificato il riconoscimento del professor Stierle, il quale ha riconosciuto che questa traduzione segue un ritmo interiore che si avvicina molto alla tensione emozionale, al mondo poetico di Dante.
È stato per me un riconoscimento molto importante. Il professor Karlheinz Stierle, un tempo docente di Romanistica all’università di Costanza (oggi professore onorario all’università di Saarbrücken) è autore della traduzione in versi del Canzoniere di Petrarca per la Casa Editrice ‚Insel‘ e di un saggio su un confronto fra "Alla ricerca del tempo perduto" di Proust e la "Commedia" di Dante per la Casa Editrice ‚Hanser‘." Perché sono importanti i traduttori? "Perché interpretano il mondo dell’autore, riconoscendo per primi l’immagine, l’idea del poeta e adattandola nella loro lingua. Con Reinhart abbiamo parlato tanto su concetti, opinioni e parole particolari che usò Dante, cercando di capire l’idea, ciò che vuole rappresentare il Poeta.
Un’immagine che si ritrova spesso in Dante è la "Pietà", quel sentimento di compassione suscitato dalle infelicità altrui. Nella lingua tedesca non si può tradurre precisamente e allora ho provato a spiegare questo concetto con parole mie. Grazie a queste riflessioni mi sono venute in mente tante associazioni, per es. con San Francesco. Ho inserito una poesia di Alda Merini. E questa è la strada che ho intrapreso, è solo una possibilità, un modo, un accesso per arrivare a Dante. Grazie ai traduttori ha origine la letteratura mondiale. Così l’opera tradotta non rimane limitata alla propria terra ma viene conosciuta in tutte le lingue in cui viene tradotta“.
Ed ecco che anche Reinhart Moritzen viene coinvolto nella conversazione: "Silvana aveva cominciato a occuparsi già da piccola al capolavoro dantesco. A Palermo, a casa della nonna, contessa Grignano con origini francesi, Silvana ebbe la possibilità di sfogliare la ‚Commedia‘ e di ammirare i disegni di Gustave Doré. Ne rimase impressionata. Il lavoro più grande lo ha fatto Silvana. Lavoro molto critico con sempre molte proposte, suggerimenti. Lei lo aveva già tradotto in forma poetica ed io ho fatto da supervisore per la lingua tedesca. Silvana ha commentato tutto; ha scritto sullo svilippo, come si può fare la traduzione; quali difficoltà ha un traduttore.
Le lettere che abbiamo inserito servono per i paragoni, sono la parte principale. Con questo lavoro ha capito quanto sia difficile tradurre perché si deve riflettere intensivamente su ogni parola. Non è possibile tradurre letteralmente perché molte immagini che l’autore crea nella lingua originale non corrispondono nella lingua in cui si traduce e ne deriverebbero immagini false". Foto: Il poeta Reinhart Moritzen