Il primo aprile scorso Il Senato della Repubblica ha approvato parte del ddl Anticorruzione. In particolare per quanto riguarda la reintroduzione del reato di falso in bilancio per le società non quotate. L’art. 8 del ddl, che lo prevede, ha ottenuto 124 voti favorevoli, 74 contrari e 43 astensioni. La maggioranza era fissata a 121 punti, l’articolo è quindi passato per 3 voti. Una maggioranza risicata che mostra quanto conflittuale sia tuttora la questione. Forza Italia ha posto conflitti di costituzionalità del ddl nel suo complesso. Il Movimento 5 stelle è per un aumento ulteriore delle pene, ma comunque vota contro.
L’art. 8, di tutto l’impianto della legge, è non a caso il più discusso. "Gli amministratori, – esso recita- i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico, previste dalla legge, consapevolmente espongono fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero ovvero omettono fatti materiali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale la stessa appartiene, in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore, sono puniti con la pena della reclusione da uno a cinque anni". Si capisce quindi l’inquietudine di molti. In generale, la nuova legge (che verrà approvata eventualmente alla fine del suo iter parlamentare, che forse non sarà breve) prevede pene più severe e tempi di prescrizione più lunghi. L’aumento delle pene riguarda tutti i reati di corruzione, che passano da un minimo di 4 a un massimo di 10 anni e da un minimo di sei a un massimo di 12 anni. Secondo il quotidiano Repubblica, inoltre, "se dalla corruzione compiuta deriva l’ingiusta condanna la pena passa dagli attuali 5-12 anni ai futuri 8-14 anni. Se dalla corruzione avvenuta deriva una condanna superiore a 5 anni oppure all’ergastolo la pena che oggi va da 6 a 20 anni passa da un minimo di 10 a un massimo di 20 anni. Chi deciderà di collaborare vedrà la pena ridursi di un terzo o anche metà”. Per ciò che riguarda la concussione, durante la discussione parlamentare il suo sdoppiamento in concussione per “induzione” e per “costrizione” aveva fatto gridare allo scandalo molti senatori. Nel primo caso (concussione per induzione) la pena passa da 3-8 anni a 6-10 anni.
La concussione per costrizione passa a sua volta da 6-12 a 8-14. Il disegno di legge prevede inoltre "l’ammissibilità della richiesta di patteggiamento” ma soltanto se “è condizionata all’ammissione del fatto da parte dell’imputato e alla restituzione integrale del prezzo o del profitto del reato". Inoltre, come avviene già per i mafiosi, al condannato per corruzione saranno sequestrati tutti i beni di cui non è in grado di dimostrare la provenienza lecita. Come si accennava, i tempi per usufruire della prescrizione saranno allungati, e ciò riguarda tutti i reati di corruzione.
In alcuni casi, i tempi addirittura raddoppiano. Inoltre la prescrizione si potrebbe bloccare dopo la sentenza di primo grado, con la promessa di un processo breve d’appello (massimo due anni) e una revisione in Cassazione che non può superare l’anno. Ma tutto questo materiale giuridico viene demandato alla discussione parlamentare, che si prevede molto difficile, con molti franchi tiratori in tutti i partiti, pronti a votare il contrario di quanto viene prescritto dai rispettivi partiti o gruppi parlamentari. In ogni caso il testo, anche così com’è, dovrebbe accontentare molti di coloro i quali, dopo l’abolizione del reato di Falso in bilancio, dovuto alla maggioranza guidata dall’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, protestarono indignati, sia nelle piazze che attraverso diversi organi di stampa.
Nonostante questo, notiamo come il Movimento 5 stelle si sia trovato spesso dalla stessa parte di Forza Italia contro la legge, anche se per opposti motivi. Particolare poi la posizione del Nuovo centrodestra guidato dal ministro Angelino Alfano. Le posizioni in quel partito, scottato dalle dimissioni forzate del ministro Lupi, sono in molti punti ancora critiche rispetto alla posizione del governo.
Il Nuovo centro destra ha dato voto negativo su alcuni punti, anche se non si è scollato dalla maggioranza. In particolare, Alfano ha protestato sui tempi di proscrizione. "Se uno viene indagato e poi assolto dopo 22 anni, che gli frega di essere assolto?", ha affermato a Rai3. "Il punto – ha aggiunto – è la durata dei processi: il cittadino deve sapere che c’è un momento in cui lo Stato dice basta perché non ce la fa a dimostrare la colpevolezza". In ogni caso, la maggioranza fino ad ora ha tenuto, anche se parlare di compattezza è piuttosto utopico. Vedremo nei giorni a venire, che fine farà la legge.