Le parole intrise di stile anseatico e caustico dell’ex cancelliere Schmidt, che fu tanto ammirato per le sue capacità di statista quanto antipatico agli italiani per le sue battute idiote sul coraggio dei nostri soldati in seconda guerra mondiale, hanno reso evidente che qui si confrontano due generazioni: quella di Schmidt e quella di Wulff. Gli uni che accusano d’incapacità (e d’immoralità) gli altri. Anche l’alternativa già pronta al presidente Wulff, con il pastore protestante Gauck, non è uno scambio tra personalità diverse bensì tra generazioni: fallito il giovane, torniamo al vecchio.
La crisi generazionale più acuta l’ha attraversata la Cdu, che negli ultimi anni si è privata di una mezza dozzina di cinquantenni già in posizioni apicali del partito e della pubblica amministrazione. Il vuoto di potere attorno alla cancelliera Angela Merkel è evidente e preoccupante. Ole von Beust ad Amburgo, Roland Koch in Assia, Jürgen Rüttgers nel Nordreno Westfalia e Peter Müller a Saarbrücken: tutti via! Ad eccezione di Christian Wulff che è stato accomodato dalla Cancelliera sulla poltrona della Presidenza della repubblica con l’esito maldestro che conosciamo, le altre dipartite sono state tutte apparentemente inspiegabili ed hanno creato un evidente imbarazzo ai vertici del partito democristiano tedesco.
Un comune denominatore è azzardabile: tutte queste uscite, più o meno improvvise, dalla vita politica sono state accompagnate da un senso di rassegnazione e di rifiuto di dover convivere con una Cancelliera onnipresente, onnisciente e accentratrice. Sembra proprio che l’uno o l’altro capo dei Länder con una maggioranza Cdu si sia visto condannato per i prossimi dieci anni a una mancanza di prospettive in un gioco di potere in cui la Merkel e solo la Merkel sembra avere un futuro assicurato. La signora Merkel, infatti, non ha età. Essa non rappresenta generazioni. Il suo fare politico è privo di strategie, di filosofie, di visioni e di sogni. Dopo Fukushima: via le centrali atomiche; dopo la Grecia: via il sogno di unità europea. Una maestra della tattica che conosce a memoria ogni risposta a ogni qualsiasi botta.
La signora Merkel resta però un’eccezione. Altro fallimento che potremmo definire “generazionale”, prima di Christian Wulff è stato quello dell’ex ministro della difesa Karl-Theodor zu Guttenberg dell’ala destra democristiana, la bavarese Csu. Il fatto che zu Guttenberg sia stato accusato di plagio dopo aver scopiazzato interi brani per la sua tesi di laurea lo colloca proprio nel reparto dei minorenni politici. Altrettanto minorenni e falliti, perché incapaci di rappresentare una nuova generazione politica, sono i cavalieri rampanti della Fdp.
Dal fallimentare Westerwelle al simpaticone Rösler nessuno è capace di disarcionare i vecchi del partito. Nella Fdp senza Brüderle e senza l’eminenza grigia e seminascosta del leggendario Genscher non cade una foglia dall’albero liberale. Scontro di generazioni anche alla Spd, dove non trovi una faccia nuova nemmeno a pagarla. Gli elettori identificano la parte più dinamica del partito ancora con il volto di Schröder e Müntefering. Il candidato alla cancelleria Steinmayer non riesce a togliersi di dosso i panni del burocrate di partito.
È il carisma che manca ai giovani e questo può costare ai partirti intere fette di potere. Nel Saarland, nella campagna elettorale, osserviamo un istrione Lafontaine leader dei Linke conquistare voto dopo voto tutte le simpatie a sinistra, mentre il candidato della Spd, Heiko Maas sembra dire: sono troppo vecchio per i jeans e troppo giovane per lo smoking. Al ballo elettorale ci vado in mutande! Il faccione di Sigmar Gabriel non riesce a tranquillizzare gli elettori della Spd mentre la parte veramente giovane del partito, quella rappresentata da Andrea Nahles è tenuta ferma, legata con le catene come i Titani pronti a scagliarsi contro Giove.
E i verdi? Vecchi, vecchissimi. Per chi non se ne fosse accorto, l’elettore medio dei verdi è ultracinquantenne, di ceto medio, quello che una volta si chiamava appartenente alla piccola borghesia. I Verdi assumono sempre più le sembianze di questa piccola borghesia, preparandosi a diventare un partito vecchio in cui i giovani, paradossalmente, sin da ora fanno già paura.