Di vero “scandalo” si tratta, solo che si pensi al fatto di Dio che si fa uomo e del Creatore che diventa creatura. È in forza di questa iniziativa che l’uomo viene elevato verso Dio, a tal punto da essere lui stesso “divinizzato”. Il tutto è così straordinario, da risultare incredibile per chi non crede; esaltante invece per chi, toccato dalla grazia divina, si abbandona fiduciosamente a Dio.
Incredibile, perché la ragione umana da sola non è in grado di arrivare a comprendere un Dio così vicino all’uomo. Esaltante, perché finalmente l’uomo riesce nella fede a trovare la chiave di lettura di una storia umana, troppo spesso sconvolta da catastrofi naturali e dalle malvagità dell’uomo, e resa precaria dal fluire del tempo e dalla fluidità delle cose. Solo in questo Dio, che per amore si fa uno di noi, è dato all’uomo di poter scoprire un senso, una ragionevolezza, un fine di pienezza, verso il quale si muove tutta la creazione. Un bene troppo alto, quello della fede, solo per iniziati o privilegiati? Non direi.
Nel racconto della natività, come ci viene riportato dai Vangeli, colpisce il particolare dei pastori, che sono i primi ad andare da Gesù, alla mangiatoia di Betlemme; i pastori, persone semplici. I magi, invece, i sapienti venuti dall’Oriente, coloro che hanno rango e nome, vengono molto più tardi. I pastori sono là vicino, i sapienti abitano lontano. Anche oggi vi sono uomini e donne, anime semplici ed umili, che vanno fino a Betlemme e nella fede incontrano Gesù. Betlemme può essere subito al di là della strada, in mezzo alla gente comune; anzi direttamente a casa tua.
Non c’è luogo abitato da uomini, dove non si possa incontrare Gesù ed entrare in una dimensione di fede, che diventi chiave che apre alla comprensione del senso del godere e del soffrire, del vivere e del morire. Solo la conoscenza di un Dio, che si fa vicino all’uomo, diventa luce che illumina il mistero dell’uomo.