Ora, sul cinquantottenne Jürgen Trittin c’è poco di nuovo da raccontare. È un classico dei Verdi, già ministro federale dell’Ambiente all’epoca del governo Schröder dal 1998 al 2005. Lo ricordiamo tutti come il ministro che abolì le lattine della Coca Cola a difesa dell’ambiente. Trittin è anche ricordato come il parlamentare delle critiche violente contro il Presidente della Repubblica Federale, Köhler, che poi si ritirò dall’incarico indignato e scocciato. Accanto a lui c’è la signora Katrin Göring-Eckardt. Göring chi? Göring-Eckardt che non è per niente una qualsiasi. Parliamo del vice presidente del Bundestag, il parlamento tedesco, e presidente della Chiesa protestante tedesca.
La signora è stata poco sotto i riflettori e comunque è il leader, ora confermato, dell’ala dei Verdi dedita alla Realpolitik. Trittin, dal canto suo resta il portavoce dell’ala sinistra del partito. Una coppia, pertanto, veramente equilibrata e destinata a rappresentare all’esterno il partito in tutte le sue sfaccettature, dopo questa prima elezione avvenuta nel corso di un congresso. I Verdi sino a ora avevano, infatti, sempre deciso dall’alto chi mandare in corsa alle elezioni. Una procedura nuova e democratica, che subito ha risposto in termini di consensi. Due punti in più in una sola settimana.
Da un sondaggio affidato dallo Stern all’Istituto Forsa, risulta, infatti, che i Verdi possono contare sul 16% dell’elettorato, Cdu/Csu 36%, Spd 26% e i liberali della Fdp del 4%. E pare proprio che i due punti in percentuale persi in una settimana dalla Cdu siano andati diritti filati ai Verdi. Una volta stabilito chi sarà sul ponte di comando del peschereccio verde, pare che la base abbia deciso anche che rotta debba prendere. Si tratta di una rotta verso il mare di destra.
Il Financial Times Deutschland (per la cui annunciata chiusura anche la nostra redazione prova profondo rammarico) rileva che sia il Trittin, sia la Göring-Eckardt non hanno fatto dichiarazioni in merito a un eventuale patto di governo con la Cdu ma che non l’hanno nemmeno escluso. Nella Cdu sembra, però, già scattato l’allarme verde. Anche gli analisti di Angela Merkel non hanno perso tempo nel comprendere che il nuovo orizzonte elettorale dei verdi si è spostato a destra. I Verdi, nonostante lo spirito progressista che li distingue, sono e restano, nelle loro fondamenta, conservatori.
Il loro bacino elettorale si distingue per l’alto livello di formazione scolastica e professionale e altrettanto vale per gli introiti. Liberi professionisti, giovani imprenditori, accademici illuminati o che si sentono tali. La sensibilità verso la protezione dell’ambiente costa, infatti, denaro e non tutti se la possono permettere. Gli operai stanno maledicendo le ultime bollette della luce che in Germania sono già aumentate dopo la decisione di sopprimere una volta e per tutte le centrali atomiche. L’energia eolica e solare e tutte le altre forme a basso impatto ambientale non riescono al momento a produrre a bassi costi.
Il pericolo della Cdu è duplice. Se i Verdi attingono al suo bacino elettorale, aumentano sensibilmente le possibilità di futuri patti di governo Spd-Verdi. Tuttavia, sempre secondo i sondaggi dell’istituto Forsa, al momento i numeri non darebbero ragione a una maggioranza rosso-verde. Ma la Cdu non scampa così al pericolo, altrettanto acuto, di una triplice alleanza contro una Merkel ben consolidata nel suo elettorato: La Spd con i Linke e con i Verdi potrebbe mettere alle corde la signora Merkel. Ora, ed è cosa risaputa, il pomo della discordia tra Linke (il partito della sinistra tedesca) e i socialdemocratici è stato Oskar Lafontaine, storico Leader della Spd passato poi ai Linke che a lui devono la legittimazione anche nei vecchi Länder oltre l’ex muro di Berlino.
Ma Lafontaine si è ritirato nel suo Saarland e se riesce a tenere la bocca cucita (ma non ci crede nessuno) toccherebbe a Gregor Gysi, altro storico Leader della sinistra tedesca, ripetere a livello federale l’esperienza di Governo Spd-Linke già realizzata a Berlino anni or sono. La Cdu non ha dimenticato la batosta di Stoccarda, dove ha ceduto il posto di sindaco a un candidato verde e reagisce. Reagisce annunciando di volersi orientare maggiormente verso l’elettorato con una biografia da migrante “ Il Migrationshintergrund” e di volersi concentrare maggiormente sui grossi centri urbani, dove i Verdi guadagnano terreno a vista d’occhio. Alla botta segue la risposta.
I Verdi hanno già annunciato di rifiutare l’aumento della tassa sugli introiti al 53%, limitandosi a proposte che restano sotto il 50% e accarezzando così le attese degli strati medio alti dell’elettorato tedesco. Staremo a vedere e ce ne saranno di belle da vedere. Nella campagna elettorale se ne daranno di santa ragione e chissà se tra una botta e l’altra non si scoprirà, una volta per tutte, come annunciato, l’importanza degli emigrati di terza generazione, materiale ora alettante per partiti in difficoltà.