La sua importanza strategica dopo la rotta di Caporetto

Una villa veneta di stile palladiano, proporzioni e simmetrie dove lo sguardo si riposa, spazi riservati, ritmi pacati, momenti di silenzio. Immutata nei secoli.

Anche se la sua storia non è stata sempre eguale, ma ha conosciuto momenti di particolare animazione, di vita più intensa. Lo fanno capire due cannoni ai lati della Villa, testimoni discreti di un momento storico, in cui tutto il compendio ebbe una particolare importanza nella storia italiana, anzi in quella europea.

Sono austriaci, della prima guerra mondiale, lasciati in dono ai proprietari di allora, sigg. Frova, come ricordo del Comando dell’VIII° Armata, insediato a villa Corner di Cavasagra (Treviso) dal primo marzo del 1918 fino alla fine del conflitto. Dopo la rotta di Caporetto la posizione aveva assunto un’importanza strategica perché ad appena 10 km. dal Montello e dal Piave, dov’era arretrato il nuovo fronte. In quella primavera del 1918 si stava preparando, proprio su quello scenario, la battaglia del Montello, che sarà decisiva per la I° guerra mondiale. Ma la visione rasserenante dei colli e dei profili delle prime montagne, i prolungati silenzi delle campagne sembrava impossibile che dovessero cedere la scena agli scoppi ed ai bagliori delle armi da fuoco.

Queste erano le prime stupite sensazioni di Norman Gladden dell’XI° Battaglione Fucilieri del Northumberland, che, appena trasferito con la sua Divisione nel territorio, aveva annotato nel suo diario: “Magnifico il panorama sul Piave e sulle montagne retrostanti! Guardando quel paesaggio così sereno e tranquillo, si stentava a credere che poco più in là due possenti armate fossero schierate faccia a faccia”.

Lo stesso Generale Pennella, comandante dell’VIII Armata a cui era affidato il fronte del Montello e del Piave, una volta preso possesso di Villa Corner, si lasciava di tanto in tanto distogliere dalle preoccupazioni della guerra per abbandonarsi agli stati d’animo che quell’ambiente gli suggeriva. E li comunicava alla moglie scrivendole quasi ogni giorno: “E penso più sovente a voi, a te, alle nostre figlie, con accoramento più acceso e con una nostalgia penetrante! La nostalgia è accresciuta dal canto degli usignoli, che qui nel parco della Villa sono numerosissimi e diffondono notte e giorno il loro canto soave ed appassionato”.

Momenti di umanità, di desiderio di vita vera, ancora più insopprimibile di fronte a scenari che sarebbero poco dopo diventati di morte e di distruzione. Momenti che pure fanno parte delle memorie dell’anniversario della Grande Guerra, ed in particolare del 1918, che noi ci proponiamo di ricordare nei prossimi numeri, in un cammino tanto sofferto che ci porterà finalmente alla pace.

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