Italia – La legge voluta dalla sinistra e ben vista dalla Chiesa non convince però il Centrodestra e la Lega. Che hanno i loro motivi per contrastarla

In settimana i Senatori esamineranno il testo legislativo sullo jus soli grazie al quale, se approvato, gli stranieri nati nel nostro Paese potranno acquisire subito la cittadinanza italiana. Il che comporterebbe un notevole aumento della popolazione nazionale, senza contare gli altri che potranno aggiungersi dopo, tenuto conto che nel 2016 i minorenni arrivati in Italia sono stati circa un milione. Comprensibile, quindi, che la legge, voluta da Pd, Mdp (Movimento democratico progressista) e Sinistra italiana, sia con-trastata dal centrodestra, dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle. Partiti che temono la probabile “sostituzione etnica” dei connazionali da parte di forestieri, tanto da spingerli a presentare 8.000 emendamenti, con molti litigi in Aula.

Al punto che il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha invitato i Senatori a non fare “ignobili gazzarre” se si discutono “temi molto importanti perché i problemi si risolvono solo con la buona politica”. Ma questo ha spinto i leghisti Calderoli e Salvini a ricordargli le priorità degli Italiani dal momento che l’Italia “ha una disoccupazione generale all’11,5%, con una disoccupazione giovanile che sfiora il 40, e oltre 6 milioni di Italiani con una pensione minima sotto i mille euro”. Di questi problemi, secondo loro, “dovrebbe occuparsi e preoccuparsi una Chiesa che vuole stare dalla parte degli ultimi, dei poveri, di chi è in difficoltà”. Tali opinioni anche lo scorso anno avevano bloccato l’approvazione della legge, ritenuta, dal Pd, “una battaglia di civiltà”, sulla quale, anche allora, non erano mancate perplessità e contrarietà, dettate da razzismo, ma pure da riflessioni di chi ritiene che occorre avere insegnanti “capaci di far nascere, nei figli degli stranieri, l’orgoglio d’appartenere a questa Nazione e a questa Patria, condividendone tradizioni, leggi e ordinamenti sociali”.

Professori che, invece, mancano. Come dimostrato dal fatto che proibiscono, in quanto ritenuti “divisivi”, il cantare l’inno nazionale, esibire la bandiera, allestire il presepe ed esporre il Crocifisso, simboli della nostra identità nazionale. Un sistema incapace di trasmettere il senso del Paese e della Nazione non può educare gli stranieri a sentirsi Italiani. Carenze che non sono solo nostre, come dimostrato dai recenti episodi di terrorismo in Europa, effettuati da stranieri naturalizzati francesi, inglesi, belgi o tedeschi, dato che, in quegli Stati, la legge consente il cambio di nazionalità, concede un nuovo passaporto, ma non modifica le credenze religiose. Paesi nei quali l’orgoglio nazionale si è spesso manifestato con maggiore evidenza che in Italia. Ma che non ha proibito al fondamentalismo islamico dei naturalizzati di compiere azioni funeste.

Questi fatti alimentano i dubbi sull’opportunità d’introdurre nella Penisola lo ius soli, benché auspicato da partiti che sperano di essere poi sostenuti e votati. E dovrebbero far riflettere anche quanti ritengono questa legge come un “grande passo verso una prospettiva che deve prendere definitivamente consapevolezza del fatto che la nostra è una società multiculturale e lo sarà sempre di più”, come detto da Olivero Forti, responsabile per l’immigrazione della Caritas. Favorevole alla legge dello jus soli anche il nuovo Vescovo di Ferrara, Giancarlo Perego, per otto anni direttore generale della Fondazione Migrantes che si occupa di aiutare le Chiese nella cura e nella difesa dei diritti dei migranti. Egli, nel febbraio scorso, convinto che lo ius soli può “migliorare e facilitare i percorsi d’integrazione”, aveva partecipato alla manifestazione voluta dal movimento ItalianiSenzaCittadinanza per protestare contro la mancata approvazione della legge, ferma al Senato da oltre un anno. Dimenticando però, secondo altri, che essa comporterebbe nuovi costi allo Stato che ha già un debito notevole ed una natalità più bassa di quella dei Musulmani.

Comprensibili, quindi, le opposizioni alla legge che dividono la Penisola. Occorre inoltre renderci conto che accordare lo ius soli e consentire ai musulmani di mantenere le loro regole equivale ad un suicidio in quanto potrebbe comportare la fine della nostra civiltà. Più prudente, tanto per fare un esempio, ci pare la legislazione in Svizzera, dove un figlio di stranieri al compimento del 18 anno di età non diventa automaticamente svizzero. Di sua iniziativa deve fare domanda al Comune di residenza, il quale poi decide in base ad alcuni requisiti: deve parlare la lingua del posto, conoscere un poco la storia svizzera e le sue Istituzioni federali, eppoi accettare le sue leggi e il suo modo di vivere e mostrare di essere integrato in questo Paese che lo ospita. Cioè la cittadinanza non è un fatto acquisto automaticamente ma il termine di un cammino di stima e di rispetto.

 

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