Il referendum costituzionale del 4 dicembre scorso dovrebbe far riflettere sul ruolo – in generale – delle costituzioni nazionali nel quadro europeo. Quale valore (giuridico, sociale e soprattutto politico) ha la rispettiva carta costituzionale dei paesi membri europei, come appunto la Costituzione italiana oppure il Grundgesetz tedesco? E quanto influisce il diritto europeo sull’essenza, o meglio sulla legittimità di esistenza delle varie costituzioni nazionali degli stati membri dell’Unione europea? La risposta a queste domande potrebbe essere inutilmente enfatizzata. Provare a darne una connotazione oggettiva, però, non dovrebbe risultare difficile, visto che ci muoviamo in un contesto europeo e, dunque, apparentemente conosciuto. Temo, però, che le risposte non piaceranno a molti lettori.

Sentenza Costa vs. ENEL

Per capire la questione bisogna andare indietro nel tempo, nel lontano anno 1964. L’avvocato Flaminio Costa era un cittadino italiano proprietario di quote azionarie nella società elettrica Edisonvolta, colpita dalla nazionalizzazione del settore elettrico italiano. La nazionalizzazione prevedeva la costituzione dell’ENEL, l’ente pubblico – per l’appunto – riguardo l’energia elettrica. Per pura protesta contro questa forma di “monopolizzazione” del mercato energetico, l’avvocato Costa rifiutò di pagare una bolletta della luce dell’ammontare di 1.925 lire. Roba da poco, si potrebbe pensare a primo impatto. Ma così non era: questa bolletta non pagata scaturì una lite dinanzi al giudice conciliatore di Milano, il quale riferì il caso prima alla Corte Costituzionale, poi alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. La Corte Costituzionale si pronunziò nel marzo del 1964, dicendo che sebbene la Costituzione Italiana permettesse una limitazione della sovranità in favore di istituzioni internazionali come la CEE, questo non impediva di applicare il principio lex posterior abrogat priori. Vale a dire: il Trattato di Roma essendo stato sottoscritto nel 1957 e recepito nell’ordinamento italiano nel 1958, non poteva prevalere sulla legge di nazionalizzazione del settore elettrico del 1963, che – appunto – veniva dopo.

La Corte di Giustizia europea, tuttavia, non ci stava: decise in parte a favore del governo italiano (nel senso che accettò la costituzione dell’ENEL in quanto tale), ma stabilì che le leggi dell’Unione Europea non sarebbero efficaci se l’avvocato Costa non avesse potuto impugnare la legge nazionale sulla base della sua presunta in-compatibilità col diritto comunitario.

Conseguenze della sentenza Costa vs. ENEL

Ne consegue, dunque, che il diritto derivante dal trattato non può trovare un limite in qualsiasi provvedimento del diritto interno (!). Inoltre, sottoscrivendo il trattato, lo stato membro – tra l’altro l’Italia – ha limitato la sua sovranità ed ha quindi creato un ordinamento giuridico che vincola sia lo stato membro che i suoi cittadini. Da questa sentenza in poi, possiamo dire che ogni direttiva europea, ogni regolamento europeo – ovviamente nei limiti della competenza delle istituzioni europee – rappresenta un limite di un qualsiasi provvedimento del diritto interno (italiano, tedesco, francese ecc.). Vale a dire: anche la Costituzione italiana subisce un limite se nella materia da regolare una direttiva europea prevede una norma in contraddizione con essa. È giusto, dunque, difendere la propria costituzione. Ma bisogna essere coscienti del fatto che viviamo all’interno dell’Ue e che i suoi organi (parlamento, consiglio europeo ecc.) ogni giorno ne limitano la ragion d’essere. Già oggi circa due terzi delle nuove leggi sancite dal Bundestag derivano dall’Ue. Non è molto diverso in Italia e negli altri paesi membri, che devono trasformare in leggi nazionali le direttive e applicare i regolamenti europei.

Informazione mediatica

Nonostante l’importanza giuridica e, dunque, socialpolitica delle norme europee, nei media non si registra una rilevanza mediatica corrispondente. Anzi: nei telegiornali, nei quotidiani e nei magazine si parla più di cronaca nera, di sport, di politica nazionale e – purtroppo – sempre più di cronaca rosa e glamour. E di Unione europea? O meglio delle norme europee che ci riguardano? Si parla troppo poco. In Germania soltanto l’11 per cento dello spazio mediatico viene occupato da temi relativi all’Ue. Alcuni dicono che i temi di natura “europea” siano noiosi, non adatti a raccogliere l’attenzione dei lettori. Ma forse è vero il contrario: l’Ue è poco attraente perché se ne parla troppo poco rispetto alla sua importanza.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here