Con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del 16 maggio, il decreto sulla scuola italiana all’estero, che il Governo ha emanato in esecuzione della delega ricevuta dalla legge sulla Buona Scuola, ha pienezza di legge. Il sistema della formazione italiana all’estero, dunque, ha il suo nuovo ordinamento.

Il Governo ha recepito in larga misura le richieste di modifica avanzate nel corso di un’ampia consultazione, in particolare quelle di noi eletti all’estero, del CGIE e dei sindacati, e ha ricalibrato il testo sulla base degli articolati pareri delle commissioni parlamentari di Camera e Senato.

È il frutto certamente dell’apertura che gli ultimi governi hanno dimostrato verso il nostro mondo, ma anche il risultato del grande lavoro fatto a livello parlamentare per fare una sintesi delle diverse posizioni e migliorare sensibilmente la qualità del provvedimento. Di questo ringraziamo in particolare le colleghe Garavini e Blazina, relatrici nelle rispettive commissioni, e soprattutto sottolineiamo la proficuità di un metodo positivamente sperimentato, quello di fare squadra tra tutti i livelli di rappresentanza degli italiani all’estero. Un’impostazione da ricercare anche in futuro. Alla luce di questi interventi, la nuova normativa proietta la formazione italiana nel mondo in un quadro pluralistico e interculturale, riconosce la forte articolazione delle situazioni geopolitiche e culturali nelle quali la proposta formativa ricade, valorizza la funzione degli enti gestori dei corsi di lingua e cultura e ne precisa il profilo giuridico e didattico, si fa carico dell’esigenza di un maggiore coordinamento degli interventi istituendo un tavolo di concertazione tra MAECI e MIUR, assume il metodo della programmazione pluriennale e rilancia la metodologia dei Piani Paese, elimina il parere preventivo delle autorità diplomatiche e consolari sulla programmazione scolastica, estendendo la sfera di autonomia delle scuole, conserva il sistema di selezione del personale di ruolo da includere nel contingente, amplia lo stesso contingente di 50 unità a partire dal 2018 dopo quattro anni di drastiche riduzioni, riconsegna alla contrattazione tra amministrazione e sindacati le materie inerenti al rapporto di lavoro.

Non è una riforma organica, come lo stesso parere della Camera riconosce (una riforma che per quello che ci riguarda continuiamo a perseguire), ma un serio passo avanti sulla strada delle razionalizzazione e dell’attualizzazione del sistema. Un provvedimento che include anche alcuni elementi di riforma che abbiamo più volte richiamato.

A questa riorganizzazione del sistema formativo si accompagnano la conferma che per i corsi di lingua e cultura anche per il 2017 la dotazione del capitolo 3153 sarà riportata ai 12 milioni dell’anno precedente e l’impegno, assunto dal Sottosegretario Amendola a nome del Governo, che non si scenderà al di sotto di tale livello fino al 2020, attingendo al Fondo quadriennale per la promozione della lingua e cultura italiana all’estero.

Un duplice passaggio positivo, dunque. Per quanto ci riguarda, siamo comunque già impegnati a fare in modo che i tempi di erogazione delle risorse tengano conto delle necessità concrete degli enti e che la riorganizzazione strutturale di queste funzioni all’interno del MAECI conosca finalmente il suo compimento dopo mesi di attesa in modo che il ritardo non metta in discussione l’efficienza e la credibilità del sistema.

Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Francesca La Marca, Fabio Porta, Alessio Tacconi (Deputati del Pd eletti nella circoscrizione Estero).

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