Cresce l’odio contro le donne e si comincia finalmente a parlare di femminicidio
In un contesto già segnato da un aumento allarmante della violenza brutale – come i recenti casi di accoltellamenti che hanno scosso l’opinione pubblica – la Germania si trova ad affrontare una realtà ancora più insidiosa e meno visibile: l’odio contro le donne come ideologia politica. I dati più recenti e le analisi condotte dal Bundeskriminalamt (BKA), l’Ufficio federale di polizia criminale, dipingono un quadro inquietante in cui le donne sono vittime sempre più frequenti di aggressioni motivate unicamente dal loro genere.
Dal 2022, il BKA ha iniziato per la prima volta a registrare i reati politicamente motivati contro le donne. Già nel primo anno si è osservato un aumento del 56,3%, con 206 casi registrati. Nel 2023, le cifre sono salite a 322. Ma è nel periodo successivo, da fine 2023 a oggi, che l’impennata è diventata drammatica: sono state documentate 558 aggressioni, con un incremento del 73% rispetto all’anno precedente. In appena due anni, l’aumento complessivo è stato di quasi il 130%.
Le violenze hanno molte forme: le donne vengono insultate, sputate, minacciate, aggredite – spesso per strada, più frequentemente ancora online, dove la barriera psicologica a compiere atti d’odio è più bassa, ma le conseguenze sono devastanti. Secondo il BKA, quasi il 50% di questi crimini consiste in insulti o incitamenti all’odio, nella maggior parte dei casi diffusi sui social media. Ma gli effetti non si limitano al digitale: molte donne vengono intimidite, messe a tacere, e in alcuni casi la violenza ha esiti mortali.
Da gennaio 2025 fino a oggi, sono già stati registrati 89 femminicidi in Germania. E per la prima volta, la parola “femminicidio” è entrata nel dibattito pubblico tedesco. Finora, il termine era stato poco usato e spesso evitato nelle istituzioni e nei media, ridotto a una questione “privata” o confinato nel campo della violenza domestica. Ma con l’aumento dei casi e la pressione della società civile, anche il linguaggio comincia a cambiare, riconoscendo che si tratta di una violenza sistemica e strutturale, non di episodi isolati.
Non a caso, la maggior parte delle violenze contro le donne avviene ancora all’interno delle relazioni familiari o di coppia. Secondo i dati del 2023, sono stati 180.715 i reati violenti commessi contro donne da parte di partner o familiari. I femminicidi registrati nel 2023 sono stati 938, una cifra che colloca la Germania tra i paesi europei con il più alto numero di omicidi di donne in ambito familiare.
Molti degli aggressori condividono un profondo disprezzo per il femminismo, per l’emancipazione femminile e per l’uguaglianza di genere. Non si tratta solo di misoginia generica: per alcuni gruppi di uomini, la lotta per i diritti delle donne è vista come una minaccia da combattere apertamente. Un esempio allarmante è rappresentato dalla comunità degli “Incels” – acronimo di involuntary celibates (celibi involontari) – uomini che si ritengono rifiutati dalle donne e che in rete si scambiano fantasie violente e vendicative. L’attentatore di Halle del 2019, che uccise due persone e ne ferì altre due, aveva legami con questa scena.
Il Bundestag ha recentemente approvato una legge – il cosiddetto “Gewalthilfegesetz” – che riconosce un diritto legale alla protezione e al sostegno per le vittime di violenza di genere e domestica. Ma questa norma entrerà in vigore solo nel 2032, troppo tardi per affrontare un’emergenza già in atto.
Dal ministero dell’Interno, guidato da Alexander Dobrindt (CSU), si sottolinea invece il potenziamento della Zentrale Meldestelle für strafbare Inhalte im Internet (ZMI), l’ufficio centrale per la segnalazione dei contenuti illegali online, attivo dal febbraio 2022. Secondo un portavoce, l’aumento delle denunce potrebbe essere un segnale positivo: più donne trovano il coraggio di denunciare, anche se – secondo un’indagine del BKA – solo una su dieci tra coloro che subiscono reati legati al genere decide di farlo. Le donne riferiscono attacchi legati al loro sesso nove volte più spesso degli uomini, ma la gran parte di questi episodi resta nel silenzio.
I dati raccontano una realtà drammatica, ma anche una società che inizia lentamente a riconoscere la portata del problema. Chiamare le cose con il loro nome – femminicidio, odio di genere, misoginia politica – è solo il primo passo. Serve un cambiamento culturale che coinvolga la scuola, i media, le istituzioni e il sistema giudiziario. E serve farlo ora.
Nel frattempo, la minaccia resta concreta e quotidiana: per molte donne in Germania, il pericolo più grande continua a essere quello che si nasconde dietro la porta di casa.