L’acqua è un bene inestimabile, fonte di vita, ma deve essere usata in maniera intelligente, senza sprechi inutili e questo non sempre accade. L’acqua «sembra» una risorsa rinnovabile, perché ritorna sempre con le piogge e attraverso i fiumi, ma la quantità di acqua dolce utile e “buona”, disponibile sul pianeta, diminuisce ogni anno. Le attività umane incidono sia dal punto di vista quantitativo – per i volumi prelevati – sia qualitativo: le acque sono infatti spesso restituite ai corsi idrici degradate da rifiuti e sostanze tossiche, in ogni caso mai come le abbiamo ricevute. È sempre più urgente, quindi, una gestione responsabile, con strategie per limitare i prelievi, gli usi, gli sprechi e per garantire al tempo stesso il mantenimento di standard di qualità. Risparmiare acqua non dovrebbe apparire come un vincolo, bensì come una priorità che tocca la vita di ognuno di noi e del nostro futuro. L’acqua è un bene di valore inestimabile perché fonte di vita, la possibilità di disporne con facilità nelle nostre abitazioni ci induce spesso sottovalutarne l’importanza. Gli Italiani, ad esempio, sono tra i maggiori consumatori di acqua al mondo, secondi solo agli Australiani.

Ogni italiano quotidianamente per usi domestici consuma circa 220 litri d’acqua, in dispregio del fatto dimostrato che un essere umano possa riuscire a sopravvivere con circa 2 litri di acqua al giorno. In Italia circa il 25% delle risorse idriche viene impiegato nel settore industriale, il 60% nel settore agricolo, il 15% è destinato a uso domestico ed è tanto, troppo, rispetto al consumo domestico medio del resto del mondo. Non dobbiamo dimenticare che l’uso domestico è per buona parte fatto di acqua impiegata in maniera poco oculata e sottratta all’utilizzo per finalità di comune interesse. Ecco ancora un dato su cui riflettere per comprendere l’enormità dello spreco domestico dell’acqua: in Italia quasi il 30% dell’acqua erogata viene dispersa a causa del cattivo stato degli acquedotti. Il problema della scarsità di acqua nell’epoca attuale è percepito solo dalle popolazioni che si confrontano quotidianamente con il dramma della siccità. In Italia, come negli altri Paesi europei e nordamericani, la maggior parte dei cittadini ritiene l’approvvigionamento idrico un fatto scontato; l’analisi delle risorse disponibili e la crescita dei fabbisogni ci invitano però a ridimensionare quotidianamente il consumo d’acqua procapite perché il rischio della insufficienza dell’acqua sta diventando un pericolo concreto.

Il consumo di acqua è aumentato a dismisura: all’inizio del ‘900 si consumava nel mondo un decimo dell’acqua che si consuma attualmente con l’aggravante che oggi l’inquinamento rende inutilizzabile per uso potabile una sempre maggiore quantità di acqua, soprattutto nelle zone più povere del mondo. In realtà la quantità d’acqua disponibile nel nostro Pianeta sarebbe sufficiente per soddisfare i bisogni anche di venti miliardi di uomini ma la sua distribuzione non è omogenea e i consumi mostrano un profondo squilibrio nelle diverse zone terrestri; la conseguenza è che un miliardo di persone al mondo beve acqua sporca con gravissime ricadute sulla salute: ogni anno muoiono cinque milioni di persone (soprattutto bambini) per malattie causate dall’acqua inquinata. L’inquinamento delle acque non dipende solo da contaminazioni microbiche ma, giusto per fare qualche esempio, anche da metalli pesanti (rame, piombo, mercurio, ecc.) utilizzati nei processi industriali, estremamente tossici per la salute; inoltre dai composti chimici utilizzati in agricoltura come fertilizzanti e pesticidi, dai fosfati e polifosfati presenti soprattutto nei detersivi.

La riduzione della disponibilità dell’acqua potabile ha fatto pensare alla depurazione e desalinizzazione dell’acqua del mare: è una tecnica attuata solo in alcuni Paesi carenti di acque dolci che impongono costi dieci volte superiori a quelli necessari per rendere potabili le acque dei laghi e dei fiumi. L’acqua migliore dal punto di vista della purezza è quella che si estrae dal sottosuolo, il cui tasso d’inquinamento progressivo, legato a quello che l’acqua assorbe dal terreno scorrendovi, rischia però di sfuggire. La soluzione più semplice e meno costosa da adottare per risolvere il problema della carenza d’acqua è allora innanzitutto quella dell’uso oculato che deve farne ciascuno di noi. Cambiando mentalità potremmo risparmiare fino al 50% del quantitativo d’acqua utilizzato oggi.

Nel settore industriale piuttosto che intervenire nella depurazione delle acque degli scarichi bisognerebbe prevenire l’inquinamento puntando sul riciclaggio e sul riutilizzo di quella che viene impiegata nei processi produttivi. Nel settore agricolo l’irrigazione dei campi per sgocciolamento, che permette all’acqua di raggiungere direttamente le radici delle piante, potrebbe evitare lo spreco d’acqua legato agli attuali criteri irrigazione, con cui il 60% dell’acqua utilizzata non viene assorbita dalle piante. Per il contenimento degli sprechi d’acqua nelle abitazioni potrebbe risultare vantaggioso un doppio impianto di forniture d’acqua: uno di acqua potabile e uno per acque destinate ad usi diversi.

Inoltre le pessime condizioni delle reti idriche, dovute alla vetustà delle condutture e agli allacciamenti abusivi, fanno sì che le perdite d’acqua in Italia – ad esempio – siano in media del 30% con punte superiori al 50% in alcune regioni del sud. L’uso del cloro nell’acqua spesso in quantità eccessive ha indotto oltre il 50% dei cittadini a fare ricorso all’acqua in bottiglia: ne consumiamo oltre 10 miliardi di litri all’anno per una spesa complessiva di un miliardo e mezzo di euro. Solo una percentuale ridotta di cittadini ricorre ai depuratori per eliminare dall’acqua che sgorga dal rubinetto di casa sostanze nocivi cloro compreso. Ecco allora che la fantasia e la voglia di diventare utilizzatori virtuosi di questo bene prezioso ci aiuteranno ad individuare altre strategie di uso oculato.

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