Governo di Berlino irresponsabilmente contrario al limite di velocità sulle autostrade tedesche. Il documento in cui un gruppo di specialisti in malattie polmonari mette in dubbio la correttezza del grado di concentrazione di NO2 in alcune aeree di grandi città è stato probabilmente un’iniziativa promossa dall’industria automobilistica tedesca. Male ha fatto il ministro federale dei Trasporti, Andreas Scheuer, a servirsene per ribadire il no governativo a un limite alla velocità sulle autostrade tedesche

Non è facile per l’osservatore esterno capire l’ostinazione con cui il governo federale della Cancelliera Angela Merkel si oppone alla riduzione del limite di velocità sulle autostrade tedesche, proposta a metà gennaio da una commissione nominata dal governo di Berlino. Più difficile è comprendere la radicale presa di posizione del ministro federale dei Trasporti, Andreas Scheuer (CSU) il quale ha affermato che una simile proposta è in contrasto con ogni ragione umana – “gegen jeden Menschenverstand”. È il caso di ricordare ai nostri lettori che la Germania è al mondo l’unico Paese industrialmente evoluto a non aver adottato il limite della velocità sulle sue autostrade. Chi volesse accertarsi della verità di una tale affermazione può consultare internet alla voce “tempolimit in der Welt” dove potrà leggere che gli unici paesi al mondo con autostrade senza limite di velocità, Germania a parte, sono i seguenti: Afghanistan, Buhtan, Burundi, Haiti, Mauritania, Mai e lo Stato federale indiano Utter Pradesh. Punto e basta. La commissione nominata dal governo di Berlino era formata, tra l’altro, da membri del sindacato IG-Metall, della Confindustria BDI, dell’associazione automobilistica VDA, della Deutsche Bahn, del Städtetag e anche della Volkswagen. Una commissione piuttosto rappresentativa, quindi e che ha avuto il pieno appoggio del sindacato della Polizia tedesca, la quale in considerazione delle migliaia delle persone che annualmente perdono la vita in seguito a un incidente autostradale ha affermato che è veramente l’ora di reagire adottando in primo luogo una “generica limitazione della velocità a 130 km/h”.

Primato indifendibile

Senza dubbio la velocità è la causa numero uno delle molte vittime causate dagli incidenti autostradali in Germania, un primato che, stando al parere della polizia tedesca, il limite di velocità potrebbe ridurre almeno di un quarto. Purtroppo, le autostrade tedesche consentono alle auto che le percorrono forti differenze di velocità. L’opinione pubblica non si rende bene conto che la drammaticità degli incidenti dipende di solito da questa situazione e anche che spesso gli ingorghi autostradali traggono origine proprio dalle diverse velocità delle auto. Anche nell’attuale dibattito, sia il ministro federale dei Trasporti Andreas Scheuer, sia i vari esponenti della lobby dell’auto si rifiutano di tenere in debita considerazione le argomentazioni che la ragione e il buon senso suggeriscono. La frequenza degli incidenti potrebbe diminuire con il limite della velocità e lo stesso accadrebbe per l’inquinamento causato dagli inquinanti gas di scarico delle auto. C’è poi da osservare che nei percorsi autostradali senza limite di velocità nella maggior parte dei casi il guadagno di tempo sia traduce diventa un fattore piuttosto marginale. Quest’ultimo argomento, comunque, soltanto di rado ha il suo giusto rilievo in rapporto ai rischi che in realtà il “no limit” comporta. Nel giudizio degli infervorati sostenitori dell’autostrada senza limite di velocità, sembra assumere, invece, decisiva importanza l’appagamento dell’istinto di libertà che un’auto lanciata a 200 km/h trasmetterebbe a chi la guida.

Solo il fatturato conta

Non è difficile immaginare le molte angosce dell’industria automobilistica tedesca qualora si dovesse giungere prossimamente a una moltiplicazione dei divieti di circolazione nei centri o nelle periferie delle grandi città e al successo delle iniziative a favore di una riduzione generalizzata dei limiti di velocità nella rete stradale. Soltanto dopo la fine del 2015, quando le autorità ambientali americane scopersero la truffa delle manipolazioni nei motori Volkswagen, uno scandalo che si è rapidamente esteso a tutte le altre marche automobilistiche tedesche, in Germania si è incominciato a pensare all’auto elettrica. Ancor oggi, a più di tre anni distanza, è evidente che l’entusiasmo al riguardo non è di casa in Germania come invece è in altri paesi europei, soprattutto in Norvegia, o addirittura anche in Cina. Il gigante asiatico diverrà un grosso produttore di auto elettriche ed è ovvio che l’industria tedesca cerchi di parteciparvi anche con partecipazioni azionarie. Volkswagen, Daimler e BMW fanno faticato, almeno all’inizio, a tener il passo con lo sviluppo dell’auto elettrica, impegnate come sono a far credere all’opinione pubblica mondiale di prepararsi ormai a un futuro senza diesel, al quale non credo abbiano ancora definitivamente rinunciato. E’ piuttosto probabile che alla fine vedremo che le auto con questo tipo di motore saranno bandite dalle città, ma non è detto che il diesel non possa sopravvivere in auto ibride di una certa dimensione: in città con motore elettrico e sulle autostrade con motore diesel il cui gas di scarico saranno depurati da un catalizzatore e da un “Adblue”, di cui è specializzata la Bosch di Stoccarda.

“Intelligente controllo ambientale”

Stando ai comunicati diramati dal governo di Berlino, “intelligenti possibilità di controllo” dell’ambiente dovrebbero alla fine poter rendere superfluo il ricorso a un limite generalizzato di velocità. Le cose in Europa sono arrivate al punto in cui sono anche perché, al contrario di quanto è accaduto negli USA, né a Bruxelles né nelle varie capitali europee nessuno si è mai curato di verificare la validità del software montato nei motori diesel che sui banchi di prova del collaudo segnalava un accettabile grado di rispetto ambientale dei gas scarico, al contrario di quanto poi invece accadeva nel normale traffico giornaliero. Una truffa bella e buona, orchestrata al suono di un assordante battage pubblicitario. Qualcuno in Germania attivo nel settore della componentistica dell’auto un sospetto l’aveva avuto e l’aveva anche segnalato ad Antonio Taviani, attuale presidente del Parlamento Europeo, il quale fino al 2014 a Bruxelles si era occupato di problemi dell’industria automobilistica europea. Pare però che Taviani non abbia dato allora molto peso alla segnalazione e fu così che la vicenda del diesel venne a galla soltanto quando negli USA ebbero il mano le prove dello scandalo.

Falsità imperdonabili

Stando alle dichiarazioni del ministro tedesco dei Trasporti, Andreas Scheuer, riportate all’inizio di quest’articolo e diffuse recentemente dalla stampa tedesca, un limite autostradale di velocità in Germania non avrebbe senso perché le autostrade tedesche sarebbero sempre state le più sicure al mondo. Per capire quanto questa affermazione sia scorretta è sufficiente dare una breve scorsa ai dati internazionali di comparazione pubblicati dalla OECD (Organizzazione per la collaborazione e lo sviluppo economico), dall’Unione Europea, dal Deutsche Verkehrssichersrat e dalle statistiche degli enti assicuratori. Nessuno di questi enti avvalla le tesi del ministro tedesco Scheuer. Secondo OECD, il rischio di essere coinvolto in un incidente autostradale in Germania è sei volte più alto che in una strada normale. Lo Statistische Bundesamt di Wiesbaden afferma nel suo ultimo rapporto “Unfallentwicklung auf deutschen Straßen” che la velocità è la prima causa degli incidenti sulle autostrade. Nel 2017 si sono registrati 20.928 incidenti con 409 morti e 5.974 feriti gravi e in nessun modo è possibile sapere quanti di questi feriti siano ancora in vita, magari ancora il giorno dopo, in seguito alla gravità delle loro ferite.

Stando ai dati forniti dall’Ufficio di Statistica dell’Unione Europea, la percentuale degli incidenti mortali in un percorso autostradale di uguale lunghezza è più alta in Germania rispetto a tutti gli altri paesi dell’EU. La statistica europea dice chiaramente che sulle autostrade tedesche il 30,2% degli incidenti termina con uno o più morti mentre nella media europea si ferma al 26,4 per cento. La differenza è dovuta ovviamente alla più alta velocità. Dati migliori rispetto alla Germania li hanno Finlandia, Svezia, Portogallo, Ungheria, Austria, Francia e Regno Unito. In tutti questi ultimi Paesi stando alle statistiche degli enti assicurazione tedeschi (UDV) si registra ormai da diversi anni a questa parte un trend verso un calo degli incidenti mortali. Non così in Germania.

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