Nella foto: Manifestazione a Berlino. Foto di ©Montecruz Foto Wikimedia

GERMANIA – Il fallimento della società multiculturale

A fare il gran botto, all’inizio del mese, è stata l’organizzazione terroristica Hamas che ha condotto un attacco di sorpresa e senza precedenti contro Israele, uccidendo a sangue freddo circa 1400 persone civili, donne e bambini, e prendendo più di 230 ostaggi. Ne sono seguite manifestazioni di gioia, orgoglio e canti di vittoria da parte di molta popolazione islamica non solo nei loro paesi, ma anche nei nostri. Davvero una vittoria assai vigliacca, quella di armati sui disarmati! Ma tant’è, per gli “eroi” di Hamas è sempre meglio che scontrarsi con l’esercito israeliano.

Proprio nella capitale dello Stato tedesco si è improvvisata una manifestazione di giubilo da parte dei tifosi di Hamas sulla pubblica piazza, quasi che si trattasse di una vittoria nel campionato di pallone. Le donne velate hanno distribuito dolciumi alla massa festante. Il tumulto è salito al punto che si è arrivati a scontri con la polizia dello Stato che per colpa della propria tolleranza ospita tali persone.

È stato così che, finalmente, molti politici si sono resi conto di essersi allevata la serpe in seno. “Giubilo per terrorismo, antisemitismo o violenza sulle minoranze è ignobile e non ha alcun posto in Europa” ha dichiarato Ursula von der Leyen. Già, e chi li ha tollerati su quel posto? Dal canto suo Hendrik Wüst, presidente del Land Nordreno-Westfalia, il più popoloso della Bundesrepublik, ha dichiarato “Chi uccide donne, bambini, ragazzi, chi trascina via innocenti ostaggi, chi abusa di civili come scudi umani, costui non è un combattente, ma un terrorista. Israele ha diritto di difendersi contro questi terroristi. Noi stiamo saldi al fianco dei nostri amici israeliani – senza se o ma”. E Omid Nouripour, co-presidente dei Verdi ha dichiarato: “L’antisemitismo non può avere posto da noi, non importa in che forma” mentre Carsten Linnemann stigmatizzato: “Le persone che vogliono infrangere il nostro ordinamento democratico o il nostro modo di convivere assieme non devono aver posto in Germania”. Il ministro degli interni del Land Sassonia ha poi centrato il punto: “La politica della società multiculturale è, come già previsto, fallita fragorosamente. Perciò adesso sarebbe necessario un cambiamento di corso nella politica d’integrazione del Governo Federale. Oppure nuove elezioni, considerando l’attuale atmosfera in Germania.” Il capo della Junge Union Johannes Winkel aggiunge: “Dopo sogni pluridecennali dobbiamo riconoscere che le società non possono essere infinitamente diverse e non possono convivere pacificamente, se manca un nucleo in comune”.

Ma se gli “eroi” di Hamas non devono venire giubilati sulle pubbliche piazze, cosa ne è nelle moschee? In Germania queste sono amministrate dalla DITIB, l’Unione Turco-Tedesca che in realtà dipende al doppio filo dal governo turco. Ed Erdogan ha esplicitamente elevato i terroristi di Hamas a “combattenti per la libertà”, dando a noi perversi occidentali tutta la colpa del male accaduto. Di fatto, tutta la cultura islamica in Germania sfugge al controllo delle autorità tedesche e sottostà al controllo dello Stato turco. “Se noi guardiamo le prese di posizione del Consiglio Centrale dei Musulmani ed altre organizzazioni simili, vediamo che nessuno osa chiamare Hamas per quello che è: un’organizzazione terroristica” ha dichiarato Eren Güvercin, membro della Conferenza Islamica tedesca. E Cem Özdemir, ministro federale per l’agricoltura, ha dichiarato in televisione: “Una volta per tutte dobbiamo toglierci i guanti di velluto con le associazioni islamiche”. Con indescrivibile ingenuità tutti i partiti avrebbero concluso contratti di stato con associazioni islamiche malgrado che queste ci facciano il verso con il dito medio. Per la verità, bisognerebbe dire a questo punto che non tutti sono stati così ingenui, che c’erano diversi politici e intellettuali che più realisticamente avevano cercato di metterci in guardia (per es. Thilo Sarrazin nel suo libro Die feindliche Übernahme, oppure da noi Oriana Fallaci in numerosi libri come Le radici dell’odio, L’orgoglio e la rabbia ecc. ) ma erano stati subissati da accuse di razzismo, fascismo, antislamismo, colonialismo, ecc. ecc., proprio da quegli ingenui di allora.

E molti dei loro elettori, a furia di sentirsi tacciati ostinatamente di razzismo, fascismo, ecc ecc., hanno finito per diventare elettori di qualche forza politica che razzista, fascista, ecc. ecc. lo è per davvero.

In tutta Europa si diffonde il terrore islamico: a Bruxelles due ingenui tifosi svedesi sono stati accoltellati a morte da un immigrato islamico perché… erano svedesi. A Parigi vige l’allarme antiterrore. Non conosciamo ancora la provenienza della granata deposta nella centralissima stazione dell’Hauptwache a Francoforte.

Secondo un esperto di diritto dell’emigrazione, l’avvocato Martin Manzel, non sarebbe affatto vero che lo Stato si è legato le mani da solo soprattutto nei confronti di certi immigrati provenienti da paesi terzi fuori dell’EU. Secondo il paragrafo 54 della legge sul soggiorno, gli interessi dello Stato tedesco pesano particolarmente forte, se lo straniero mette in pericolo l’ordine democratico libertario o la sicurezza della Repubblica Federale. Vi si possono includere anche persone che in vari modi sostengano il terrorismo.

Particolarmente graziosa è la storia con Greta Thunberg. A noi quella ragazzina non era mai piaciuta, perché aveva “quel non so che” di fanatico da suscitare la nostra diffidenza, ci ricordava vagamente il personaggio di Strelnikow nel “Dottor Zhivago”… Ma siccome con impressioni così vaghe non si può argomentare razionalmente, ci eravamo sempre astenuti dal criticarla. Almeno finché si occupava solo di questioni ambientali. Ma in questa occasione ha gettato la maschera, si è dichiarata unilateralmente a fianco dei poveri, innocenti palestinesi contro i perfidissimi israeliani. Forse alla Strelnikowa degli ambientalisti sembra che i razzi lanciati da Hamas siano meno inquinanti di quelli lanciati da Israele? Per inciso, il carburante per i razzi di Hamas è stato generosamente fornito dalla Turchia, quella stessa Turchia a cui lo Stato tedesco ha -di fatto- dato in mano la gestione dell’istruzione religiosa sul proprio territorio sovrano.

Il 16 ottobre la frazione della CDU/CSU ha presentato in parlamento una proposta di legge che imponeva l’obbligo di mettere in chiaro tutte le fonti di finanziamento straniero per tutte le associazioni nei confronti del Finanzamt ed allargava le competenze del Verfassungsschutz al campo dei finanziamenti, affinché si possa rendere trasparente l’influenza politica su dette associazioni in rapporto all’islamismo politico. Questo „Antrag zum politischen Islamismus“ è stato respinto dall’attuale maggioranza parlamentare.

Il bello è che alcuni di questi paesi arabi (ad es. l’Arabia Saudita e l’Egitto), sotto sotto, sarebbero contentissimi se Israele facesse piazza pulita con Hamas, anche se ufficialmente devono dichiararsi indignati e furiosi. La differenza consiste nel fatto che le notizie sui successi israeliani sul campo non suscitano manifestazioni di giubilo fra la popolazione ebraica, né in Israele né qui da noi. Riabilitiamo Oriana e Thilo? Sarebbe un’operazione ardua, perché significherebbe dare la patente di somari a quelli che avevano dato loro le altre patenti di cui sopra…

Così, dopo la guerra in Ucraina, una seconda mazzata si è abbattuta sul governo tedesco che nulla di tutto questo aveva previsto nel suo contratto di coalizione, che risale appena a due anni fa. L’ultima pietra dello scandalo è stata la decisione della Germania di astenersi nella votazione sulla risoluzione dellONU su Gaza. In fin dei conti la questione riguardava il terrore di Hamas e la sicurezza di Israele e il suo diritto di difendersi.

Grande indignazione non solo nel mondo occidentale e nell’opposizione, ma anche nel partner della „coalizione semaforo“, il Partito Liberale, il quale si è trovato isolato mentre il Ministero degli Esteri (cioè Annalena Baerbock) faceva comunella con la cancelleria federale (cioè Olaf Scholz) dietro le spalle di Christian Lindner. In una intervista televisiva la signora Baebock ha dato un saggio funambolico di argomentare vago e generico per giustificare la sua posizione all’ONU. Invece il suo compagno di partito, il ministro dell’industria Robert Habeck, che è pure vice-cancelliere, si è espresso in maniera chiara e inequivocabile su X (ex-Twitter). I musulmani, secondo lui, devono distanziarsi in esplicitamente dall’antisemitismo, se vogliono reclamare tolleranza per sé. Bruciare bandiere israeliane e lodare il terrore dell’Hamas sono dei crimini e chi non è tedesco rischia il suo permesso di soggiorno. E chi non ce l’ha, il permesso di soggiorno, fornisce un motivo per l’espulsione.

Finalmente! Ma quanto terrà ancora questa coalizione? Mentre ci si avvicina al giro di boa (a capodanno saranno esattamente due anni dall’insediamento) si avvertono già dei sinistri scricchiolii. Non sono soltanto i verdi più puristi, i quali si dichiarano insoddisfatti da qualsiasi compromesso che significhi un allontanamento da un ideale che essi potrebbero imporre in parlamento solo avendo una maggioranza assoluta. Adesso ci si mettono pure i liberali che sono rimasti scioccati dagli ultimi risultati elettorali: in Baviera sono scesi al 3% mentre nell’Assia sono riusciti ad entrare in parlamento con un risicatissimo 5%.

Allora 26 politici comunali e dei Land appartenenti alla FDP hanno sottoscritto una lettera aperta in cui pongono in dubbio la necessità della coalizione attuale, accusata di aver suscitato la ripulsa nei loro elettori non solo con l’”indicibile” legge sul riscaldamento, con la chiusura “fondata in maniera puramente emozionale” delle centrali atomiche, con l’alluvione di regole e regolamenti nella pubblica amministrazione, ma anche con la politica migratoria. Ed invitano la direzione del partito a prendere in considerazione “altre alternative”, qui restando meno sul vago: “Eventualmente cercandosi altri partner di coalizione che lavorino per gli interessi della Germania e non per un’ideologia quasi-religiosa”.

Il capo dei liberali Christian Lindner ha replicato indirettamente confermando la sua fedeltà al patto di coalizione. In una intervista data al giornale “Rheinischer Post” ha dichiarato che manterrà la sua fedeltà alla coalizione “fintanto sia possibile”. Se però si pervenisse ad un punto in cui non si possano più trovare compromessi accettabili, allora è sempre valido il motto che “è meglio non governare piuttosto che governare male”.