Nella foto: Il Sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli. Foto di ©Silli

Giorgio Silli, dal 31 ottobre 2022 Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha concesso al nostro giornale un’intervista esclusiva.

On. Silli, lei è in carica come Sottosegretario agli Esteri con la delega degli italiani nel mondo da esattamente 3 mesi. I connazionali all’estero non hanno avuto ancora modo di conoscerla bene, vuole approfittarne per una breve presentazione?

Ho 46 anni, nella scorsa legislatura sono stato eletto deputato alla Camera, vincendo per la prima volta il collegio della mia città. Sono un politico “vecchia maniera”, nostalgico della Prima Repubblica. La mia storia politica rispetta proprio il principio del servizio verso il proprio Paese, in questi anni ho fatto tutta la gavetta, prima nel consiglio comunale della mia città, poi come assessore e così via. Sono laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e ho lavorato fin da giovane in aziende manifatturiere, ben presto in posizioni dirigenziali sia nel settore tecnico che in quello commerciale, circostanza che mi ha portato a vivere per lunghi periodi all’estero. Nel 2020 ho conseguito un master in Politiche e Istituzioni Spaziali presso la SIOI. Parlo cinque lingue, fra le quali il russo. E fatto più importante: sono sposato e ho una splendida figlia di tre anni.

Lei è titolare di ben dodici deleghe ministeriali, ora, se si considera che alle questioni relative agli italiani all’estero in passato era addirittura dedicato un Dicastero a sé stante, non Le sembra giustificata l’impressione che agli italiani all’estero sia dedicata dall’attuale Governo solo la dodicesima parte dell’attenzione di un Sottosegretario titolare appunto di ben dodici deleghe?

Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha il compito di attuare la politica estera dell’Italia e di rappresentare il Paese nel contesto delle relazioni internazionali, un ambito di intervento amplissimo. Il Maeci rappresenta e tutela gli interessi dell’Italia in sede internazionale, nei rapporti politici, economici, sociali e culturali con gli altri Stati e con le organizzazioni internazionali. Il Ministero rappresenta l’Italia per la stipulazione e la revisione dei trattati e convenzioni internazionali, per le questioni di diritto internazionale e il contenzioso. Tutti noi che svolgiamo una funzione politica al vertice di questa istituzione ci occupiamo di un vasto portafoglio di materie: ciò non implica tralasciarne la complessità e la rilevanza. Siamo profondamente animati dall’obiettivo di mettere la nostra istituzione al servizio dei cittadini sulla base di un rapporto di fiducia con lo Stato. Per questo ci avvaliamo del personale degli uffici delle direzioni generali, delle ambasciate, dei consolati e dei nostri staff. Persone preparate, alle quali siamo molto grati, che hanno superato un lungo percorso di formazione ed esperienze accademiche e professionali che li hanno messi nella condizione di superare dure selezioni e svolgere oggi il loro lavoro al servizio della nostra nazione. Gli Italiani all’Estero sono una delega difficile ma molto entusiasmante, già in questi primi mesi sto molto lavorando per cercare di capire le più grosse problematiche che affliggono le nostre comunità e soprattutto a conoscerle. In ogni parte del mondo è presente una nostra collettività e tutte diverse tra loro. Ringrazio il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e il Ministro Antonio Tajani, per la fiducia e per la passione che ci mettono ogni giorni per ogni cittadino Italiano.

Il Suo predecessore Ricardo Merlo ha creato la sua carriera politica dall’estero e si considera a tutti gli effetti un appartenente della comunità italiana all’estero. Molti considerano che l’essere stati emigrati sia un vantaggio per svolgere il compito che ora Le è stato affidato. Come percepisce gli umori della base, cioè i sentimenti, le sensazioni e le esigenze che distinguono chi ha vissuto e chi vive all’estero?

Anche io, come tante italiane e italiani ho vissuto per diversi anni all’estero, tra Russia e Stati Uniti: si tratta effettivamente di esperienze che plasmano il nostro vissuto, la nostra percezione e l’approccio ai problemi individuali e collettivi. Custodisco questo patrimonio di esperienze con grande cura perché mi fornisce strumenti utilissimi per affrontare le questioni politiche e amministrative di mia competenza, oggi.

Chi ha deciso di stabilire la propria residenza all’estero ha già dimostrato di sapersela cavare da solo. Non può però certo evitare di chiedere servizi che solo lo Stato può rendere. Non si contano le lamentele sulla lentezza dei servizi statali resi dai consolati. Soluzioni in vista?

Il nostro governo punta sulla riforma e l’innovazione della Pubblica amministrazione in tutti i settori all’insegna della professionalità e del merito. A tal fine stiamo immettendo personale di nuova assunzione che ha superato concorsi molto selettivi e possiede una formazione accademica e superiore. Nella quasi totalità dei casi il personale che inizia oggi a lavorare nella PA e nello specifico al Maeci, ha già acquisito rilevanti esperienze di lavoro nel settore privato e tende ad affrontare i problemi con professionalità, dinamismo efficacia. E soprattutto con un approccio proattivo. Puntiamo inoltre sull’automazione e la digitalizzazione dei processi in particolare nei servizi amministrativi e consolari. So benissimo che “la coperta è corta” ma proprio per questo cerchiamo quotidianamente una soluzione per tamponare e arginare le problematiche.

La nostra è una pubblicazione italiana in Germania dove la presenza italiana si aggira ormai attorno a un milione di unità. È in programma una Sua visita a questa comunità?

Conto davvero di intraprendere una missione in Germania per approfondire la conoscenza della nostra straordinaria comunità di connazionali residenti entro la prima metà di quest’anno.

Un’ultima domanda. Se lei dovesse descrivere con un solo aggettivo questo dieci per cento della popolazione italiana che vive all’estero, quale termine indicherebbe?

Un termine più che un aggettivo “coraggio”.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here