Nella foto: Marco Serra insieme ad Angela Saieva. Foto di ©SDA Photo

Si sono spenti i riflettori della settantatreesima edizione del Festival di Sanremo ma chi non si è potuto accaparrare il biglietto di entrata al Teatro Ariston, grazie al Presidente del CG Eventi Vincenzo Russolillo, Patron di Casa Sanremo, non ha certo sentito la mancanza. Nell’imponente struttura difatti, si è tenuta anche una serie di progetti musicali collaterali al Festival. Abbiamo incontrato e conosciuto l’esperienza del connazionale Marco Serra, che di professione fa davvero il cantante e per l’occasione, ha presentato un inedito a Livebox.

Partiamo subito da chi è Marco Serra, per quei pochi che non ti dovessero conoscere ancora!

Sono un cantante e cantautore, poiché scrivo anche miei brani. Sono della Sardegna. Mi sono trasferito in Germania e vivo qui, da ventuno anni. Sono una persona semplice, ho una bellissima famiglia e una grande passione per la musica.

Restando in ambito festivaliero, tu sei stato selezionato tra i tanti, per esibirti a Livebox di Casa Sanremo. Ci parli di questa esperienza?

Sì, devo dire che io sono stato per la prima volta a Sanremo nel ’96 e sempre con un brano inedito. La situazione però che ho trovato questa volta, mi ha sorpreso tantissimo. Perché la macchina Sanremo, è diventata una cosa veramente enorme. Ho avuto modo di appurarlo con i miei occhi, di vivere la settimana del Festival personalmente e pertanto essere nella città di Sanremo. Vivere e respirare esclusivamente di musica, è stata un’esperienza bellissima. Mi ha sorpreso, a differenza di tanti anni fa, che ogni angolo della città c’era qualcuno che cantava, che esponeva la sua arte, aveva voglia di comunicare tramite la musica. Questo mi ha appassionato tantissimo e continuo a credere che, questa, sia la via giusta. Perché quello che faccio, è cercare di comunicare tramite la mia voce, emozioni ed emozionarmi allo stesso modo. Questa quindi, è stata un’esperienza veramente molto bella e che mi ha gratificato tantissimo.

Chiaramente parliamo di una vetrina collaterale al Festival di Sanremo ma che è comunque esponenziale per professionisti come te, che tengono a perfezionare le proprie doti e far sì che, artisti, si accorgano per davvero delle tue qualità e non ti regalano solo un facile selfie.

Sì, certamente. Ci tenevo a rilevare questo punto di vista e specificare che sono stato a Sanremo ma a Livebox. È comunque un contesto che rientra nella macchina e nella settimana del Festival di Sanremo. Si cerca di avere contatti con personaggi nell’ambito musicale e questo, in parte, è avvenuto, anche se per certo non li trovi in strada. C’è tutto un circuito che ti consente di aumentare la tua conoscenza e farti provare emozioni che “di norma” non proveresti, giacché sei nella città della musica e del Festival più importante d’Italia.

Data l’età, il regolamento del Festival non ti consente di gareggiare ma essendo uno scrittore, tale vetrina collaterale, accentua almeno le probabilità di essere notato. Cosa ti porti quindi da questa esperienza sanremese?

La mia esperienza era motivata soprattutto da tutto questo circuito di apprendimento e di conoscenza. Non si sa mai nella vita cosa può accadere. Come detto, essendo anche un cantautore, è chiaro che scrivo testi e suggerisco la composizione anche della mia musica. Lo faccio ormai da più di trentacinque anni e poiché non suono nessuno strumento, ho diverse collaborazioni in quest’ambito, con le quali mi piace costruire anche i miei progetti. Si aprono sempre nuove porte e collaborazioni, quindi, mai dire mai nella vita. La cosa più importante è, comunque, cercare sempre di credere che l’esperienza non finisce mai, come altrettanto, il modo di imparare. C’è sempre un qualcosa che ti deve aiutare a crescere, in quello in cui tu credi. Io credo nel mio lavoro, perché lo amo e perché lo curo con ogni parte del mio corpo. La parte più importante però, per me, è il cuore.

Che riscontro hai avuto in quest’occasione e che tipo di musica generalmente fai?

Tantissimo. Ho un vasto pubblico che mi segue dall’Italia, Svizzera, Francia e naturalmente qui in Germania, dove vivo, e tutti loro mi hanno inondato di messaggi e auguri sinceri, per la mia esibizione. Questo è molto gratificante. In pochi giorni, il brano inedito, ha superato le quattromila visualizzazioni. Per molti può sembrare un numero insignificante ma per me, quattromila persone che hanno seguito di proposito la mia esibizione, è un bell’obbiettivo raggiunto. Faccio musica leggera italiana e internazionale. Semplicemente con il mio nome e cognome comunico con il mio pubblico, di persona e anche attraverso il mio sito e social, che ormai è quasi parte essenziale della mia professione.

Dopo questo vissuto, è cambiato qualcosa in Marco Serra o si è fatto un’idea diversa?

Assolutamente no. Rimango sempre la persona che sono, umile, sorridente in ogni punto della mia giornata, in video o foto. Io sorrido sempre alla mia giornata, che è la cosa più importante. Ho una famiglia che adoro e amo con tutto me stesso. Amo il mio lavoro, però rimango con i piedi per terra, perché non si finisce mai di imparare e sono sempre pronto a nuove collaborazioni e situazioni.

Tornerai a Sanremo il prossimo anno e chi ti senti di ringraziare?

Mai dire mai! Come si dice, quella porticina che magari è socchiusa, magari si può aprire completamente, grazie anche a collaborazioni nuove che magari possono arrivare. Devo ringraziare la mia famiglia che…, scusate, mi emoziono ogni volta che la nomino…, mi sostiene e m’incoraggia sempre, ad andare a vanti e a credere in quello che faccio e un po’ anche a me stesso.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here