Le sfide quotidiane delle donne tra digitalizzazione e stereotipi mediatici

Lo scorso 1 dicembre ha avuto luogo a Berlino, presso la Kurt-Schuhmacher Haus (sede di Wedding della SPD) l’annuale incontro dell’associazione ReteDonne e. V.. In un momento in cui i partiti popolari vengono minacciati da partiti o movimenti populisti in mezza Europa, è un piacere essere ospiti della grande sede del partito socialdemocratico tedesco. ReteDonne e. V., nata ad Amburgo nel 2010 come organismo sovrapartitico, indipendente e non confessionale è un’associazione di donne italiane residenti all’estero che si propone quale piattaforma europea di discussione, iniziativa e scambio di informazioni. A ReteDonne aderiscono singole persone e associazioni già radicate nel territorio o che si sono formate proprio grazie alla rete: il coordinamento Donne Italiane di Francoforte e. V., ReteDonneBerlino (RDB), le Donne Italiane Coordinamento Amburgo (DICA), il Coordinamento donne Italiane di Stoccarda, il gruppo di Lipsia e quelli di Monaco di Baviera e Braunschweig. L’evento è stato organizzato con il sostegno di DaMigra e. V. (Dachverband der Migrantinnenorganisationen).
“Women in e-motion” il titolo scelto per il convegno di quest’anno, organizzato da RDB: Lisa Mazzi, amata presidente dell’associazione termina dopo 4 anni il suo mandato e mostra ancora una volta, con l’organizzazione del convegno annuale, la sua energia e capacità nel tessere relazioni e stimolare incontri tra diverse aree di lavoro e di ricerca. Sua è anche la moderazione della prima parte della giornata. Quest’anno le donne riunite per il convegno annuale sono tante. In sala all’inizio dei lavori sono presenti più di 60 persone venute da tutta la Germania. Il programma è denso di contenuti e come sempre l’incontro costituisce un’ottima occasione per rivedersi, salutarsi e conoscersi. Questo da sempre è lo spirito di ReteDonne: tessere una rete di relazioni.
Nella sua introduzione, Lisa Mazzi espone il tema centrale del convegno: “Le donne oggi devono possedere il massimo delle informazioni a scapito delle emozioni. La scala dei valori è basata sull’effimero. Tutto è valido finché sono validi i likes”. Il titolo “Women in e-motion” coniuga perfettamente il tema della digitalizzazione con la ricchezza della dimensione emotiva femminile. Un’occasione per riflettere, per iniziare un dialogo sul ruolo delle donne in questa fase storica, considerata la terza rivoluzione industriale, fatta di grandi opportunità ma anche di insidie e vecchi stereotipi.
Dopo i saluti e l’introduzione di Lisa Mazzi, porgono i loro saluti Susanna Schlein, Consigliera affari sociali dell’Ambasciata d’Italia a Berlino e la Senatrice PD Laura Garavini.
Susanna Schlein presenta e commenta alcune statistiche riguardanti alfabetizzazione digitale e presenza femminile nel web, passando dal mondo della programmazione a quello del consumo (acquisti on-line), fino ad indagare le piattaforme sociali, confrontando i dati rispetto ai paesi, all’età e all’appartenenza sociale.
Veniamo a sapere per esempio che tra Italia e Germania il livello di presenza femminile sul web è pari per le donne con livello di istruzione media, mentre il divario aumenta, con una presenza italiana decisamente inferiore rispetto a quella tedesca, per le donne con un grado di istruzione più bassa.
Risulta forte la presenza femminile sui social e nell’e-commerce, molto più bassa invece nel mondo delle start-up e dell’informatica.
Rafaella Braconi, Amburgo, cita in controtendenza gli inaspettati dati concernenti Israele e Iran, dove si registra un alto numero di programmatrici e molte sono le start-up aperte su iniziativa di donne.
Susanna Schlein conclude il suo intervento dichiarando la disponibilità a sostenere e patrocinare iniziative interessanti come questa e invita le presenti a informare di eventuali progetti o eventi il suo ufficio.
Vittorina Maestroni, Presidente del Centro Documentazione Donna della città di Modena, apre la sua relazione dal titolo “La rivoluzione digitale per le donne: nuove opportunità o vecchi stereotipi?” con i risultati di un’indagine condotta in collaborazione con l’Università degli studi di Modena. Da essa emerge la persistenza del fenomeno della segregazione formativa: prevalgono scelte di studi universitari umanistici, mentre i percorsi scientifici, informatica e ingegneria in primis, così come l’istruzione professionale tecnica, rimangono ambiti prevalentemente maschili. Urge la messa in atto d’interventi che consentano il definitivo abbattimento di quegli stereotipi che impediscono la realizzazione dei sogni e delle aspirazioni di molte donne che, nonostante le capacità e gli interessi di base, finiscono per non intraprendere percorsi formativi ed accademici nelle discipline STEM (dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics).
Anche nel mondo del lavoro si continuano a registrare disparità significative. Da un’indagine sull’inserimento nel mondo del lavoro condotta dall’Università di Bologna Alma Mater emerge un forte gap retributivo tra uomini e donne, nonostante le migliori performance e la minor durata degli studi di quest’ultime.
“L’universo del lavoro fatica ad accogliere il corpo fertile delle donne” sottolinea Vittorina Maestroni “L’Eurobarometro presenta un’immagine dell’Italia ancora fortemente retrograda e maschilista.”
In chiusura del suo intervento affronta anche la questione delle maggiori opportunità di conciliazione famiglia-lavoro offerte dalla digitalizzazione. La flessibilità dell’home-office si rivela però talvolta arma a doppio taglio per le donne che già dimostrano grande flessibilità e che pagano spesso un alto prezzo in termini di inquadramenti e avanzamenti di carriera per le donne.
Liana Novelli, Francoforte, lancia un’accorata difesa delle discipline umanistiche, strumento fondamentale per lo sviluppo dello spirito critico necessario a descrivere e decifrare la complessità e il senso sociale degli avanzamenti tecnologici.
Segue l’intervento di Maria Rosaria Di Nucci, ricercatrice senior presso la Freie Universität di Berlino e consulente nel campo dell’economia energetica presso l’UE.
Con il suo intervento: “Governance nell’era digitale: la sfida delle E, ovvero gioie e dolori di una economista energetica expat”, Di Nucci aggiunge molte e- a quelle già presenti nel titolo dell’iniziativa.
Si parla in particolare di ecologia ed energia, incrociando dati a livello mondiale relativi i consumi di energia e genere, la digitalizzazione e il controllo dei consumi individuali e sociali, il confort e la sostenibilità, la digitalizzazione e le energie rinnovabili.
Interessante notare che il settore delle rinnovabili sia uno dei più equilibrati in termini di parità di genere. Nel 2016, afferma Di Nucci, le donne occupavano nel settore ambientale ed energetico il 25,6% delle posizioni di alto livello. Per quanto apparentemente separati, conclude, ambiente e digitalizzazione possono interagire sinergicamente per preservare le risorse naturali e al contempo promuovere maggior democrazia.
La prima parte della giornata termina con l’intervento di Patrizia Molteni, caporedattrice della rivista on-line franco-italiana In-focus: “Essere donna in rete: per una dialettica di genere nei social”.
La Molteni analizza la trasformazione dei mass media da mezzi di trasmissione pedagogica e valoriale a strumenti perpetrazione di stereotipi e di oggettivazione del corpo femminile. A supporto di questa argomentazione viene proposta la visione di alcuni spezzoni de “Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo. Seguono riflessioni corali sulla presenza femminile nei social, tra comunicazione ed esposizione a tutto tondo di sé.
La seconda parte della giornata è affidata per la moderazione al garbo di Eleonora Cucina, eletta poi presidente di ReteDonne e.V. nell’assemblea che ha seguito l’incontro.
La giornata prosegue con “La Bona, la Brutta e la Cattiva” uno sguardo ludico su tre stereotipi femminili indagati attraverso metodologie artistico-partecipative in tre brevi workshops paralleli condotti da Barbara Bernardi (esperimenti vocali), Petra Fantozzi (fotografia emozionale) e Valentina Sartori (pittura di ritratto), tutte e tre appartenenti al gruppo creative di ReteDonneBerlino.
I workshops diventano un‘occasione di confronto e conoscenza più diretto delle partecipanti al convegno, che, divise in 3 gruppi, realizzano sotto la guida delle tre artiste un ritratto collettivo, una piccola “quasi-rap performance” e alcuni auto-ritratti fotografici.
L’ultimo intervento della giornata è di Chiara Sambuchi, regista e documentarista prestata a Berlino, che racconta la sua esperienza lavorativa nel giornalismo investigativo, campo ancora prevalentemente maschile. Sono evidentemente la tenacia, la bravura e la grazia che le hanno permesso di portare avanti i suoi progetti. La sua strategia iniziale di difesa e affermazione era stata quella di clonare il modello maschile. Ma con il tempo ha capito che “il duro lavoro e la passione ripagano sempre e che il segreto è circondarsi di donne che amano condividere.”
In conclusione, riprendendo le parole della neopresidente Eleonora Cucina: “L’era digitale ha enormi potenzialità: una tecnica semplice nell’uso e a disposizione di tutti, una comunicazione rapida con il mondo intero, la possibilità di rendere pubblico il proprio lavoro, di presentarsi. Cosa ne facciamo? Emuliamo e riproduciamo noi stesse i modelli proposti? Scivoliamo nel narcisismo dei selfies a tutte le ore? Sdoppiamo il nostro io in un’identità virtuale e costruita? O vogliamo usare questa chance straordinaria per la riflessione, la ricerca, la sperimentazione? Il confine è sottile ma decisivo e può essere liberatorio. Può essere forse lo strumento individuale per uscire dalla gabbia degli stereotipi.”

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