Domenica 17 dicembre a Groß-Gerau (si veda pagina 23) si è toccato con mano il cambiamento in atto: nel passaggio di consegne fra padre Tobia Bassanelli e don Giovanni Sunil Pereira, ufficializzato dalla lettura dei decreti del vescovo, c’era anche il parroco Christof Mulach. Don Giovanni è diventato responsabile per la comunità italiana ma non è parroco, non ha pertanto più la responsabilità amministrativa che aveva padre Tobia. Questa è passata a pfr. Christof Mulach, coordinatore e responsabile della zona pastorale di cui da un anno fa parte Groß-Gerau. Questo succederà a tutte le comunità nella diocesi, anche alle parrocchie territoriali. Infatti tra il 2024 e il 2029 verranno fondate nella diocesi di Mainz 46 nuove parrocchie basate sulle attuali 46 zone pastorali (Pastoralräume). Probabilmente il passaggio di concluderà già nel 2028. È una trasformazione che coinvolge tutte le oltre trecento parrocchie della diocesi e naturalmente le comunità di altra madrelingua. Quello che nella diocesi di Mainz sta avvenendo, sta avvenendo in tempi e modalità differenti in tutte le 27 diocesi tedesche entro il 2030.

Già nel febbraio del 2023 nelle pagine del CdI e sul sito della delegazione ci eravamo occupati del futuro delle comunità cattoliche italiane nella diocesi di Mainz con un articolo di don Marek e Teresa Sepe della comunità di Mainz (Come cambieranno le comunità cattoliche italiane. Diocesi di Mainz. | Delegazione-mci)

Cambia tutto e non è un cambiamento indolore per nessuno. Il cambiamento è radicale e investe sia le strutture, i locali, le chiese, sia la dimensione pastorale. Le comunità italiane coinvolte sono preoccupate: a Mainz, per esempio, rischiano di perdere la chiesa di Sankt Emmeram e la sede centrale per motivi di sicurezza dell’edificio sacro. Per una comunità cattolica così vitale, con tanti fedeli, tanti bambini, tante attività, che ne sarà se dovranno cambiare sede? A questo si aggiunge che nella comunità di Mainz vivono tre padri salesiani che vivono in comunità. Dove andranno? A Offenbach la comunità dovrà trasferirsi e andare in una sede più piccola. Rüsselsheim e Dreieich rischiano di chiudere come comunità. A Darmstadt non ci sarà più un missionario italiano. Groß-Gerau non sa se potrà rimanere nei locali di sempre. A Gießen da anni non c’è un prete italiano e la comunità la gestisce con il vigore di sempre, incredibile per una ottuagenaria, sr. Ursula Jahnz-Buess. Ed è così che i presidenti dei consigli pastorali e altri rappresentanti di quasi tutte le comunità di lingua italiana della diocesi si sono ritrovati, lo scorso novembre a Mainz, per capire cosa fare e dialogare con la diocesi, essere ascoltati al fine di non subire un processo che è inevitabile ma che rischia di stravolgere le comunità italiane le quali temono danni per la loro vita di comunità.

La sede di una Missione è una casa che ha una storia e una identità. Cambiare sede non è solo un fattore logistico di cambio di indirizzo ma un trasloco che lascia dietro un pezzo di storia e di identità. Il rischio che sentono le comunità coinvolte in questo cambiamento è quello di perdere proprio il senso di “comunità”. Temono di perdere se stesse. È un timore lecito. C’è una dimensione di legame affettivo, emozionale, di memoria storica, di vissuto che fanno parte del corpo ecclesiale che è una comunità e per il quale i discorsi di economia, di sicurezza, di ristrutturazione suonano minacciosi. Lo spazio che si ha a disposizione è fondamentale per essere comunità attiva ma anche autonoma perché adulta e responsabile.

Questo per quanto riguarda gli edifici. Ma c’è anche il discorso della perdita dello statuto di missio cum cura animarum. È chiaro, e lo ha ricordato anche il delegato don Gregorio Milone a Groß -Gerau il 17 dicembre che ci dovrà essere maggiore collaborazione fra le comunità di altra madrelingua e quelle locali, ma le comunità italiane vogliono mantenere la propria identità e che la collaborazione e il riconoscimento devono essere reciproci. Le comunità italiane della diocesi di Mainz chiedono di poter continuare ad essere comunità italiana con il proprio stile pastorale e liturgico, poiché in esso si riconoscono e così alimenta e nutre la loro fede.

https://bistummainz.de/pfarreien/

Struttura del “Pastoralraum”

Il coordinatore è affiancato da un team pastorale (gruppo direttivo, équipe pastorale) e coadiuvato dal Consiglio parrocchiale (Pfarreirat) e dal Consiglio amministrativo (Kirchenverwaltungsrat – KVR).

In ogni zona pastorale sarà costituita la conferenza della zona pastorale a cui apparterranno tutti gli operatori pastorali impiegati della diocesi, nonché i rappresentanti volontari membri dei consigli parrocchiali delle comunità esistenti prima della Pasqua 2022, ed anche i rappresentanti del Consiglio dei giovani.

Don Marek e Sepe si domandavano nel citato articolo: “Le nuove zone pastorali ereditano un ricco patrimonio presente sul loro territorio. La zona pastorale eredita anche tutti i problemi religiosi, spirituali e sociali della relativa popolazione. Tutto questo pone davanti ai responsabili e alla comunità che ci vive alcune domande importanti. Esse richiedono risposte concrete e coraggiose. Dove e come nella nostra zona vogliamo celebrare le S. Messe o proporre altre forme di culto e di celebrazione dei sacramenti? Useremo tutte le chiese? Come faranno gli italiani residenti fuori Mainz ad usufruire dei servizi pastorali dei sacerdoti di lingua italiana? La preparazione ai sacramenti dovrà essere centralizzata (in un posto della zona) o decentralizzata (in diversi luoghi)? Dobbiamo assicurare la catechesi in diverse lingue? Quali sono i bisogni sociali della zona? E per farne fronte, di quali istituzioni e di quali coordinamenti abbiamo bisogno? Come possiamo adattare il nostro patrimonio edilizio alle nuove proposte e possibilità pastorali? Come organizzare il lavoro dell’amministrazione in modo che funzioni bene e sia utile a tutti? Ci vorrà un ufficio centrale della zona o dobbiamo tenere aperti tutti gli uffici parrocchiali di prima? Con un ufficio centralizzato, come potranno funzionare le comunità di altra madrelingua?