“Cruciale” per la Fisc è “valorizzare la delegazione estera”. È quanto hanno scritto alcuni componenti del Consiglio Nazionale della Federazione sul quotidiano “Avvenire” pochi giorni prima dell’Assemblea elettiva che si è svolta a Roma

I giornali italiani radicati in altri Paesi, per lo più in Europa, hanno scritto, sono “la frontiera, non solo geografica, della Federazione. Garantiscono la possibilità di sperimentare forme comunicative diocesane in contesti in cui il grado di secolarizzazione è più avanzato rispetto a quello italiano”. Oggi alla Federazione aderiscono sette periodici: tra questi due settimanali editi in Svizzera e Romania, un mensile in Germania-Scandinavia e uno in Lussemburgo, un giornale online, un trimestrale che copre l’area Francia-Belgio-Lussemburgo e il mensile della Fondazione Migrantes.

Anche questi sono “presidi di libertà” a servizio dell’Italia che vive all’estero: un impegno questo che è stato ribadito in Assemblea per sottolineare che anche questi giornali, insieme a tutte i 183 che aderiscono alla Federazione, “raccontano la vita di tanti italiani che per varie ragioni risiedono fuori dai nostri confini nazionali”.

“In voi vedo rappresentate le Chiese del nostro Paese; quelle Chiese che costituiscono davvero una tenda piantata nella città degli uomini”, ha detto il presidente della Conferenza Episcopale Italiana parlando ai delegato all’Assemblea: “tenda aperta, disponibile, fraterna; tenda che raccoglie e rilancia le attese, le sofferenze e le speranze della gente, anche con il coraggio di andare controcorrente, quando questo significa stare dalla parte dell’uomo, del povero innanzitutto”. È tenda sono anche i giornali “presidi di libertà”. Giornali, insieme agli altri, che danno un “contributo essenziale alla promozione e all’inclusione nella storia di questo nostro Paese”, ha quindi affermato il card. Bassetti sottolineando che “la nostra casa non può che essere costruita attraverso un linguaggio puro e purificato, che sa farsi accoglienza e incontro”. Giornali e periodici, quindi, che vedono e sentono la Chiesa italiana vicina.

Infatti, nel corso delle giornate dell’assemblea, direttori e amministratori dei periodici aderenti alla Fisc hanno sentito la vicinanza e il pieno appoggio della Conferenza episcopale italiana che, tramite il segretario generale mons. Stefano Russo, ha confermato “quel rapporto di cura e di sviluppo che i vescovi italiani tessono, da decenni, con i periodici cattolici quali particolari e significativi presidi di libertà”. Giornali che non sono contrapposti ai media nazionali, ma sono portatori di “una ricchezza propria che qualifica e impreziosisce l’informazione di tutto ciò che, purtroppo, il più delle volte rimane ai margini, antidoto a quel giornalismo che, come ripete papa Francesco, contribuisce spesso alla “cultura dello scarto”. “Piace pensare che la vostra informazione – la nostra informazione – possa contribuire a curare le ‘malattie’, spesso infettive, che alle volte privano di quei tratti indispensabili di libertà. È questione di democrazia!”.

Questi giornali hanno sempre accompagnato e alimentato l’apertura della coscienza popolare perché sono espressione di un’esperienza, la Chiesa, che è nello stesso tempo locale, nazionale e universale. Nello stesso modo hanno saputo tenere vivo e fecondo il rapporto tra la memoria, l’impegno e il progetto”. Si tratta quindi un giornalismo serio ben attento ai territori come ha detto anche il presidente della repubblica, Sergio Mattarella che alla vigilia dell’Assemblea ha incontrato il Consiglio Nazionale.

Dopo il saluto di don Adriano Bianchi, presidente uscente della Fisc, il Capo dello Stato ha evidenziato come “i giornali locali sono quelli che hanno i lettori più esigenti” perché “parlano di realtà che i lettori sovente conoscono direttamente”. “L’antidoto alle fake news è molto più forte, c’è una maggiore attendibilità nelle testate locali per l’informazione che viene fornita”, ha evidenziato Mattarella.

Le 183 testate aderenti “dimostrano che c’è una forte resilienza, malgrado le difficoltà che periodicamente affiorano e anche qualche assalto che ogni tanto involontariamente viene rivolto alla stampa locale o generalmente ai mezzi di comunicazione”. Il Capo dello Stato ha fatto riferimento alle “esigenze di carattere normativo cui si è attenti, che sono importanti e che vanno seguite anche da questo Palazzo” ed ha invitato a “stimolare nei nostri concittadini la capacità critica degli avvenimenti e il senso di comunità, senza il quale un Paese non è più tale”.

“Ancora oggi siamo capaci di fornire un prodotto giornalistico professionale e degno di un’informazione la più completa possibile a volte anche con pochi mezzi, confidando spesso sul volontariato generoso di tanti operatori e sull’illuminato sostegno da un lato delle nostre diocesi, che hanno capito che questo può essere un modo concreto e intelligente di esercitare la virtù della carità, e dall’altro, per molti, ma non tutti, dello Stato che fin ad ora ha riconosciuto nel nostro lavoro un servizio concreto alla libertà, al pluralismo, alla democrazia e alla coesione sociale del nostro Paese”, ha detto nel suo saluto al Capo dello Stato don Bianchi: “di questo sostegno abbiamo ancora bisogno”.

Il presidente Fisc ha presentato la realtà che oggi vede coinvolte 183 testate locali in Italia e alcune all’estero: “giornali del popolo perché giornali della Chiesa, giornali presidi di libertà, giornali del territorio”. Relativamente alle “trasformazioni che il mondo dell’editoria sta vivendo attraverso l’innovazione tecnologica”, il presidente della Fisc ha spiegato che “siamo convinti che, nonostante le nuove modalità di informazione diretta che i cittadini hanno a disposizione attraverso le piattaforme digitali, il ruolo della stampa e del lavoro giornalistico siano ancora insostituibili nel loro compito di mediazione, di un racconto professionalmente calibrato per garantire un corretto sviluppo del dibattito pubblico nei territori e nel Paese”. “Non temete di lasciarvi interrogare e di cogliere le sfide che il tempo presente pone. Molto spesso si è portati a indossare il cambiamento come un vestito – come è accaduto tante volte nella storia – ma restando poi sempre fondamentalmente uguali a sé stessi, restando cioè ciò che si era in partenza”, ha detto Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI, evidenziato che il giornale “è il luogo in cui la concretezza della vita misura ogni giorno i concetti e le teorie nel confronto con la fatica e la speranza della gente”. Al termine l’elezione del nuovo Consiglio nazionale che agli inizi di gennaio si riunirà per leggere il presidente e l’esecutivo.

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