Facssimile di schede elettorali di Ricp05 - commons.wikimedia.org

Vediamo i quesiti del referendum dell’8 e 9 giugno. I referendum sono abrogativi, cioè votare significa cancellare una legge o una parte di una legge. Votare NO significa lasciare le cose come stanno.

COME SI VOTA

Il voto all’estero è riservato agli iscritti/e AIRE e per chi è fuori da almeno 3 mesi dall’Italia, in questo caso bisogna fare richiesta al comune di residenza.

Il plico elettorale ti arriverà a casa entro il 21 maggio all’indirizzo che hai depositato nell’elenco AIRE.

Se entro il 21 maggio non ricevi il plico, puoi richiedere un duplicato al tuo consolato entro il 25 maggio.

Vediamo i quesiti del referendum. I referendum sono abrogativi, cioè votare SÌ significa cancellare una legge o una parte di legge. Votare NO significa lasciare le cose come stanno.

CHE COSA SI VOTA: I QUESITI

Quesito 1. Abrogazione del decreto legislativo n.23/2015

Attualmente è così:
se chi lavora in un’impresa con più di 15 dipendenti viene licenziato/a senza un motivo valido e fa ricorso per avere giustizia e il giudice gli dà ragione, succede però che non può riprendere il suo posto di lavoro se è stato assunto dopo il 7 marzo 2015, viene reinserito sul posto di lavoro se invece l’assunzione è avvenuta prima del 7 marzo 2015.

Vota SÌ se vuoi che il reintegro sia indipendente dalla data di assunzione.

Vota NO se vuoi lasciare le cose come stanno.

Quesito 2. Abrogazione dell’art. 8 della legge n. 604/1966

Attualmente è così:
se chi lavora in un’impresa con meno di 16 dipendenti viene licenziato/a senza giustificato motivo, fa ricorso alla giustizia e il giudice gli dà ragione, riprende il suo posto di lavoro e riceve un indennizzo di sei mensilità. Per le piccole imprese che in Italia sono tantissime, si parla di oltre 3 milioni e 700.000 unità, la tutela delle lavoratrici e lavoratori è limitata sia nel tempo, soltanto per sei mesi, ma anche l’indennità è inferiore a quella data dalle grandi imprese. Quindi questo quesito vuole equiparare la tutela delle piccole imprese a quella delle grandi imprese

Vota SÌ se vuoi che sia il giudice a stabilire il risarcimento.

Vota NO se vuoi lasciare che siano sono le sei mensilità.

Quesito 3. Abrogazione dell’art.19 del decreto legislativo n.81/2015

Attualmente è così:
si possono fare contratti di lavoro a termine di 12 mesi per quasi tre anni senza darne la motivazione, mantenendo più a lungo in condizioni di precariato il lavoratore o la lavoratrice. In Italia, rispetto a quanto indicato dall’Unione europea il lavoro precario è stato aumentato a 32 mesi: mentre la normativa europea prevede 24 mesi.
Inoltre non è stato sempre così: in passato bisognava i motivi previsti dalla legge per stipulare un contratto a termine di 12 mesi.

Vota SÌ per limitare l’uso dei contratti a termine.

Vota NO per lasciare le cose come stanno.

Quesito 4. Abrogazione dell’art. 26 comma 4 del decreto legislativo 81/2008

Attualmente le regole degli appalti sono così:
un committente appalta dei lavori a un’impresa X che a sua volta subappalta dei lavori un’altra impresa Y. Questa subappalta a sua volta una parte dei lavori a un’impresa Z. Quando succede un incidente di solito la responsabilità per la tutela del lavoratore ricade sull’ultima azienda nella quale sta operando il lavoratore mentre invece quello che si chiede è che la possibilità vada rimessa all’azienda capofila, quindi a chi ha vinto l’appalto e a chi dopo subappalta. Molto spesso coloro che sono state vittime di incidenti sul lavoro non possono rifarsi sulla ditta subappaltatrice perché magari è già stata chiusa.

Vota SÌ per responsabilizzare il committente che appalta.

Vota NO per lasciare le cose come stanno.

Quesito 5. Abrogazione dell’art. 9 della legge n91/199

Attualmente è così:
un/a cittadino/a proveniente da un paese extra UE già legalmente soggiornante in Italia, paga le tasse, non ha pendenze con la giustizia, conosce la lingua italiana e ha un reddito non al di sotto di 16.000 euro OGGI può fare domanda per avere la cittadinanza se ha vissuto legalmente e continuativamente 10 ANNI in Italia. Sono pochissime nell’Unione europea i Paesi che hanno un limite così alto, la maggior parte con tre o cinque anni possono avere accesso.
Il referendum chiede che siano sufficienti 5 ANNI di residenza legale per fare domanda di cittadinanza, che non significa ottenerla automaticamente.

Vota Sì se vuoi abbassare a 5 anni il tempo richiesto prima di fare domanda di cittadinanza.

Vota No se vuoi mantenere i 10 anni prima che si possa fare domanda di cittadinanza.

PERCHÉ ANDARE A VOTARE

Il referendum è uno strumento di democrazia diretta, dove gli aventi diritto al voto, si esprimono spesso su quesiti tecnici, su pezzetti di leggi, a volte di difficile decifrazione. I referendum abrogativi stralciano un pezzo della legge senza intaccarne il resto, per questo i quesiti possono risultare tecnici o complicati. I quesiti dell’8 e 9 giugno sono invece semplici e comprensibili. Il referendum poi sarà valido se parteciperanno al voto la metà degli aventi diritto al voto più uno.

Leggiamoli e comprendiamone il senso. Viviamo in Germania, a noi queste norme non toccano direttamente. Però come cittadini e cittadine italiane siamo chiamati a esprimerci su temi che possono significare il bene di nostri concittadini in Italia. Non è questo un motivo sufficiente per andare a votare?

La nostra repubblica è fondata sul lavoro: il lavoro è un aspetto imprescindibile per la vita e per garantire una prospettiva di vita dignitosa. Se il lavoro è precario, non tutelato, addirittura pericoloso per l’incolumità della persona, i lavoratori e le lavoratrici diventano soggetti ricattabili in una spirale verso il basso di lavori sempre più precari, sempre meno protetti e, a volte, anche meno dignitosi.

HAI BISOGNO DI ALTRE INFORMAZIONI?

In Germania si è formato un comitato per il SÌ ai referendum di diversi soggetti presenti sul territorio il cui scopo è far conoscere i quesiti in incontri pubblici. Puoi fare domande ed esprimere i tuoi dubbi.

Queste le città e gli appuntamenti per gli incontri informativi: il 14 maggio c’è stato a Wolfsburg; il 16 a Colonia; il 17 a Francoforte; il 27 sulla cittadinanza a Monaco; a Stoccarda non c’è ancora una data.

Sui social instagram referendum5si_germania e facebook si possono avere più informazioni sugli incontri dei comitati.

Il comitato in Germania per promuovere il SÌ al referendum è costituito da diversi soggetti promotori: Filef (Federazione italiana lavoratori emigranti e famiglie), i patronati Inca-Cgil, Acli, Ital-Uil, le quattro sezioni ANPI Germania, Rete Donne, i circoli PD, il Movimento 5 Stelle, l’associazione Possibile, il tavolo e il comitato NOAD (no autonomia differenziata) a cui hanno aderito diversi comitati territoriali.

Non è giunta finora conoscenza in redazione che esista un comitato in Germania che sostenga il NO, né esiste, sempre per quanto ne siamo finora a conoscenza, un comitato in Germania che sostenga l’astensione.