Sin dalla sua prima legislatura la cancelliera Angela Merkel ha sempre dimostrato molta decisione nel difendere gli interessi dell’industria automobilistica tedesca. Un vero angelo protettore dell’auto made in Germany si potrebbe dire, un ruolo nel quale è raro veder eccellere un politico del “gentil sesso”.
Si ricorderà che nel 2007 la cancelliera Merkel spezzò al Bundestag con grande decisione una lancia in favore del mantenimento in Germania di autostrade senza un generico limite di velocità, mentre in tutti gli altri paesi industriali vige il limite massimo di 120 o 130 chilometri l’ora, negli Usa e in Giappone anche di meno. Sollecitata dall’associazione dei produttori automobilistici tedeschi VDA la cancelliera Merkel ha ora chiesto e ottenuto da Bruxelles il rinvio della firma dell’accordo che prevedeva per le auto europee di nuova produzione un limite massimo di emissioni medie di CO2 di 95 gr/km entro il 2020 contro i 130 gr/km delle auto di attuale produzione.
La cancelliera Merkel ha motivato la sua richiesta sostenendo che i produttori tedeschi di automobili, e con loro il governo di Berlino, non avevano avuto di tempo di valutare appieno le ripercussioni che la decisione europea sulla riduzione delle emissioni di CO2 avrebbe avuto sulle auto premium di grande cilindrata, punto forte dell’industria automobilistica tedesca, e di riflesso sull’occupazione in Germania. È chiaro che i tedeschi cercheranno di ritardare o comunque di alleggerire quelle direttive Ue sull’auto verde che potrebbero essere un pericolo per il successo della loro industria automobilistica. Va ricordato che il superamento dei limiti delle emissioni di CO2 prevede in futuro multe piuttosto salate a carico di una marca automobilistica.
I produttori tedeschi chiederanno quindi all’Ue di poter compensare le forti emissioni di CO2 delle loro auto di grossa cilindrata con un certo numero di auto elettriche o ibride. Cercheranno anche di imporre alcuni espedienti non del tutto corretti a sostegno delle loro auto premium. Un’iniziativa congiunta dei Ministeri dell’Economia e dell’Ambiente di Berlino, per esempio, ha già sollevato molte critiche non soltanto da parte delle organizzazioni ecologiche ma persino anche dell’ADAC, il potente Automobilclub di Monaco, e di alcuni autorevoli esperti tedeschi del mondo dell’automobile.
Si tratta della decisione di corredare i vari modelli automobilistici con un tipo d’etichetta energetica già in uso nei frigoriferi e nelle lavatrici, integrata però con una graduatoria ecologica calcolata in rapporto il peso del veicolo con l’effettiva emissione di CO2 della vettura. Il risultato paradossale di questa formula, scrive il quotidiano “Die Welt” è quello di far apparire le auto di grande cilindrata più ecologiche mentre, invece, le più piccole risulterebbero più inquinanti.
Succede così paradossalmente che mentre in Italia la “Guida al risparmio di carburante” realizzata dai Ministeri italiani di Ambiente, Infrastrutture e Trasporti e Sviluppo Economico pone la 500 Fiat con motore TwinAir da 85 CV tra le più ecologiche al mondo, le classifiche dell’efficienza ecologica elaborate dal’Ufficio Federale dei Trasporti di Berlino KBA collocano la stessa vettura Fiat in una bassissima classe di efficienza ecologica. “Sostanzialmente questo sistema di calcolo distorce la realtà e invece di informare l’automobilista finisce per confonderlo”, afferma da parte sua un portavoce dell’ADAC di Monaco, mentre secondo Stefan Bratzel, professore di Economia dell’Automobile all’Università di Bergisch Gladbach un’auto sarebbe “troppo complessa per calcolare la sua efficienza ecologica sulla base di due soli fattori, il peso della vettura e il volume di emissioni di CO2”.
In conclusione, l’etichetta di efficienza energetica ed ecologica dell’auto made in Germany proposta dall’Ufficio federale del Traffico di Berlino si rivela uno strumento propagandistico a favore delle auto di grossa cilindrata e che induce l’automobilista a trarre errate conclusioni ecologiche. E per quanto riguarda poi le famose autostrade tedesche – 12.800 chilometri che per il 60% possono essere percorsi senza dover rispettare alcun limite di velocità – non si può evitare l’impressione che il governo della cancelliera Merkel continui a considerarle come un’ideale vetrina di esposizione e di pubblicità per le grosse cilindrate di Porsche, BMW e Mercedes facendo passare in secondo ordine i problemi dell’ambiente e della sicurezza.