L’idea è nata qualche anno fa in occasione di una visita a Berlino dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Informato sulle enormi difficoltà incontrate dagli alunni italiani nelle scuole tedesche, Ciampi lanciò l’ipotesi di istituire un “premio al merito scolastico” -anche sulla scorta di quello che era già avvenuto a Francoforte in un progetto messo a punto dalla pedagogista tedesca prof.ssa Haller- selezionando alla fine di ogni anno gli scolari italiani che avevano ricevuto le pagelle migliori.
Gli uffici dell’ambasciata lavorarono sul progetto e da allora ogni anno si rinnova la cerimonia di premiazione che coinvolge non solo ragazzi e insegnanti, ma anche politici e rappresentanti delle istituzioni scolastiche tedesche. L’ultima volta è stata lo scorso 24 giugno quando l’ambasciatore Michele Valensise, a nome del presidente della Repubblica ,Giorgio Napolitano, ha conferito il premio a cinque alunni che si sono particolarmente distinti «per il progresso del loro rendimento nella scuola tedesca».
Ciascuno dei vincitori, individuati attraverso una procedura di selezione in cui si è tenuto conto dei risultati conseguiti nell’ultimo anno scolastico e dei progressi registrati rispetto all’anno precedente, ha ricevuto una medaglia del Presidente della Repubblica, un premio in denaro offerto dall’Uniteis (Unione Gelatieri Artigiani in Germania) e una copia del dizionario Devoto-Oli messa a disposizione dalla Società Dante Alighieri.
Ma serve davvero un premio di questo genere? Qualcuno è così ingenuo da illudersi che i ragazzi italiani delle scuole tedesche trovino una motivazione per far meglio nell’opportunità di ricevere una medaglia e un vocabolario? Per carità, tutto fa brodo e senz’altro anche il premio patrocinato dalla Presidenza della Repubblica può contribuire a migliorare la situazione. Ma molto altro bisogna fare se si vogliono raggiungere risultati concreti, se si vuole combattere davvero la piaga dei tanti ragazzi italiani che finiscono nelle famigerate Sonderschulen, se si vuole incrementare la bassa percentuale dei ragazzi italiani che frequentano i Gymnasien. L’ultima grande iniziativa promossa dalla nostra ambasciata risale al 2004, quando si organizzò a Berlino un convegno sulla situazione dell’italiano nella scuola tedesca. Dai lavori di quella kermesse emersero tanti elementi d’analisi e tanti dati, riassumibili in una constatazione di fondo: la situazione era catastrofica e non c’erano segni di miglioramento.
Dal 2004 ad oggi è cambiato qualcosa? Le soluzioni teoriche proposte allora dagli esperti, come per esempio la promozione di scuole o sezioni bilingui, hanno avuto un seguito concreto? A che punto sono le trattative con i ministeri dell’istruzione dei vari Länder per incrementare o almeno stabilizzare l’insegnamento dell’italiano nell’offerta didattica tedesca? Sono questioni delicate e difficili, come sanno bene i lettori del “Corriere d’Italia”, che si affrontano mettendo insieme le competenze didattiche, le teorie scientifiche, le iniziative politico-diplomatiche. I premi, purtroppo, non bastano.