Negli ultimi giorni di agosto l’inglese John Cryan, amministratore delegato (ad) della Deutsche Bank, la più grande banca tedesca, ha lanciato un ennesimo durissimo attacco contro la Banca Centrale Europea (Bce) di Francoforte e contro il suo presidente italiano Mario Draghi. Secondo Cryan, la politica monetaria della Bce imperniata sulla ricetta dei tassi zero minaccia di arrecare più danni che vantaggi all’economie della Ue.
La conclusione della Deutsche Bank è che una simile politica starebbe pesantemente incidendo sui profitti delle banche arrecando nello stesso tempo effetti disastrosi ai danni dei sistemi pensionistici e dei risparmiatori tedeschi. Quest’ultimi subirebbero gravissime conseguenze, mentre le aziende sarebbero costrette a rinunciare a molti investimenti a causa delle perduranti incertezze sullo sviluppo economico. Cryan non è l’unico in Germania ad aver perso la fiducia sulla capacità della Bce di rilanciare l’economia europea con una politica di denaro a buon mercato, una politica che Draghi ha tutta l’aria di voler proseguire ancora a lungo.
Schäuble e Draghi ai ferri corti
Il Ministro federale tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble, non perde ormai occasione per criticare la politica dei bassi tassi d’interesse, o addirittura di tassi negativi come è il caso delle obbligazioni federali tedesche con scadenza a dieci anni, sostenendo che sarà possibile uscire da una simile politica soltanto in virtù di coraggiose riforme strutturali e di maggiori investimenti.
Per Hans-Werner Sinn (ex-presidente dell’istituto di ricerca economica Ifo di Monaco) i bassi tassi d’interesse della Bce avrebbero soltanto effetti temporanei che una volta esauriti provocherebbero la necessità di un ulteriore calo dei tassi, finendo praticamente per agire come una droga.
Due membri del consiglio dei “cinque saggi dell’economia” – Peter Bofinger e Volker Wieland – sostengono che la Bce a suo tempo giustamente avrebbe reagito alla crisi finanziaria con la riduzione dei tassi, ma secondo loro l’errore è di continuare a credere che gli effetti della politica dei bassi tassi possano essere duraturi ampiando il volume degli acquisti delle obbligazioni societarie.
Stando alle critiche del ministro delle Finanze della cancelliera Angela Merkel, le ultime scelte della banca centrale europea guidata da Mario Draghi, con tassi di deposito in negativo, starebbero causando seri problemi all’intero sistema finanziario della Germania.
La Germania fa poco per l’Europa
Da almeno due anni Schäuble e Draghi conducono un’implacabile guerra senza che nessuno di loro riesca ad avere il sopravvento sull’altro. La Germania è il paese più forte e influente della Ue ma all’estero il presidente della Bce raccoglie decisamente più consensi.
La tesi di Schäuble è che la politica monetaria dei bassi tassi ha ormai esaurito di mezzi di cui disponeva. Draghi, dal canto suo, continua ad insistere sulla necessità di un maggior contributo della Germania a favore di una crescita del resto dell’Europa, una tesi che raccoglie molti consensi soprattutto nell’Europa meridionale.
Nel corso della conferenza stampa dopo l’ultima riunione del comitato esecutivo Bce in luglio Draghi ha confermato le scelte monetarie degli ultimi mesi, chiedendo alla stampa specializzata di opporsi alla tentazione di accusare i bassi tassi di interesse come causa di tutto ciò che in Europa non funziona, precisando che la Bce ha un mandato per perseguire stabilità dei prezzi e sviluppo economico in tutta la zona dell’euro e non nella sola Germania.
Bce sul banco degli accusati
Dare la colpa alla banca centrale europea delle difficoltà in cui si dibattono attualmente le banche tedesche e insieme con loro i pensionati tedeschi come sostiene il ministro tedesco delle Finanze non è corretto secondo Draghi, perché non sarebbero i bassi tassi a generare le attuali difficoltà economiche della Ue.
Il vero problema, secondo il presidente della Bce starebbe, infatti, nell’attuale basso livello degli investimenti e nella mancanza di riforme strutturali in Germania, come anche in altri Paesi dell’euro.
Il meccanismo che spinge i tassi al ribasso, spiega Draghi, è in primo luogo l’eccesso del risparmio. In passato i paesi dell’euro con un attivo dei conti con l’estero potevano esportare l’eccesso del risparmio con la certezza di un ritorno a tassi sostenuti, ma oggi non ci sarebbe più una sufficiente domanda di capitali in grado di assorbire l’eccesso del risparmio e di garantire nello stesso tempo anche un accettabile ritorno.
Se è vero che la maggior parte dei pensionati tedeschi ha dovuto rinunciare ultimamente agli interessi che le banche pagavano loro per i risparmi depositati, è anche vero che molti di loro hanno avuto oggi la possibilità di trovare un “mini-job”, che sicuramente rende molto e più e che oltre tutto li aiuta a dare nuovo senso alla loro vita. Per il resto, le banche e gli investitori tedeschi dovrebbero smettere di lamentarsi e ringraziare Angela Merkel e la sua politica di accoglienza dei migranti, non del tutto illuminata e che comunque ha regalato alla Germania un eccezionale boom edilizio anche grazie ai bassi bassi della Bce.
Per quanto riguarda il severo ministro Schäuble, egli non dovrebbe dimenticare che il crescente attivo nel bilancio dello Stato tedesco, che ormai si dà per scontato, è dovuto in parte anche alla politica monetaria di Draghi.
Per scontato si dà anche il fatto che banche tedesche dovranno quando prima porre mano a una loro radicale ristrutturazione.
La Deutsche Bank ha cominciato decidendo la chiusura di non poche delle sue filiali e addirittura si parla anche di una fusione con la Commerzbank e che a livello europeo darebbe vita a un colosso bancario. Lo stesso discorso vale anche le Sparkassen.
Foto: Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea