Mentre sei allo sportello e ti preoccupi della protezione sindacale dello stressato impiegato che ti sta davanti, pensi che, secondo la grande tradizione sindacale italiana, tutte queste belle signore e indaffarati signori siano ben protetti e rappresentati nella RSU, che è  una specie di consiglio di fabbrica presente in tutti i Consolati.
E ti sbagli. Purtroppo questo vale solo per la categoria “a” e per la categoria “b”.
Gli impiegati a contratto regolato dalla legge locale, infatti, sono fino ad oggi esclusi dalla rappresentanza sindacale italiana.
In poche parole, questi impiegati non possono rivolgersi al loro consiglio di fabbrica Rsu in caso di difficoltà con il datore di lavoro. Mentre aspetti la tua carta davanti allo sportello, penserai allora che la cosa sarà sicuramente regolata diversamente, visto che non è né giusto, né democratico che un lavoratore non sia sindacalmente rappresentato sul posto di lavoro. Penserai anche che tutti i sindacati saranno interessati a risolvere in qualsiasi modo la questione.
Poco importa se lo faranno appoggiando l’approvazione di un Decreto Legge o con un’apposita trattativa. E qui ti sbagli un’altra volta. Ti sbagli perché il coordinamento estero del prestigioso sindacato Cgil si oppone con veemenza al Decreto Legge (già approvato alla Camera) che intende abolire questa ingiustizia.
Ma come, proprio la Cgil, il sindacato protettore degli operai alla Fiat, proprio il sindacato più difensore del proletariato italiano? Si proprio la Cgil, ma non tutta la Cgil. L’opposizione all’approvazione di un decreto legge che garantisca la paritaria partecipazione di tutti gli impiegati consolari all’elezione e gestione della Rsu è frutto esclusivo del coordinamento esteri del prestigioso sindacato.
Un ragionamento sindacale che farebbe ridere anche te, utente fermo allo sportello consolare, se non fosse così drammaticamente ingiusto. Il coordinamento esteri Cgil dice che queste cose non possono essere regolate per legge, queste cose devono essere materia contrattuale.
Quel coordinamento dice: non mi dare con un decreto legge, quanto io potrò ottenere in lunghe ed estenuanti trattative dall’esito incerto, con tavoli di lavoro, litri di caffè e qualche blocco cardiovascolare.
Giustamente! Se no il coordinamento esteri della Ggil che ci sta a fare? Quel coordinamento pensa, infatti: “Vuoi vedere che questi politici sensibilizzati da altri sindacati vogliono rubarci il posto e fare le prime ballerine sul nostro palcoscenico?”
E mentre sei ancora fermo allo sportello consolare in attesa davanti all’impiegato di serie “a”, “b” o “c” ti viene un dubbio atroce: vuoi vedere che quelli del coordinamento esteri della Cgil vanno a loro volta a caccia di un altro politico che si vuole profilare, sabotando l’approvazione del decreto Legge pro impiegato a contratto locale nell’apposita commissione del Senato?
Il dubbio diventa triste realtà, quando vieni a sapere che una signora senatrice membro della commissione esteri del Senato appoggia la bocciatura del Decreto salva-contrattista.
Beh, dirai, il solito politico conservatore. E ti sbagli per la terza volta. La senatrice è del Pd – Partito democratico-. Democratico come il diritto richiesto per i contrattisti locali. Allora pensi: speriamo che la senatrice si ravveda e la smetta di contraddire gli stessi suoi compagni di partito che quel decreto lo hanno già approvato (e speri che mostri maggiore rispetto nei confronti dei suoi colleghi parlamentari, come l’onorevole Fedi, quello che pur seriamente ammalato si è mosso dall’Australia per appoggiare il Pd durante la storica mozione di sfiducia contro un governo che degli italiani all’estero se ne fotte altamente).
E poi pensi anche: speriamo che il coordinamento esteri Cgil ci ripensi e la smetta di mettere i bastoni tra le ruote di un veicolo legittimo per ottenere un diritto sindacale. E nel frattempo non puoi fare a meno di pensare anche: e se avessero escluso me dall’elezione del consiglio di fabbrica sul mio posto di lavoro, perché sono straniero? Beh, sarebbe stata una bella porcheria.
E mentre l’impiegato ha finito la tua carta e te la consegna, lo guardi negli occhi e pensi infine: speriamo che questo gentile signore sia di ruolo o abbia un contratto a legge italiana se no “so’ cacchi amari” con tutte ste senatrici e coordinamenti sballati che, pur di difendere le loro vanità sindacali, lo lasciano solo, escluso ed avvilito.