Come dimostrano tutti coloro che si sono subito messi all’opera per estrarre le persone dalle macerie, che hanno garantito un tetto agli sfollati, che esprimono la vicinanza con una presenza di volontariato, la solidarietà con contributi di vario tipo, specie con offerte in denaro.
In fondo, tutta l’Italia si è messa in movimento, l’Italia buona, che in queste emergenze esce sempre allo scoperto, e che non si tira mai indietro.
Ma quanto durerà tutto ciò? Questo è il vero problema, come l’esperienza ci insegna. Al momento dell’emergenza, grazie anche alla pressione dei media e delle istituzioni, e le molte iniziative della società civile, la solidarietà raggiunge vette impensabili, non ci sono quasi altri problemi all’ordine del giorno.
Poi però, col passare del tempo, tornano i problemi della quotidianità. L’emergenza terremoto esce dai titoli di apertura dei telegiornali, scivola nelle pagine interne dei quotidiani.
Il compito della ricostruzione passa gli addetti ai lavori, che senza l’attenzione dell’opinione pubblica rischia di andare a rilento, e di procedere male.
Che si fa? Bisogna evidentemente ascoltare e dare subito seguito alle richieste delle persone delle località colpite. Ci vuole tempestività e chiarezza negli appalti per la ricostruzione, per evitare tempi infiniti e infiltrazioni mafiose.
Occorre dare la priorità alla messa in sicurezza del territorio e degli edifici, per prevenire le scosse che non mancheranno anche in futuro. Vanno garantiti i debiti controlli istituzionali, per evitare abusi nell’utilizzo dei fondi. E nessuno si deve tirare indietro, perché le emergenze interpellano sempre tutti.
Che si fa all’estero?
Pure all’estero è partita la catena della solidarietà. La Delegazione delle Missioni Cattoliche in Germania e Scandinavia ha avviato tra i connazionali qui residenti una raccolta di fondi (nelle pagine interne trovate l’appello e il conto su cui fare il versamento). Inoltre tutte le collette che verranno raccolte nelle messe di domenica 18 settembre saranno devolute per i terremotati: non solo in Italia, anche in Germania, nelle celebrazioni liturgiche delle Missioni.
Giusto concentrarsi su questa emergenza. Ma c’è anche un sisma che dura da anni, a cui purtroppo si presta scarsa attenzione. La Chiesa vi ha investito due Sinodi (ottobre 2014 e ottobre 2015) ed il Papa la sua ultima esortazione apostolica, l’Amoris Laetitia. È il terremoto che ha colpito il matrimonio e che continua a sfasciare le famiglie.
Che si fa? La crisi che ha investito questa istituzione basilare nelle nostre società emerge non solo dalle alte cifre dei fallimenti di coppia, dei divorzi, delle separazioni, dei litigi nei tribunali, ma anche dalla violenza che quotidianamente la cronaca nera segnala: dall’aggressività nei confronti del partner, fino ad eliminarlo fisicamente, agli abusi sui minori, sulle donne.
Sarà questo sisma ad occupare l’attenzione delle Missioni Italiane in Germania al loro prossimo Convegno Nazionale a Steinfeld (19-22 settembre 2016), che si pone questo interrogativo: “Quale famiglia cristiana in un mondo secolarizzato”? Non mancherà l’aiuto di esperti, come il noto biblista e scrittore Paolo Curtaz. O come il confronto diretto con alcune coppie, per cercare di capire meglio i meccanismi del successo familiare come quelli del fallimento.
Lo scopo, dopo aver illuminato dal punto di vista biblico, sociologico e pastorale, la particolare situazione delle nostre famiglie, quelle segnate dai problemi dell’emigrazione, dello sradicamento, dell’inserimento in contesti religiosi e culturali diversi, è quello di verificare quale tipo di accompagnamento e di sostegno hanno bisogno oggi, in un mondo, almeno quello occidentale, sempre meno capace di andare oltre gli orizzonti del tempo e dello spazio. In un mondo cioè sempre più secolarizzato.
E in redazione, che si fa? Portiamo avanti la colletta della Delegazione per i terremotati, come segnaliamo ed appoggiamo tutte le altre forme di solidarietà.
Ci auguriamo che il Convegno delle Mci indichi qualche strada di prevenzione efficace per dare stabilità e successo alle famiglie italiane in Germania. Ricette infallibili non ce ne sono.
Ma un minimo di saggezza va individuata e proposta a tutti, in particolare a quelli che bussano alle porte delle parrocchie, perché vogliono “costruire sulla roccia”.
E stiamo preparando la festa del 65° della testata, traguardo raggiunto a gennaio e che festeggeremo sabato 22 ottobre, nei locali della Mci di Francoforte. Nulla di straordinario: una festa “in famiglia”, con seduta redazionale allargata a collaboratori e lettori, seguita da una cena di lavoro. Ma anche da un significativo evento per tutti alle 20,30 nella chiesa di S. Antonio: un concerto di musica sacra con la Schola Cantorum di Cavasagra (Treviso).
Musica sacra? In un mondo intasato da connessioni ossessive e dagli tzunami delle parole, forse c’è bisogno di un linguaggio universale, come appunto la musica, che sappia portare oltre i semplici orizzonti mondani, che riesca a toccare nel profondo le persone, che permetta un collegamento con lo spirito.
Vogliamo offrire un’esperienza diversa, creare un’emozione nuova, che tocchi dentro, e porti nel mondo della bellezza, dell’armonia, della fede.
In un tempo in cui tutto si digitalizza – basta leggere le cronache di questi giorni dall’FA di Berlino (2-7 settembre) – ci chiederemo nell’incontro con i collaboratori ed i lettori se ha ancora senso un mensile di informazione cartaceo. E come dovrebbe essere. O se invece, dopo 65 anni, anche il CdI non debba iniziare a pensare al pensionamento, almeno come prodotto stampato, per puntare di più su altre forme di comunicazione e di formazione.