Ed il centro del sisma sono l’euro ed i Paesi a sud del continente europeo che, con politiche economiche allegre e clientelari, da decenni consumano più di quello che producono. Si comincia dalla Grecia che fu accettata nell’area dell’euro nonostante avesse chiaramente ed ostentatamente falsificato i conti.
All’epoca i governanti europei pensarono che la Grecia fosse troppo piccola per mettere in pericolo il costituendo euro, mentre i greci. a loro volta, pensarono che qualcuno nell‘ Europa teutonica avrebbe pagato i loro conti. E infatti banche francesi e tedesche, sotto il suggerimento dei rispettivi governi, acquistarono in grandi quantità titoli di Stato greci che avevano a malapena il valore della carta su cui erano stampati. Il risultato lo vediamo ora.
Gli investitori vendono, i titoli crollano, le banche ed i governi se la fanno sotto. E i greci non hanno la minima idea di quello che succederebbe loro nel caso di una fuoriuscita dall’Euro. Gli investitori lascerebbero la penisola ellenica, la moneta locale si sgretolerebbe, l’inflazione andrebbe ai valori dell’immediato dopoguerra, i risparmi privati sarebbero bruciati nel giro di qualche mese.
A loro volta, le banche francesi e tedesche perderebbero i loro investimenti ed i governi tedesco e francese dovrebbero intervenire a salvare le banche con i soldi dei contribuenti. Gli italiani, come i greci, sono entrati in Europa con la segreta speranza che qualcuno pagasse i loro conti. Come i greci, gli italiani sono convinti fautori del voto di scambio (io ti do il voto se tu mi dai il posto). Il risultato è che in Calabria ci sono più guardie forestali che nella foresta amazzonica. In Sicilia ci sono paesini di 900 abitanti con quasi cento vigili urbani.
Ciò nonostante le auto sono parcheggiate in divieto e in doppia fila. Tutta questa gente deve essere naturalmente pagata. Ora, nel ’94 ci fu un tipo che scese in politica, forte della sua esperienza di imprenditore di successo, e promise un governo del "fare" per risolvere i problemi della gente. Quello che ha fatto questo governo del "fare" sono anzitutto gli interessi privati del Presidente del consiglio. Di fronte ad una crisi drammatica come la attuale, gli enti economici europei chiedono all’Italia cambiamenti strutturali che possano avviare la crescita. Riassumiamoli.
Eliminazione delle provincie, accorpamento dei piccoli comuni, eliminazione degli enti inutili, riduzione drastica dei costi della politica, eliminazione o riduzione drastica degli ordini professionali (in primis quello dei giornalisti); allineamento delle pensioni sul piano europeo (qualcuno dovrebbe spiegarmi perché in Italia è considerato lecito il fatto che ci siano persone che vanno in pensione a 65 anni, altre a 58, altre a 45, altre ancora, come la moglie del celodurista Bossi a 39).
Invece il governo del "fare" che fa? Il contrario. Aumenta le tasse e taglia i servizi, restringendo ancora di più le scarse possibilità di crescita del Paese. In questo senso, infatti, vanno i tagli lineari ai ministeri e l’aumento dell’Iva imposti da "genio" della finanza di questo governo, il ministro Tremonti. Cosa succederà nei prossimi mesi non lo sa nessuno, ma una cosa è certa: gli errori della politica saranno pagati dalla gente comune.